Alla ricerca del vero Leo

Un convegno, un dibattito e una mostra a Napoli per i 150 anni dalla morte. Saranno esposti al pubblico prez Un convegno, un dibattito e una mostra a Napoli per i 150 anni dalla morte. Saranno esposti al pubblico prez Alla ricerca del vero Leo NAPOLI — Nel vicoli fatiscenti e privi di luce le campane continuavano a suonare a morto: la citta era Infestata dal colera, quando Giacomo Leopardi e Antonio Ranieri si trasferirono In una casa del vico Pero. Era il 16 febbraio del 1837: 1 due amici avevano appena abbandonato la «Villa Ferrigno», meglio nota come la «Villa delle Ginestre-., alle falde del Vesuvio. Quattro mesi dopo, il 14 giugno, 11 poeta di Recanati moriva. Celebrare a Napoli l'.anno leopardiano», a centocinquanta anni da quel giugno del 1837 ha un significato preciso: all'ombra del Vesuvio, dello sterminator Vesevo. il poeta ha lasciato di se molte e preziose tracce. DI Leopardi e di Napoli si discuterci da martedì 7 a venerdì 10, durante un convegno presso l'Istituto Universitario di Magistero «Suor Orsola Benlncasa». Q programma della prima giornata prevede un'Introduzione di Carlo Bo e Interventi di Walter Blnnl («Pensiero e poesia dell'ultimo Leopardi»), Carlo Muscetta («La Napoli del Leopardi»), Qianvito Testa («Sette anni di sodalizio»), Emilio Bigi («Lettura di Aspasia»), Marziano Ouglielmlnetti («Le operette morali»), Gennaro Bavarese («Lettura del Paralipomeni»), Aldo Vallone («Leopardi e De Sanctls»). Mercoledì 8 Interverranno Giorgio Petrocchi («Lettura del Tramonto della luna»), Domenico De Robertis («L'edizione Starita»), Mario Scotti («Leopardi e Croce»), Rosario Assunto («Natura e Storia In Leopardi»), Nicola Mlneo («Lettura dei Nuovi Credenti»), Ugo Dotti («I pensieri»). Alla terza giornata del convegno parteciperanno Giorgio Barberi Squarotti («Lettura della Palinodia»), Luigi Blasucci («Lettura di Sopra il ritratto di una bella donna»), Raffaele Slrri («Lettura di Sopra un basso rilievo antico»), Leone Piedoni («Le Sepolcrali: dimensioni dell'alteriti,»), Salvatore Nlgro («Lettura della Ginestra»), Angelo Puplno («Un'Interpretazione della Ginestra»). PURTROPPO, in buona parte della critica letteraria la preoccupazione fondamentale, apertamente denunciata o più o meno abilmente celata, è quella di correggere, circoscrivere, diminuire di rilevanza e di scandalosltà, edulcorare ed esorcizzare l'autore al cui esame ci si dedica: e se un poco tutti 1 maggiori scrittori della nostra letteratura sono stati vittime di tale subdolo modo di procedere, certamente chi più ne ha sofferto è stato il Leopardi. E si capisce I Non è facile accettare la grande e lucida meditazione leopardiana sul fallimento della storia (e proprio all'indomani di quel simbolo del progresso politico da tutti venerato e celebrato che è la rivoluzione francese); sull'essenza di dolore che è la vita, sul grottesco che è intrinseco alle Idee «moderne» di scienza, di diffusione della tecnologia, di politica, di società, del resto ancora troppo fra di noi diffuse e credute per poter accettarne la radicale condanna leopardiana. La critica leopardiana appare, di conseguenza, per la massima parte Intesa a consolare, per un verso, il Leopardi, opponendogli che le cose non stanno poi proprio cosi come egli scrive e le magnifiche sorti hanno una certa loro verità, o, comunque, assicurandolo che, a malgrado delle idee cosi pessimiste, la sua poesia resta esemplare e altissima, come se avesse un minimo di senso staccare la poesia dal messaggio che essa porta con sé; per l'altro verso, sembra voler confortare 1' lettori, ora andando a raccontare loro che 11 pessimismo leopardiano non è poi cosi assoluto e rigoroso, ora trovandovi motivi di consonanza con le proprie concezioni politiche o religiose, ora suggerendo che 11 Leopardi non è un filosofo e, di conseguenza, è bene prescindere da quello che egli pensa e crede. Accade cosi di trovare chi, come 11 Croce e 1 crociani e, più generalmente, gli appassionati della poesia sopra ogni altra cosa, nell'opera leopardiana ritaglia soltanto il valore del Canti come sommo risultato poetico che finisce a mettere da parte le Operette morali (lette, In ogni caso, come esempio di sublime prosa lirica e basta) e, in genere, le altre prose di pensiero e di discussione letteraria, nonché 1 Paralipomeni in omaggio al pregiudizio che la vera poesia è quella lirica e la poesia satirica è qualcosa di Inferiore, mentre il solo termine di poesia filosofica è una specie di mostro assolutamente assurda Né diversamente operano quel critici che, con un'operazione dialettica che proprio nulla giustifica nell'opera leopardiana, parlano del Canti come del modo con cui il Leopardi riscatta nella positività della poesia 11 nichilismo delle sue idee, come se la poeticità fosse una sorta di bacchetta magica capace di trasformare nell'opposto quello che il poeta dice. Peggiori sono, però, altri cattivi giochi della dialettica applicata, con la funzione consolatoria che è tipica della dialettica, al Leopardi. Penso a chi si rallegra del fatto che 11 leopardi è materialista (cosa Indubbia), e, di conseguenza, in forza del pregiudizio che 11 materialismo è progressista in ogni modo, lo annette alle schiere del seguaci delle idee «avanzate», di cui 1 progres- L'ultima giornata del lavori sarà interamente dedicata ad una tavola rotonda su «Leopardi a Napoli», alla quale Interverranno Gennaro Barbarìsi. Renato Barilli, Carlo Bernard, Libero Bigiarettl, Pietro Citati, Franco Fortini, Vincenzo Consolo, Mario Luzi, Claudio Marablni, Walter Pedulla, Mario Pomillo, Michele Prisco, Domenico Rea e Andrea Zanzotto. Nel pomerìggio, poesie di Giacomo Leopardi saranno lette da Giorgio AlbertazzL «Gli ultimi quattro anni della sua vita Leopardi li trascorte nella vicina Torre del Greco e a Napoli. Era ovvio che la città costituisse un punto di riferimento per le celebrazioni*, spiega il professore Fulvio Tessitore, preside della facoltà di lettere e filosofia dell'università partenopea, che lo scorso 16 febbraio coordinò il convegno Inaugurale dell'anno leopardiano. Del poeta di Rècanati, Napoli conserva preziosissimi ricordi Un vero e proprio tesoro sarti • - • M • De Sanctis. che a Leopardi dedico tanto lavoro*. ' La mostra, organizzata tra gli altri da sor Alberto Varvara e dalla direttrice i blioteca Nazionale. Maria Grazia Malat squalltti, si articolerà in cinque sezioni: grafia, biografia, il tanto discusso soda Antonio Ranieri, la cultura napoletana, ca leopardiana nell'800. Ricca di curiosità si preannuncia la biografica, nella quale saranno esposti i bri e disegni di Leopardi bambino, contifi tto e certificati di nascita, perfino 11 pa che nel 1819 servi al poeta per fuggire i nati. Nella sezione degli autografi, sarà ammirare le famose opere attraverso gli li, correzioni e varianti comprese. B pos re sarà riservato ai Canti, tra 1 quali « del villaggio», «A Silvia», «Il passero s esposto al pubblico per la durata di un anno, ci partire dal 16 giugno Sono 1 più Importanti manoscritti autografi gelosamente conservati in una stanza blindata nel sotterranei della Biblioteca Nazionale. E costituiranno 11 corpo principale di una grande'mostra documentarla e bibliografica. L'Iniziativa è presentata dagli organizzatori come un grande e venta culturale: a Napoli sono custoditi gli originali dei «Canti», dello «Zibaldone» (sei volumi autografi), dell'.Eplstolarto», delle «Operette Morali». Oltre agli scritti filologici e alle operette minori del poeta, la Biblioteca Nazionale conserva quattordicimila tra lettere, documenti e fogli pieni di appunti di Antonio Ranieri: materiale indispensabile per approfondire 1 rapporti tra 11 poeta di Recanati e la cultura partenopea dell'epoca. •Un rapporto — aggiunge il professor Tessitore — che ha per lungo tempo a/fascinato i massimi studiosi di letteratura e critici napoletani. Basti pensare a