La saga popolare della Passione di Michele Straniero
La saga popolare della Passione La saga popolare della Passione Dal processo alla resurrezione dì Cristo • Una «recita» che da secoli vallo di Osimo. e hanno cominciato a girare per le case del paese, per tutte le contrade del comune di Polverigi e del circondario, fermandosi a ogni porta per cantare e attendere che il cestello della questua si riempisse di denaro e di regali. In un tema in classe, svolto sull'edizione dell'anno passato, ha scritto Simone, uno scolaro della 2* C: «In ogni casa venivano date delle offerte; U ricavato è stato di oltre 5 milioni di contanti, 99 uova, 4 galline e 1 fiasco di vino». Ma quello che più conta, e che anche i ragazzi come Simone percepiscono, è lo spirito di ritrovata fraternità che la ripresa di questa tradizione contadina favorisce tra la gente del paese. Polverigi è un centro culturale sveglio e attivo, già ben noto per l'annuale rassegna di teatro contemporaneo che vi si tiene fin dal 1976 e che esordi con «L'isola purpurea» di Bulgakov. E oggi li sua amministrazione sta mettendo a punto un ambizioso e inedito programma di interscambio culturale con la Scucia a tempo pieno di Uppsala, in Svezia, un esempio di avanguardia nella cooperazione europea a livello di base. Eppure, il sindaco socialista Domenico Mancia, qui chiamato affettuosamente da tutti il Memo, coadiuvato dal giovane e dinamico vicesindaco Franco Balducci, confida che l'iniziativa di Pietrucci, 11 raduno pasquale dei cantori della Passione, rappresenta ancora un momento autenticamente comunicativo e originale decisamente insostituibile. Dopo aver cantato e suonato casa per casa, i cantori (quest'anno erano oltre duecento, suddivisi in una cinquantina di gruppi) vengono ospitati a pranzo dalle famiglie del paese che li intrattengono cordialmente come vecchi amici, per ritrovarli poi tutti insieme al pomeriggio alla grande cantata finale in piazza. Quest'anno c'era anche un'importante novità: la sera di sabato come antipasto della manifestazione, nella chiesa parrocchiale di Sant'Antonino, POLVERIGI —- Per tutta la domenica delle Palme rintocca a Polverigi «l'Orologio della Passione». Nella quiete leopardiana di questo antico borgo (duemilacinquecento anime nell'entroterra marchigiano, a una ventina di chilometri da Ancona, una zona di dolci colline tra le valli dell'Esino e del Musone) tornano a risuonare le antiche parole della Passione come grande saga popolare, come la cantano da secoli i contadini da queste parti: è la «Passione dell'Italia Centrale 2*», un classico del repertorio folclorico d'argomento religioso, detta dai folcloristi «Orologio della Passione» perché ripercorre ora per ora il processo, 11 martirio, la crocefissione, la sepoltura e la risurrezione del Cristo.. Radunati, valorizzati e stimolati con ardore quasi missionario dall'animatore del «Gruppo di canto popolare La Macina», Gastone Pietrucci, decine e decine di cantori sono accorsi (come accade ormai a ogni vigilia di Pasqua da quattordici anni) con gli strumenti della tradizione — tamburelli, violoni, triangoli, fisarmoniche e organetti — per ripetere in toni diversi ma sempre altamente patetici la storia di madre Maria, la Mater Dolorosa, che invoca pietà da coloro che si preparano a dare la morte di croce al suo unico figlio portando cosi a compimento il misterioso e cruento disegno divino che prevede il riscatto attraverso l'immolazione della vittima. E' con partecipazione autentica cne gli abitanti di Polverigi si radunano in piazza ad ascoltare le interminabili sequenze di. questo gigantesco dramma popolare della Settimana santa. I cantori — robuste facce di contadini segnate dal tempo e dalla durezza del lavoro, ma anche ragazzi appena adolescenti che incominciano a seguire le orme dei padri, e, per la prima volta quest'anno, perfino un gruppo di sole donne — sono arrivati all'alba dai Comuni vicini e alcuni anche da più lontano, da Recanati, da Fabriano, da Campoca- si ripete a Polverini la domenica delle Palme i polveri giani hanno potuto assistere a uno straordinario Concerto Grosso per la Settimana Santa, un'entusiasmante serata di canti liturgici polifonici di tradizione popolare alla quale hanno preso parte il gruppo spontaneo di Cavergno (nel Canton Ticino) e i brillanti protagonisti del duo francese Lyonesse, Pietro Bianchi e sua moglie. Mireille Ben, oltre allo stesso gruppo La Macina di Monsano, potenziato dall'apporto prezioso del contrabbasso e della voce di Emana Montanari, venuta di recente a completare insieme alla grazia giovanile di Massimo Raffaeli e di Amore no Martellini, la ben nota grinta di Giorgio Parasecoli, Giuseppe Osplcl e dello stesso Gastone Pietrucci, protagonisti ormai storici del complesso formatosi una ventina di anni fa. Abbiamo potuto ascoltare, tra le raccolte navate del tempio, il cosiddetto Gran Cordoglio (o Passione Italia Centrale 1*) paragonandolo con quello popolare del giorno dopo, e poi un'antica sequenza francese sullo stesso tema, e infine i canti latini processionali del simpatici valligiani di Cavergno in Val Bavona. gli stessi che ogni prima domenica di maggio essi eseguono percorrendo i dieci chilometri che separano il loro paese dall'antica chiesa votiva di Gannariente, per invocare la protezione divina sulla buona stagione che finalmente Inizia dopo tanto gelo. Poi, tutti alla trattoria di Roberto Amori (ma la sentite, la cordiale magia di questi nomi e cognomi marchigiani?) o su al Belvedere, a brindare, ridere, scherzare e cantare ancora in compagnia fino a notte alta, mentre brilla alta nel cielo una gran luna proprio leopardiana (Recanati è a pochi chilometri), spandendo sui colli intorno una profondissima quiete ma senza alcuna disperazione: anzi, piena di speranza tutta terrigna in un'incipiente primavera piena di promesse, nonostante tutto. Michele Straniero
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