OSSERVATORIO
Sbocca sulle urne il tunnel lusitano OSSERVATORIO Sbocca sulle urne il tunnel lusitano Con singolare coincidenza di tempi, anche il Portogallo è finito nella spirale di una crisi politica all'italiana, dove Lisbona, come Roma, deve arrendersi dinanzi al muro dell'ingovernabilità, costretta a sciogliere il Parlamento e a chiamare gli elettori alle urne prima della scadenza della legislatura. Anche i retroscena che hanno spinto il presidente Mario Soares a mandare a casa i 243 deputati dell'Assemblea Nazionale monocamerale e indire le elezioni anticipate — già fissate per il 19 luglio — ripropongono copioni quasi romani: lo stesso dialogo fra sordi tra i partiti, le stesse ripicche personali dei principali leader politici, la stessa impossibilità di cucire alleanze magari ibride pur di salvare il salvabile. Infine, al pari dell'Italia, l'identica motivazione di fondo: una crisi, cioè, che scoppia nel momento meno opportuno della faticosa ripresa economica del Paese. Che la coabitazione fra il capo dello Stato socialista e il governo minoritario del socialdemocratico Anibal Cavaco Silva non fosse idilliaca era ormai notorio, ma 16 mesi di gestione centrista, ispirata alla volontà di risolvere la precaria congiuntura lusitana sfruttando gli strumenti di risanamento messi a disposizione dall'ingresso nella Cee, erano stati positivi per il Portogallo. Le rigide misure di contenimento delle spese correnti e l'ampio spazio concesso all'iniziativa privata introdotti da Cavaco Siiva avevano consentito di raggiungere traguardi insperati, quali l'aumento della produzione, la riduzione del passivo dei conti con l'estero (grazie al buon andamento delle esportazioni), il calo dell'inflazione e dei senza lavoro, fino a raggiungere livelli abbastanza compatibili con il resto dell'Europa comunitaria. E sono stati proprio questi risultati, merito esclusivo della compagine socialdemocratica, a scatenare l'invidia dell'opposizione. Perché, si sono detti in sostanza i socialisti, i comunisti e i riformisti dell'ex presidente Ramalho Eaues, lasciare agli altri il comando esclusivo del timone e consentire loro di assumersi tutto il merito di una navigazione cosi poco tempestosa? Meglio colarli a picco e subito, lasciando decidere al popolo chi sia nel giusto. Un calcolo suicida, se è vero quanto sostengono unanimi i sondaggi d'opinione: male hanno fatto gli cartisti a intorbidare la ac¬ que a metà del guado, peggio ancora si sono comportati i socialisti prestandosi all'(.operazione affondamento», in quanto il primo ministro gettato a mare dalla mozione di sfiducia del 3 aprile rischia di tornare a galla in estate con una valanga di voti: pare addirittura la maggioranza relativa, se le previsioni saranno confermate, il che gli consentirebbe di spartire il potere al massimo con gli antichi compagni di cordata, i democratici cristiani del Cds di Adriano Moreira. Per questo Le Monde commenta che, saggiamente, Soares ha evitato di «italianizzare» il Portogallo, di spingerlo «verso combinazioni parlamentari sibilline, in grado di sostituirsi al normale gioco delle istituzioni». Infatti, la decisione di tenere le elezioni prima della normale scadenza costituzionale (le decime da quando, 13 anni fa, la nazione venne restituita alla democrazia con la «Rivoluzione dei garofani») contiene una precisa dose di coraggio, in quanto Soares l'ha adottata contro il parere dei suo partito, che era propenso a tentare la coalizione di sinistra a fianco dei seguaci di Eanes e con il supporto esterno del partito comunista di Alvaro Cunhal. I numeri per formarla c'erano, però stonavano con la nuova tendenza emersa nel Paese: basta con gli avventurismi, piuttosto via libera all'integrazione europea, da conseguire soltanto proseguendo lungo la strada della stabilità interna. Piero de Garzai-olii
Persone citate: Adriano Moreira, Alvaro Cunhal, Cavaco Silva, Mario Soares, Soares
Luoghi citati: Europa, Italia, Lisbona, Portogallo, Roma
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