Casa ai barboni per un mese di Marco Tosatti

Casa ai barboni per un mese Casa ai barboni per un mese A Roma, alla stazione Termini -1 clochard ospitati per 30 giorni poi aiutati a trovare una sistemazione - Mons. Di Liegro: «Non si dà per elemosina ciò che si deve dare per dovere» CITTA' DEL VATICANO — «Non c'è più nulla di romantico nei nuovi barboni. C'è la solitudine dell'ex carcerato, la ragazza madre rifiutata dalla famiglia, l'inquietudine dei malati di mente abbandonati per il menefreghismo della gente. C'è la catastrofe dell'alcolista e del tossicodipendente, l'impotenza di chi ha perso tutto in beni e affetti». Mons. Luigi DI Liegro, direttore della Caritas romana, ho voluto infrangere 11 cliché del felice «clochard» presentando un nuovo progetto, elaborato dalla sua organizzazione, per re inserire questa categoria di «nuovi poveri» nella vita normale. L'occasione era legata all'apertura — dopo anni di ritardi e polemiche — di un ostello per 1 barboni alla Stazione Termini, che sarà affidato in gestione proprio olla Caritas diocesana. La Caritas con 1 suol volontari sta lavorando da anni in questa fascia di emarginazione, ma non intende sostituirsi a nessuno: vuole lanciare un appello a tutta la città , perché scopra «te contiguità di chi sta male» ; desidera che i cittadini chiedano alle Istituzioni di occuparsi del problema: «Non si può dare per elemosina ciò che si deve dare per dovere', ha detto Mons. DI Liegro. I barboni sono gente che «si è stancata non di vivere, ma di bussare perché nessuno più risponde: Bussare, per. avere che cosa? Il progetto Caritas, di cui l'ostello di via Marsala costituisce una prima tappa, una risposta di estrema emergenza, ha l'obiettivo di salvare fisicamente 1 barboni, e di avviarli a una vita diversa, a possibilità di lavoro differenti, a seconda delle capacità di ciascuno. L'ostello (ha una capienza di 97 posti) dovrebbe ospitare per trenta, quaranta giorni al massimo gli ospiti. Vagabondo, nello stereotipo romantico europeo, o nella tradizione degli «hobos» americani, era una scelta di libertà, di distacco da legami e convenzioni. Oggi non è cosi nella grande maggioranza del casi. Al barbone classico, che magari non pratica l'accattonaggio, ma mestieri «dignitosi», come la raccolta di cartoni, si affiancano secondo la ricerca del Labos, altre figure: il «trusolante» (un mendicante in grave stato di degrado psico-fisico), e 11 «nuovo barbone», che sfrutta al meglio i servizi pubblici. «Afa quasi sempre c'è una sofferta consapevolezza del proprio stato di inferiorità. — dichiara 11 presidente del Labos, Claudio Calvaruso —. Nel barbone c'è molta più angoscia di quanto non si creda. Vorrebbe uscire dal suo stato, ma non ne trova la forza». I «nuovi» sono per lo più giovani, che cercano ancora un compromesso con la vita normale. Adolescenti in fuga, ex tossicodipendenti, sfrattati, disoccupati, malati di mente, alcolisti. A Roma solo 24 su 100 sono laziali, gli altri provengono in maggioranza (44 su 100) dal Sud. Il barbone è un «anoressico Istituzionale», un molato incapace di «nutrirsi di Istituzioni». La medicina proposta dalla Caritas intende superare la pura e semplice garanzia di sopravvivenza dei barboni, messa In discussione, negli anni passati, da lentezze e Intralci burocratici. Nel luglio 1984 parti l'iniziativa per là creazione dell'Ostello di via Morsolo. Ma do allora almeno sei barboni sono rimasti vittime delle gelate invernali, e della lentezza con cui procedevano le trattative fra le Ferrovie dello Stato e il Comune di Roma per la concessione dei locali della stazione. Marco Tosatti | | | <««*•'*■ . 'Ju v^r^M» i, nuovi poveri

Persone citate: Claudio Calvaruso, Di Liegro, Luigi Di Liegro

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Comune Di Roma, Roma