Br, si cerca un capo storico

Br, si cerca un capo storico Roberto Moretto: fondò l'Unione comunisti combattenti Br, si cerca un capo storico H latitante, torinese, agisce nella frazione brigatista che ha rivendicato l'assassinio del gen. Giorgieri - Sarebbe un anello di collegamento fra delinquenza comune e trama eversiva DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — L'Intreccio fra autorità italiane e spagnole, impegnate nell'inchiesta sulla frangia del terrorismo brigatista che si sarebbe installata a Barcellona, prosegue fra collaborazione, interrogatori, richieste di estradizione, polemiche. Dal capoluogo catalano è giunta notizia di una critica severa mossa dagli inquirenti spagnoli ai colleghi italiani, responsabili di aver fatto trapelare la notizia dei primi arresti quando ancora le indagini erano in corso e non tutti i ricercati erano stati identificati e catturati. Ma da Roma è partito ieri, a nome del governo italiano, un caloroso telegramma del ministro dell'Interno Scattare al collega spagnolo don José Barrionuevo in cui si esprime '.ringraziamento e incondizionato apprezza mento per l'importante partecipazione all'operazione di polizia cìie ha portato all'arresto di pericolosi terroristi italiani^ e si rivolge «te più profonda ammirazione' a tutte le forze di sicurezza •per te collaborazione offerta ai funzionari italiani e per le spiccatissime doti professionali e investigative dimostrate». Contemporaneamente dal ministero di Grazia e Giustizia sono state inviate in Spagna le richieste di arresto provvisorio — il primo passo che si compie norma! mente e che avvia la procedura di estradizione — per tre presunti terroristi, due dei quali già sono stati arrestati: Giovanni Pallini Riccardo D'Este. B terzo, da anni ricercato, è ancora latitante. Si chiama Roberto Moretto, è torinese, sarebbe uno dei fondatori dell'Unione Comunisti Combattenti, la fazione delle Bierre che ha rivendicato l'assassinio del generale Giorgieri. Moretto rappresenterebbe un anello importante per | collegare fràlbroTpersorfag'gi finiti finora nelle maglie dell'Indagine, e per definire la qualità e la storia di questo nucleo di presunti nuovi terroristi. Nel TI, quando aveva 19 anni, fu arrestato per la prima volta a Torino. Era passato ad un semaforo col rosso, ed era fuggito a piedi dopo aver tentato di investire i vigili che lo avevano bloccato. Con sé aveva una pistola, biglietti inneggiami alle Br (disse che erano uno scherzo, un gioco fatto al bar), parecchio denaro (si giustificò dicendo che aveva vinto alle corse dei cavalli). Fu condannato a due anni, per la pistola. Nell'80 di nuovo fini in carcere. Questa volta era considerato un tossicodipendente, e l'accusa era di rapine e assalti a farmacie e rivendite di tabacchi. Poi, dopo questi precedenti nella delinquenza comune, scomparve. Ma la Digos torinese ritiene che sia entrato a far parta dei Nuclei Comunisti Territoriali, 11 braccio armato clandestino di Autonomia Operaia, contro cui si celebrò il processo nel giugno '85. Gli imputati erano 9e, ma Moretto non sedeva sul banco, anche se responsabilità gli venivano addebitate nella lunga lista delle azioni attribuite al gruppo, rapine, indnpcipfrztsBVnlnplctra incendi, un omicidio: quello di Carlo Ala, a Settimo Torinese, nel gennaio '80. Intorno a figure cosi compromesse fra delinquenza comune e trama eversiva gli inquirenti adesso lavorano pazientemente per seguire il filo delle connessioni fra terrorismo italiano e organizzazioni internazionali, in particolare quelle francesi e spagnola. Dopo gli arresti di Barcellona, Roma, Torino, Ventimlglia, troverebbe nuovo vigore e consistenza l'indicazione data l'8 gennaio scorso, al Viminale, dal prefetto Vincenzo Parisi, allora capo del Slsde, oggi capo della polizia. In un vertice sull'ordine pubblico. Parisi parlò di una trama di •interconnessioni» attive su scala internazionale fra le nuove formazioni terroristiche e la criminalità organizzata. In particolare, egli indicò il traffico di stupefacenti come una delle principali fonti di finanziamento del terrorismo. Ieri 11 giudice Sica ha ascoltato una serie di testimoni, che dovrebbero appunto chiarire la figura e l'identità degli italiani arrestati. L'interrogatorio di Nicola Serrao e Giuliana Zucccxo — arrestati a Torino nel giorni scorsi provenienti da Barcellona, e sulla cui automobile la polizia ha sequestrato le ricevute di alcuni vaglia postali inviati a Riccardo D'Este nella città catalana — non c'è stato perché i due non sono arrivati. Il loro trasferimento a Roma è previsto per oggi. Mentre è in programma, entro termini molto brevi, un viaggio del giudice Sica a Barcellona per incontrare i colleghi spagnoli e interrogare i presunti terroristi italiani che si trovano nelle carceri iberiche.