fi* dono obbligato di Livio Zanetti

fi* dono obbligato fi* dono obbligato Sono pronto a donare il mio cuore o il mio fegato — dopo morto, s'intende ma pretendo di essere io a deciderlo. Fin da ora Altrimenti che donatore sarei? Ogni dono è frutto di una scelta personale, tanto più se si tratta di offrire a qualcuno il proprio cuore. Perciò i chirurghi del futuro possono contare sul mio, ma solo dòpo avermelo chiesto e aver ricevuto il permesso. Non riconosco a nessuno di loro un diritto di prelievo assoluto; se lo facessi non sarei più un individuo che sceglie ma soltanto una «cosa» che viene scelta, prelevata, trasferita, scambiata, magari su disposizione di un presidente dell'Usi. Il che francamente mi sembra eccessivo. Dopo tante angosciose, insistenti lamentele sulla reificazione dell'uomo perpetrata dall'industria e dalla burocrazia contemporanee, un minimo di coerenza dovrebbe spingerci a esigere che non si reifichino ora anche i defunti, come fatalmente succede se li facciamo a pezzi senza averli consultati prima, quando erano ancora vivi. Regalare il cuore a un malato che ne ha bisogno è un modo per dare un senso alla propria morte, d'accordo: ma se io non l'ho voluto fare fin da prima, liberamente, allora questo senso si perde. Esercitare un po' di altruismo, specie post mortem, non costa niente, è vero; purché venga programmatq in vita direttamente dalla persona interessata. La nostra identità, di ciascuno di noi, per modesta che sia, viene prima della nostra appartenenza alla specie o al collettivo, e sarebbe giusto che il legislatore ne tenesse conto anche se questo comporta qualche complicazione in più, quel tanto di complica¬ zione necessaria per conciliare le ragioni del progresso medico con il rispetto della coscienza individuale. Il progresso, si sa, crea tanti problemi quanti ne risolve. In questo caso tuttavia, per superare l'impasse in cui ci siamo messi, non dovrebbero occorrere speciali stratagemmi. Se la nonnativa vigente, equivoca com'è, va senz'altro respinta perché ci consegna tutti all'arbitrio dei medici, una legge invece 'come quella in preparazione alle Camere, in base alla quale non è consentito prelevare organi a chi abbia preventivamente raccomandato di lasciarglieli stare dove sono, può considerarsi ragionevole; a patto di accompagnarla con una campagna di informazione capillare e continua a tutti i livelli, cominciando dalle scuole elementari fino ai comunicati delta pubblicità televisiva, che metta ognuno in condizione di fare consapevolmente la propria scelta. Nel frattempo, non sarà male indirizzare sempre più la ricerca scientifica verso lo studio e la messa a punto degli organi artificiali. Se fisicamente siamo delle macchine, come voleva Cartesio, tanto vale dotarci al più presto di pezzi di ricambio meccanici. Se ne fa un gran parlare da tempo, sui media come nei congressi di medicina, e non sarà certo per caso. Cuori meccanici con motorini elettrijì in miniatura, mani elettroniche in grado di in filare un filo in una cruna, spine dorsali in plastica computerizzate, orecchie con venti canali audio. Bisogna insistere. Rifaremo i miracoli di Dio, ciechi che vedono, sordi che odono, paralitici che camminano, senza offendere i diritti dell'Uomo. _. , „ ... Livio Zanetti