Castri, il Gabbiano in quattro commedie
Castri, il Gabbiano in quattro commedie Al Carignano il grande testo di Cecov con Guarnieri-Gazzolo-Montamli Castri, il Gabbiano in quattro commedie TORINO — Massimo Castri ha uno sguardo speciale: a volte frantuma, altre dilata l'oggetto delle sue indagini. Per mettere in scena n gabbiano di Cecov, che si rappresenta dall'altra sera al Carignano, ha scelto la sua seconda qualità visiva ha predisposto una serie di Ingrandimenti che, accostati fra loro, delineano un irresistibile percorso da un esterno a un Interno e, per traslato, dalla superficie dei sentimenti alle piccole o grandi dannazioni in cui precipitano 1 personaggi di questa commedia In quattro atti, povera d'azione e tempestosamente sentimentale. Non c'è un protagonista assoluto, nel Gabbiano, né esiste un'unità narrativa Tutti, dall'attrice Irina allo scrittore Trigorin, dalla tenera e Infelice Nina al fragile Kostantin. sono insieme centro e periferia di un inferno che un tempo, forse, era la vita. Irina tradisce in ogni istante fragilità e spilorceria, Nina diventa vitti! ma dell'amore e dell'arte, Kostantin corre come un predestinato verso quel colpo di pistola. Insomma, 1 personaggi sono linee rette che s'incontrano e s'allontanano, tanto che, ha scritto Guido Davico Bonino alla prima dello spettacolo a Prato, vengono fuori quattro commedie indipendenti, una per atto. Ed è su questo traliccio strutturale che ha lavorato Castri. Il regista entra con lo spettatore nei confini di quella casa di campagna dove si brucia il destino delle creature cecoviane. Dapprima ci troviamo in un giardino trionfante di vita, guardato da due olmi ombrosi e dominato da un teatrino col sipario rosso (le scene sono di Baiò). E' l'atto delle speranze, in cui tutti desiderano diventare oggetto di rappresentazione. Poi, con l'affievolirsi delle speranze, ci si stringe in prospettive più anguste. Il teatrino s'allontana, si entra in un patio incorniciato da enormi colonne, illuminato da una luce accecante; ci immettiamo in un salone con una grande porta a vetri sul fondo; infine ci si chiude in un salottostudio, con alte scansie vuote e nere al lati, con un solo lume al centra della tavola. Qui, tra sciocche partite a tombola conformismi e viltà, si spengono gli ultimi bagliori di vita. Castri ci ha proposto un intelligente, minuzioso e rigoroso spettacolo. Interpretato con sottilissima finezza da una splendida compagnia. Una controllatissima Anna Maria Guarnierì ha disegnato tutte le fragilità e le durezze di Irina. Virginio Oazzolo è stato un Trigorin efficacissimo. Molto bravi Laura Montami! e Massimo Populizlo nelle parti di Nina e di Kostantin. Luciano Virgilio era 11 disincantato medico Dora Ricorderemo ancora la Mascia di Monica Bucciantinl e il Sorin di Enrico Ostermann. L'impavido pubblico che ha seguito con attenzione le quattro ore e mezzo di spettacolo ha applaudito tutti con grande calore, o. g. !
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