Messner, m altro brivido

Messner, m altro brivido Intervista allo scalatore più famoso e imprevedibile del mondo Messner, m altro brivido Dopo le ultime imprese sembrava volesse dedicarsi soltanto ai libri, alle conferenze e alle sponsorizzazioni - Invece dice: «Ho un progetto che è più pericoloso di tutto l'Himalaya» TORINO — Il passato, ed è solo ieri, è splendente; 11 futuro è misterioso per un uomo che a 43 anni deve scegliere come continuare a cavalcare l'onda salata del successo. Buona mente per nascita, atleta eccelso per determinata costruzione, signorotto rinascimentale per aspirazione non più tanto celata, Reinhold Messner è sceso dal trono della verticale e dovrà decidere se vorrà restare ancora sul piedestallo. E su quale. Avrà insomma tutte le difficoltà di un uomo comune che decide di cambiare mestiere, di riciclarsi da poeta a contadino o da santo a stregone. Reinhold è stato in questi giorni a Torino per donare al Museo della Montagna al Monte dei Cappuccini una delle tende Ferrino che lo hanno accompagnato nella sua fantastica cavalcata lungo i quattordici •ottomila» della Terra. E' stato anche un doveroso gesto di riconoscenza verso una regione che fin dall'inizio ha creduto in lui molto più del natio Alto Adige (e infatti le frecciate a Silvius Magnago per ciò che rappresenta non mancano mai in una chiacchierata di Messner): è piemontese la Pila, suo primo grande sponsor, lo è la Ferrino, lo è Beppe Tenti, l'uomo che ha trasformato un alpinista bravo anche in un gustosissimo oggetto di consumo per 1 mass media. Al di là della sua solita affabilità, e disponibilità a rispondere a domande che ha sentito mille volte (è arriva to in ritardo perché era andato ad acquistare bonsai), chi lo conosce bene ha visto però un Messner diverso dal solito. Finita la smagliante ubriacatura dell'ultimo «ottomila» salito (non ditegli conquistato, che si offende) l'autunno scorso, sostenuto il suo ultimo libro (che da noi non si è ancora visto) con una poderosa serie di conferenze in Germania, gli resta il nroblema del doma- ni. E ribaltare la propria immagine di 90 gradi, restare un mito sul piano come lo era sul ripido, richiede una bella ricerca di prove da affrontare. E lui ha già aperto la stagione di caccia. «Certo che non smetterò di andare in montagna — dice —, ansi sono proprio adesso in partenza per il Buthan che ha ancora molte vette inesplorate. Ma il mio sarà sempre più un alpinismo di ricerca, un viaggio dentro l'avventura e sempre più alieno dalle competizioni: Ma dove può vivere oggi un uomo un'avventura come provarono cent'anni fa i protagonisti di queste foto ingiallite del Museo della montagna, quando già la Noire dfr Péuterey^ o_" il Lyskàmm erano un "saltò nellìigndto? > o""» ! 10zcysesnsumfarahrns11cvmpY «In tanti posti del mondo; 10 per esempio ho in preparazione un progetto che è pericoloso più di tutto l'Himalaya messo insieme: E dove? «JVon voglio ancora dirlo». E con chi? «Se qualche giovane vorrà seguirmi potrà farlo: Bel mistero questo Messner. Proviamo a scoprire le sue carte. La Patagonia è un mondo che giustamente affascina le più fresche generazioni di alpinisti, ma chi ha calcato le vette dell'Everest o del K2 senza ossigeno non diverrà certo più famoso sul Cerro Torre. I deserti 11 escluderei perché o partecipi alla Parigi-Dakar e la vinci oppure senza mezzi meccanici sei perdente in partenza. La ricercai'''dello Yeti è stata una indovinata mossa pubblicitaria: ci proverà senz'altro, ma se poi non lo trova? E allora? Ma ci sono i Poli come terreno di gioco ideale per rischio, solitudine e difficoltà. Credo che una grande traversata in Antartide, magari senza slitta e senza Armaduk sia il piatto più forte che un «avventuriero» può gustare. Certo che i permessi e la burocrazia con le basi scientifiche e paramilitari stabilite laggiù non saranno cosa da poco. Qualcuno dice che ora Messner ha un forte bisogno di denaro, sia per finanziare nuove spedizioni, sia per appianare certi problemi ex famigliari, sia perché il maniero di Juval si rivelerebbe utVimtjlacabile Idrovora di banconote. E quindi bisogna lawrsre «guadagnare?'' 1 < •Il fatto di vedere il mio viso sugli autobus mentre invito a mangiare una mela non mi turba più di tanto — dice — quando decido di propagandare un prodotto lo faccio con una sola parte di me. Il Messner •public relation man», il Messner alpinista, il Messner scrittore sono tante sfaccettature di uno stesso uomo che quasi mai vivono in simbiosi una con l'altra. Ci dobbiamo vendere agli sponsor, ma lo si può fare con serietà, con onestà, senea campare vigliaccamente sui successi degli altri: E' difficile capire quest'uomo. In certi momenti è cosi umano e disarmante che ti commuove («Senza Kammerlander non avrei avuto la forza per vincere il vento e salire al Lotose»), In altri, la mancanza d'un gesto tenero o l'implacabilità del giudizi (per carità, quasi sempre giusti, ma micidiali) lo fa apparire un alieno. Dice di puntare sui giovani, ma disprezza quelli che vivono l'avventura solo contro 11 cronometro; ha detto che, saliti gli «ottomila», sarebbe andato a spasso per vivere tra la gente dei monti e ora promette un risolilo che più rischio non si può. In Val Venosta c'è chi andrebbe sulla croce per lui, ma la sua ex compagna Nena (che gli ha dato anche l'unica bimba) lo definì «un fascista che commercia anche i sentimenti». Amato dal pubblico (per il ciclo di conferenze di tre anni fa i palazzetti dello sport non bastarono), coccolato dagli sponsor, vuol continuare nel gioco con se stesso, con una sfida tutta personale ai propri limiti, alla ricerca di emozioni nuove, nemico sempre di chi va in montagna per un'ideologia. E nonostante ciò e forse un po' suo malgrado, questo eccellente venditore di prodotti, i sogni ce li ha dati .gratis. *mm:v Gigt'Mattaha Reinhold Messner con la tenda d'alta quota che ha donato al Museo della Montagna di Torino

Luoghi citati: Alto Adige, Antartide, Dakar, Germania, Parigi, Torino