di Lietta Tornabuoni

di Lietta Tornabuoni Persone di Lietta Tornabuoni Suscita qualche interrogativo, la grande «giornata dì liberazione dalla droga» indetta per domani a Napoli con discorsi della presidente lotti, del sacerdote Ciotti, del giudice Imposimato e delle madri napoletane disperate per la rovina dei figli, con l'adesione di intellettuali, cineasti, artisti e giornalisti famosi, con un concerto finale di Eugenio Bennato. Alcuni sono gli interrogativi di sempre su simili manifestazioni: naturalmente il loro scopo è soprattutto quello di «sensibilizzare l'opinione pubblicai), di manifestare il sentimento comune e far sentire la voce della gente, di «aggregare», di trovare un modo per far sì che indignazione e disperazione possano esprìmersi comunque in un'azione collettiva e non si trasformino in pulsioni asociali o antisociali. Difficilmente infatti potrebbero avere una funzione diversa: immaginare di poter ottenere concretamente dal governo la fine del traffico dt eroina (o la fine della mafia, o la fine della camorra) sarebbe almeno ingenuo. La «giornata di liberazione dalla droga» di Napoli si propone però uno scopo meno generico, preciso: ottenere la revisione della legge sulle tossicodipendenze, maggiori finanziamenti per l'opera di prevenzione e cura. Ma da chi. in questo momento? Da un governo che non esiste, alla vigilia delle elezioni? Proprio adesso? Non sarebbe stato il caso di rinviare, anche per allontanare eventuali dubbi di astrattezza o strumentali^, anche per evitare che nel logoramento della ripetizione l'opinione pubblica tanto spesso sensibilizzata senza esiti diventi davvero insensibile? Micromini Com'è accolto il ritomo di moda delle sottane corte, cortissime (molto più su del ginocchio, a volte appena una breve fascia di tessuto che arriva poco sotto l'inguine) spesso accompagnate da giacche severe di taglio virile cosi da comporre una Nuova Centaura, mezza manager e mezza sirena? Per le ragazze, è un fatto: le sottane micromini vanno di moda, quindi si mettono. Per le donne meno giovani, è un fantasma doppio. Primo fantasma, quello d'un passato di minigonne Anni Sessanta in cui diventava un problema scendere dall'automobile, sedere con le gambe accavallate, salire sull'autobus o stare alla scrivania in ufficio, diventavano una necessità costose e noiose cure per la bellezza del ginocchio, diventava essenziale l'acquisto di numerosi collant non trasparenti e colorati. Secondo fantasma, quello d'un futuro migliore: l'età media della popolazione femminile s'è alzata, dai 29 anni ai 33 circa, secondo ogni previsione seguiterà a crescere, ed è ben noto che le gambe sono sempre le ultime a invecchiare. Per moltissime donne, poi, il ritorno di moda delle sottane corte è soltanto una notizia: si legge sui giornali, si vede nelle fotografie, si guarda alla TV, si commenta e via. Zut In francese, zut! è un'esclamazione che i dizionari, sempre composti, traducono con «accidenti, acciderba». In italiano è appena un suono, breve, secco, insignifi¬ a , o . ¬ cante, forse allegro. Zut è la testata del nuovo settimanale satirico (grande formato, ottima carta, colore) che raccoglie molti disegnatori e scrittori satirici anche reduci dal malfamato // Male, Andrea Paziema, Filippo Scozzati, Vincino, Pablo Echaurren, Jacopo Fo, Sergio Angese, Vauro, insieme con Roberto Benigni, Sergio Stoino, Stefano Benni, Sergio Saviane, insieme con i deputati o ex Gianluigi Mele» e Renato Nicolini. Politica, costume, vita moderna, personaggi, società, scemenze, scherzi. Lo stile è naturalmente quello volgarissimo della satira popolare, che non ha mai avuto nulla a che vedere con il buon gusto borghese; c'è un tocco in più di trasgressione demenziale e di divertente irrìspettosità che può risultare anche un provvido antidoto al neoconformismo presente. Eccessi, irrazionalità e sconnessioni sono (magari più intelligenti o duri) quelli caratteristici della comicità contemporanea, che alla televisione hanno fatto il gran successo di Quelli della notte e di Drive in. Irresistibile il fotoromanzo, che nel secondo numero di Zut mette in scena Craxi (interpretato da Vincino con trucco e mimesi impressionanti) e De Mita (Paolo Hcndel, perfetto), avversari in un cupo conflitto, in un «giallo» d'alta moda: a tutte le feste, sia le loro mogli sia le loro amiche si ritrovano drammaticamente vestite nell'identico modo. Tra i personaggi di contorno: Eugenio Scalfari interpretato dal giornalista Mario Scialoia. Renato Nicolini con sua moglie come ospiti a «un party molto esclusivo a Palazzo Pecci Blu», Maurizio Ferrini nella parte dell'impeccabile maggiordomo cui, all'arrivo di Craxi, la padrona di casa raccomanda: «Nascondi l'argenteria». Il nome del colpevole, nel «giallo» delle vanità ideato da Mario Canale e Angelo Pasquini, su già nel titolo del fotoromanzo: Maledetto Trussardi. Droga in piazza a Napoli

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