Ma ha insistito: «Non sarò mai un candidato di rottura» di Renato Altissimo

Ma ha insistito: «Non sarò mai un candidato di rottura» II vetchio gentiluomo «Non potevo tire no» Ma ha insistito: «Non sarò mai un candidato di rottura» ROMA — il telefono di- | retto di Renato Altissimo I era occupato, alla fine del pomeriggio di ieri, quando 11 vicesegretario liberale Egidio Sterpa si è catapultato fuori dalla tribuna del Senato e ha incominciato a chiamare la sede del pli, in via Frattina. Al terzo tentativo, Altissimo finalmente ha risposto: Sterpa ai è chinato sul telefono e riparando la cornetta con una mano per non disturbare 10 scrutinio in corso, ha sussurrato soltanto una parola: -Hurrà«. Ma 11 pli sapeva già tutto. Pochi attimi prima, quando l'elezione di Giovanni Malagodi non era ancora ufficiale ma l'andamento dello scrutinio era ormai chiaro, Attilio Bastianlni aveva chiamato quello stesso numero di telefono per dare la notizia. « Allora — ha subito domandato Altissimo, nervoso — com'è andata*? 'Male — ha scherzato per un momento 11 vicecapogruppo liberale —. Hanno eletto Valiani». Dall'altra parte un lungo silenzio, finché Bastianlni si è deciso a dire la verità. .Meno male — ha sospirato Altissimo —. Per noi, è una boccata d'ossigeno prima di una battaglia elettorale terribile. E per Malagodi è un atto dovuto: il Paese doveva questo riconoscimento a un vecchio signore democratico e per bene*. Il vecchio signore, in quel momento, era chino sul primo banco a tenere con pazienza il conto dei voti, sapendo per antica esperienza che dal bordi dell'aula, lassù in alto, le telecamere lo stavano cercando, inquadrando la curva profonda delle rughe attorno agli occhi, l'aria finta-burbera che tiene la gente a «ìiataTH» anche nei . corridoi, della .politica dove B tutti si danno del tu, gli occhiali un po', sollevati sulle. . basette, come sempre. Re¬ stio, sospettoso, un po' snob davanti ai riti, alle promesse e al tradimenti di ogni occasione elettorale, Giovanni Malagodi si era piegato a dire si alla candidatura per la presidenza del Senato soltanto sabato sera, in una lunga telefonata con Altissimo. Il segretario liberale lo aveva cercato per tre volte a casa durante la giornata, senza trovarlo. A sera, Malagodi si era fatto vivo da Lugano, ma soltanto per ripetere ancora una volta tutte le sue perplessità. «Io non sarò mai un candidato di rottura*. «Lo so e ti dico che hai perfettamente ragione — gli aveva risposto il leader del pli —. Ma se il tuo nome servisse a ricostruire un'intesa unitaria, tu cosa mi diresti?*. «Non potrei dirti di no*. Martedì pomeriggio, Malagodi aveva voluto tenersi fuori dal giro di contatti, sondaggi, visite di calore che precedono ogni elezione. A Sterpa, aveva soltanto ricordato che per lui era indispensabile una convergenza sulla sua candidatura di entrambi 1 duellanti, de e psi. A Bastianlni, che con qualche titubanza («Faccio fatica c darti un consiglio, io che ho la metà dei tuoi anni») lo aveva invitato ad avere .un po'più di coraggio» aveva risposto con uno del suol proverbi preferiti: «Se avete paura dei lupi, non andate nel bosco*. Con Altissimo, per una vecchia, collaudata e reciproca abitudine scaramantica, non aveva nemmeno voluto parlare della votazione ormai prossima, nell'ultimo incontro di ieri mattina: soltanto uno scambio di occhiate taciturne, tra la porta dell'ufficio e la scrivania del segretario liberale, niente di più. Poi, come se niente fosse, Malagodi aveva preparato la borsa di cucio nero, una vecchia' -cartella-..eoa.-la chiusura d'acciaio, come quelle che si portavano a scuola vent'anni fa. Poi, al Senato, era salito come sempre nella stanzetta di quattro metri per sei strappata agli stenografi, dove pensava ormai di consumare la sua vecchiaia politica. E' in quella stanza che ha voluto ritornare, subito dopo l'elezione. Finiti gli applausi e le strette di mano, il cerimoniale di abiti scuri del Senato l'aveva circondato, con consigli, suggerimenti, proposte e 1 commessi aspettavano impettiti davanti all'ufficio vuoto del presidente. Ma Malagodi, chiacchierando, assentendo, rimandando, si è messo a camminare per i corridoi e le scalette di Palazzo Madama, guidando il codazzo fin su, davanti agli uffici del gruppo liberale. Qui ha baciato la sua segretaria. Dina Pagiiucchi, mia prima persona che ho incontrato quando sono entrato nel pli*, ha abbracciato Giuseppe Fassino che gli ricordava' 1 tempi duri, dal '79 ali'83, «quando tu eri capogruppo qui al Senato e lo da solo ero tutto il gruppo», ha sorriso alla malignità democristiana di Nicola Mancino, che di passaggio con gli auguri, ha precisato di aver voluto votare un liberale «di vecchia scuola, molto lib, poco lab*. Quindi, ha resistito all'assalto di chi voleva trascinarlo per forza nell'ufficio del presidente, e si è chiuso nella sua stanza, tra le dodici stampe di grappoli d'uva, il diploma della cittadinanza onorarla di Cento, le raccolte dei discorsi parlamentari di Gaetano Martino, 1 volumi della « Via italiana al protezionismo*: «Devo telefonare a mia mo, olle — ha spiegato—.E ' poi, dorè cado senza la mia . vecchia bórsa?*: '■' Ezio Mauro

Luoghi citati: Altissimo, Bastianlni, Cento, Lugano, Roma