Applausi paralleli

Applausi paralleli Applausi paralleli In una delle tante consultazioni parallele che hanno movimentato una crisi già ricchissima di consultazioni ufficiali, Natta e Craxi pensarono anche a un «governo di tregua e di conciliazione», presieduto da una «personalità democratica» disposta a celebrare i referendum senza sovraccaricarli di eccessivi significati. Natta ne parlò a Cossiga, facendo il nome di Spadolini; Cossiga a sua volta ne accennò al diretto interessato. Ma, all'ultimo momento, fu messo insieme un monocolore democristiano, arricchito da qualche tecnico, col compito di arrivare, al galoppo, alle elezioni anticipate. La consuetudine avrebbe imposto di interrompere le sedute parlamentari per far celebrare il congresso del pri, già fissato in anticipo; ma democristiani e comunisti non ne hanno voluto sapere. Spadolini è passato, in pochi giorni, dall'apoteosi alla brutalizzazione. Il segretario repubblicano c'è rimasto malissimo, ma ha avuto il buon gusto, e il buon senso, di non darlo troppo a vedere. Ha rimproverato Craxi per le critiche a Cossiga, definendole giustamente «veri processi alle intenzioni» e ha signorilmente igfiDr&to Pantani. Spadolini ha presentato il suo rifiuto s entrare nel nuovo governo come una decisione ovvia e scontata, senza però caricarla di particolari significati polemici; e ha guardato' molto dall'alto lo svolgimento di quel dibattito parlamentare da cui i lavori del congresso lo tengono lontano. Il suo è stato un discorso del tutto privo di forzature; ma, appunto per questo, molto efficace. Per Spadolini la crisi dell'alleanza a cinque viene da lontano, ed è esplosa alle elezioni siciliane dell'anno scorso; da allora il governo è soltanto sopravvissuto senza più funzionare. Le elezioni anticipate sono ormai inevitabili. La restaurazione di nuovi equilibri sarà difficile e comunque non può essere cercata, come mostra di fare Pe Mita, attraverso «schemi bipolari o alternativisti». Questo tipo di risoluzione esaspera i problemi invece di risolverli. Una nuova stabilità può essere instaurata non con il bipolarismo tra de e pei che funzionò soltanto ai tem pi della guerra fredda, ma attraverso la collaborazione su u un piano di parità tra cattolie laici. A loro volta i laici debbono rendersi conto di quanto sia importante restare uniti in un momento come questo. Il pri, ha detto Spadolini, non sarà mai «una variante del psi» ma non sarà nemmeno «l'alleato forzato di una democrazia cristiana pigliatutto». Spadolini ha avuto molti elogi, e il suo è stato senza dubbio un discorso di qualità. Ma i tanti applausi sono dovuti anche alle particolari circostanze in cui l'ha pronunciato. Democristiani e comunisti dovevano farsi perdonare la banalizzazione, e hanno sottolineato tutti i punti a loro favorevoli, ignorando il resto; Craxi si è comportato nello stesso modo. A parte certe valutazioni strumentali o quanto meno contingenti, un fatto è comunque fuori discussione. Collocandosi in perfetta equidistanza fra democristiani e socialisti, Spadolini in pratica si è allontanato dalla de. Difatti, alla fine del suo discorso, Craxi era più contento di De Mita. Gianfranco Plazzesl