I nostri soldi

I nostri soldi I nostri soldi di Mario Salvatorelli Mi trovo a dover rispondere oggi a un gruppo 65 tenere che pongono quesiti in cui, più che l'esperienza economico-finanziaria che mi viene attribuita, gioverebbe la matematica «pura», e proprio quando il mondo che ci circonda tace e sta assaporando ancora il riposo pasquale. Il primo è il signor Pietro Schinco, di Torino, che scrive: «Vorrei rivolgere al redattore della pagina "Economia" due do- i monde riguardanti le quotazioni dei Boi: J) i prezzi, e quindi i tassi, dei Boi, riportati nella pagina sono al lordo, o al netto, della imposta del 6,25 per cento?; 2) come si giustificano tassi variamente diversi tra Boi di progressiva scadenza (9,00-9JO), senza una ragione logica apparente?». Premetto che i prezzi indicati in una delle pagine, e non «nella pagina» di economia de La Stampa indicano la quotazione di Borsa, e quindi sono al lordo delle commissioni relative a ogni operazione su quel mercato, ma al netto dell'imposta del 6,25 per cento, già trattenuta alla fonte al momento della sottoscrizione di questi titoli. Quanto alla diversità dei tassi, essa dipende da due elementi, il prezzo d'acquisto e i giorni di validità del Bot stesso, prima del suo rimborso. Due elementi indicati nell'incomiciato in cui si riportano le quotazioni dei Bot, e dai quali occorre partire per giungere alla «diversità» dei tassi di rendimenti relativi a ciascuna emissione dei Bot D procedimento che ho seguito in questo calcolo, e che ritengo esatto, perché conduce al tasso, anzi, ai tassi indicati nella tabella, è • questo. Sottraggo da 100 (prezzo di rimborso), la quotazione di Borsa, che nel caso del Bot in scadenza' il 30 settembre prossimo (tra parentesi, ultimo giorno dell'imposta al 6,25 per cento, che il !" ottobre salirà al 12,50 per le nuove emissioni) è pari a 95,897 lire. La cifra che ottengo, 4,103 lire, la moltiplico per 100 e ot- tengo 410,3, che, divisa per 95,897, mi dà 4,278 e rotti. A questo punto, moltiplico quest'ultima cifra per i 365 giorni dell'anno, e il risultato, pari a 1561,47, lo divido per 161, i giorni che mancano alla scadenza del 30 settembre. Ottengo 9,6995, che, arrotondalo a 9,70, conferma il tasso attribuito a questa serie di Bot nella tabella in questione. Lo stesso procedimento, applicato alla serie di Bot con il rendimento più basso, quella in scadenza il 28 febbraio 1987, e la cui quotazione era, il 17 aprile scorso, di 92,856 lire, «giustifica» il tasso del 9 per cento, e cosi via per tutte. In altre parole, tutto questo accade perché il rendimento dei Bot è costituito dalla differenza tra il prezzo di rimborso e il prezzo d'acquisto, tenuto conto del tempo che intercorre tra la spesa per comprarli (cioè, l'investimento) e l'entrata, l'incasso per venderli, cioè' per farseli rimborsare quando scadono. E, questa del «tempo», mi sembra una «ragione logica», non solo apparente, ma di sostanza, perché, se un investimento rende un milione in tre mesi, il «tasso» è senza dubbio maggiore di quello di un investimento che renda, sia pure 3 milioni, ma in 4 mesi O no? Più complesso, e di molto, è l'insieme dei calcoli, e delle formule matematiche, a cui il dottor Guido Pagliarino, anch'egli di Torino, ricorre per criticare, con garbo ma con giudizio, «la pubblicità sui quotidiani, relativa alla emissione 21 aprile 1987» dei Cts settennali, quindi con scadenza nell'aprile 1994. I titoli offrono un rendimento costituito «da una parte fissa, rappresentata dallo sconto (4,80 per cento) sul valore nominale» e da una parte variabile, rappresentata dalla cedola indicizzata al rendimento dei Bot a 12 mesi, nella misura del 50 per cento, al lordo della ritenuta del 6,25 per cento. Le formule e i calcoli del lettore tendono a dimostrare: che quel 4,80 per cento di «parte fissa» non è tanto lo sconto, accordato al momento dell'acquisto (72 lire ogni 100), sul valore di rimborso, quanto il tasso d'interesse composto sul valore (capitale) di 72 lire; e che il tasso medio complessivo, essendo legato all'interesse composto da una parte e, dall'altra, all'interesse dei Bot, che è variabile, non può essere fissato nel 10,75 per cento, come, invece, è indicato negli annunci pubblicitari. Lascerei al Tesoro l'eventuale compito di conferma-' re, o rettificare, i termini dell'offerta, di questa e delle prossime emissioni di Cts. A mio giudizio, l'interesse complessivo di titoli il cui rendimento derivi in parie dallo sconto accordato, al momento dell'acquisto, sul valore di rimborso (lo si chiami pure «capitalizzazione»), dovrebbe essere superiore al rendimento dei Bot, al quale è indicizzato solo il valore delle cedole annuali e che, comunque, rappresenta solo una parte del reddito complessivo. Questo rendimento maggiore dei Cts, emessi prima del 1" ottobre 1987 (ai quali, quindi, è assicurato un prelievo fiscale contenuto nel 6,25 per cento), dovrebbe essere garantito soprattutto in tempi d'inflazione decrescente, quali sono quelli che stiamo vivendo e che vivremo nel prossimo futuro, secondo ogni ragionevole ipotesi Aritmetica e titoli di Stato

Persone citate: Guido Pagliarino, Mario Salvatorelli, Pietro Schinco

Luoghi citati: Torino