Rebibbia, br scavano tunnel di Cesare Martinetti

Rebibbia, br scavano tunnel Lo stato maggiore dei terroristi preparava da tempo la fuga Rebibbia, br scavano tunnel Il piano di Gallinarì (assassino di Moro) con altri irriducibili sarebbe stato scoperto per caso - Seguendo le tubature del gabinetto speravano di arrivare nelle fogne - E' certo che hanno avuto aiuti dall'esterno ROMA — Prospero Gallinari, l'assassino di Aldo Moro, malato di cuore, si portava le. medicine nel tunnel e di notte scavava con la pazienza di una talpa, alternandosi con Bruno Seghetti, Domenico Dell! Veneri, Francesco Lo Bianco e Francesco Piccioni. Uno stato maggiore br, la «cupola» incarcerata del «Partito comunista combattente», una delle frazioni di Irriducibili delle Brigate rosse che dalla cella numero 11 stavano tentando una fuga da Rebibbia che assomiglia ad un film. LI hanno fermati in tempo, quasi per caso, dopo mesi di lavoro. Ne avevano ancora per un po'. Poi, forse, sarebbero riusciti nell'Impresa più clamorosa. Ieri alle 14,30, proprio nel giorno dello sciopero dei direttori di carcere, una guardia ha scoperto il loro piano. Durante un'Ispezione alla cella di Seghetti (ex capo della colonna Br di Roma e anche lui condannato all'ergastolo per il rapimento Moro) un secondino ha trovato una fune che pendeva dal soffitto del gabinetto: la «turca» era stata divelta e sotto si apriva un buco che portava verso la libertà. Cin que metri in profondita, altri dieci in direzione del muro di cinta seguendo in parallelo il condotto di scarico che avrebbe portato 1 brigatisti verso il grande canale delle fogne del carcere. Avevano 1 disegni, le planimetrie nascoste nel tunnel. Qualche mese ancora di lavoro e forse ce l'avrebbero fatta. Il piano era perfetto, studiato nel minimi particolari, forse appoggiato dall'esterno con 11 disegno delle piantine che dall'interno del carcere i brigatisti non avrebbero mal potuto avere. Agivano silenziosi, di notte e, come nel famoso film «Fuga da Alcatraz», quando erano al lavoro sotto terra si facevano sostituire nelle brandirle da manichini che sono stati trovati, anch'essi, nel tunnel. Un'Ispezione improvvisa dallo spioncino della cella non avrebbe rivelato nulla. La procura di Roma ha aperto un'inchiesta. Ieri sera il sostituto procuratore Domenico Sica ha fatto 11 suo primo sopralluogo accompagnato dal direttore del carcere Emanuele Restivo, rientrato precipitosamente dalla sua giornata di sciopero. Ci sono molti interrogativi da chiarire. Come hanno potuto compiere indisturbati un lavoro che richiede mesi di tempo? E' cosi facile scavare sotto il pavimento di un supercarcere come quello di Rebibbia che è stato progettato per rispondere ai requisiti della massima sicurezza, sorvegliato da un esercito di secondini, diviso dall'esterno da muri altissimi e barriere impenetrabili? Ci sono state complicità? L'inchiesta dirà. Ieri prevaleva la soddisfazione per la scoperta. I primi a complimentarsi con gli agenti sono stati il ministro della Giustizia Virginio Rognoni e 11 direttore delle narceri Nicolò Amato. Il piti noto dei brigatisti coinvolti è Prospero Gallinari, esponente del nucleo storico Br, arrestato e poi evaso, carceriere e killer di Aldo Moro. Gali in ari perù non stava nella cella In cui é stato scoperto il buco, la numero 11, bensì nella 12, quella accanto. Ad accusarlo c'è un pacchetto di medicine per 11 cuore che solo lui usa. C'è da chiedersi come potesse Gallinarì, di notte, cambiare di cella. Forse gli scavi venivano fatti anche di giorno, quando, per alcune ore, le porte delle celle del «brac< cetto» vengono lasciate aperte per consentire la socializzazione tra i detenuti. Ma è un particolare ancora da chiarire. Nella cella con Gallinarì è detenuto Paolo Cassetta, l'ultimo brigatista dichiarato arrestato. Cassetta è stato catturato in gennaio sulla Nomentana. dopo una sparatoria con i carabinieri, insieme ad altri due, Fabrizio Melorio e Geraldina Colotti. Appartiene alla «seconda posizione» Br, cioè quella della «Unione dei comunisti combattenti», polemicamente contrapposta al «Partito comunista combattente», composto in gran parte dai reduci dell'ala militarista di Mario Moretti di cui fanno parte invece gli altri quattro scavatori. Bruno Seghetti e Francesco Piccioni (anche quest'ultimo è condannato all'ergastolo per 11 sequestro e l'omicidio Moro) in questi anni di processo hanno fatto sempre gruppo insieme con Gallinarì, nella lettura dei documenti e nella rivendicazione degli attentati. L'ultimo episodio è stato la rapina di via Prati dei Papi a Roma (due agenti di scorta uccisi) il 14 febbraio scorso che è stato rivendicato contemporaneamente all'esterno con un volantino, e nell'aula del processo Moro-ter da Seghetti Gallinari-Piccioni Insieme ad altri, fra cui l'ex donna di Moretti Barbara Balzerani. una delle ultime brigatiste «storiche» arrestate. Francesco Lo Bianco, ac¬ cusato del sequestro del magistrato romano Giovanni D'Urso e coinvolto nelle azioni della colonna veneta (omicidio dell'ingegner Tagliercio di Udine e sequestro del generale Dozier a Verona), ha anch'egli rivendicato la sanguinosa rapina al furgone postale del febbraio scorso. Roberto Delli Veneri, incarcerato da piti di dieci anni, è stato invece uno del più rappresentativi componenti dei Nap (Nuclei armati proletari), il gruppo che tra il '75 e il "16 importo a Napoli e nel Sud la lotta armata. Da mesi si notava un intensificato rapporto tra l'esterno e i brigatisti ancora irriducibili incarcerati. Un rapporto tanto più allarmante dopo gli ultimi due attentati, la rapina al furgone e l'omicidio del generale Giorgieri, anche quest'ultimo prontamente rivendicato nelle gabbie del processo Moro-ter da Cassetta e alcuni altri. E' possibile che il sospetto di un tentativo di evasione in corso sia venuto nel controllo di tutti 1 tramiti tra esterno e interna Ma certo non si può escludere che. come nella più consolidata delle tradizioni, sia giunta all'orecchio dei secondini una soffiata. Cesare Martinetti

Luoghi citati: Alcatraz, Napoli, Roma, Udine, Verona