Atomo 48 disastri mancati

Atomo, 48 disastri mancati Per Spiegel ha letto i dossier sugli incidenti finora tenuti segreti alle centrali nucleari: un quadro sconvolgente Atomo, 48 disastri mancati j ii ,,11,1111,11,, », i Argentina, Bulgaria, Germania Est, Pakistan tra i Paesi che hanno rischiato più grosso - Storia di una fuga «riparata» con nastro adesivo NOSTRO SERVIZIO Otto minuti dopo le otto si inceppò anche la terza pompa. Soltanto allora un tecnico cominciò a frenare il reattore nella sala di controllo della centrale. Le pompe di emergenza si misero in moto, dal serbatoio di riserva l'acqua venne pompata nelle tubature. Doveva mettere in moto il circuito secondario della centrale, affinché il reattore si potesse raffreddare rapidamente. Ola dopo pochi metri l'acqua defluì: non si riusciva a chiudere la valvola della pompa V-63. Nella saia pompe un meccanico batteva con un martello sulla V-62. Dopo due ore con questo metodo non era ancora approdato a nulla. Improvvisamente la guarnizione di una valvola ausiliaria si strappò, si diffuse vapore carico di radioattività e incominciò a zampillare acqua bollente. I tecnici potevano a stento vedere ancora qualcosa. Disperati tentarono di chiudere un paio di valvole di emergenza, ma non riuscirono à far girare le manopole. Il circuito secondarlo andò fuori uso. L'impianto atomico cominciò a surriscaldarsi. Bono le scene Iniziali di un nuovo film catastrofiata di Hollywood o si tratta invece delle immagini terrificanti d'una azione antiatomica tedesca che superi ógni fantasia? Nessuna delle due cose. ET la ricostruzione di ciò che accadde la mattina del 30 giugno 1983 neUa centrale atomica di Embalse, una piccola citta argentina cento chilometri a Nord di Cordoba. Ciò che 6 successo quella volta è stato taciuto fino ad oggi. I responsabili hanno informato soltanto l'autorità nazionale per l'energii nucleamtel'loro Paese é. con ii dovuto ritardo. l'Organizza' zione internazionale per l'energia atomica (Alea) di Vienna. Questa figlia dell'Orni negli ultimi anni ha creato il cosiddetto Sistema di rapporti sugli incidenti (Irs, In cldent Reportlng System), una raccolta altamente esplosiva e riservata degli incidenti nelle centrali atomiche di tutto 11 mondo. Più di 250 di questi rapporti giacciono presso l'Alea, 48 dei quali sono stati resi ac cesslblli allo Spiegel, un'eccezione che permette di conoscere 1 dossier interni sugli incidenti finora tenuti segreti. Questi rapporti documentano in modo impressionante su quale polveriera l'utilizzo pacifico dell'energia atomica faccia sedere l'umanità. Le centrali atomiche,.cosi sognavano all'inizio tecnici e politici, avrebbero potuto una volte per tutte far si che la preziosa energia, una garanzia importante per 11 benessere e la felicita dei cittadini, diventasse una merce qualsiasi, disponibile in abbondanza e soprattutto buon mercato. n grave incidente atomico nella cittadina americana di Harrisburg, nel marzo 1979, diede per la prima volta ragione a coloro che fin dal primo momento avevano messo in dubbio che i rischi in una centrale atomica fossero dominabili. In un processo che fece sensazione, gli addetti alla centrale dovettero più tardi ammettere di aver falsificato le dimensioni dell'incidente. Quando la temperatura del reattore nell'impianto di Three Mile Island sali oltre 1 1100°, l'intera popolazione circostante avrebbe dovuto essere sgomberata. Invece furono allontanate, e con un ritardo di due giorni, soltanto le donne incinte e i bambini Mutazioni delle piante e un numero di morti per cancro superiore alla media negli Usa vennero addebitati proprio alle attività nucleari. Nel resto del mondo tutto questo venne rapidamente dimenticato, l'industria dell'atomo continuò a svilupparsi. Soltanto 11 28 aprile 1988 c'è statò un cambiamento di rotta, dopo la catastrofe di Cemobll c'è stata una svolta. Eppure anche nell'ultimo anno sono state costruite 23 nuove centrali. Nell'anniversario dell'incidente atomico sovietico lo spettro di una catastrofe atomica ritorna in Europa 1 in una veste nuova: nella settimana prima di Pasqua si sono registrate nel Centro Europa misure di radioattività superiori alla media, che qualcuno attribuisce a un Incidente atomico nell'Unione Sovietica. Bonn ha chiesto informazioni a Mosca, ma Mosca ha smentito tutto. Dall'inizio di marzo anche presso il reattore veloce francese di Creys-Malville si è verificato una perdita. Una mezza tonnellata di sodio liquido sfugge ogni giorno dal serbatoio di riserva. il 12 aprile c'è stato 11 secondo incidente nella regione del Rodano: a Pierrelatte-Trlcastin da un impianto di arricchimento è uscita una nube di esafluoruro di uranio leggermente radioattiva e sette dipendenti sono rimasti feriti. Per la prima volta anche in Francia, finora insensibile alla paura nucleare, sembra aggirarsi lo spettro della paura atomica. A scopo dimostrativo il ministro per l'Ambiente, Alain Carignon, si è recato sul luogo del disastro e ha promesso per il futuro 'grande trasparenza* su tutti 1 problemi legati all'atomo. E Hans Blix, il capo dell'Alea, ha consigliato nei giorni scorsi «una più precisa informazione sugli incidenti atomici- anche per -ristabilire la fiducia nell'industria atomica dopo "ernobil.. Ma lui stesso finora non ha seguito questo consiglio e tiene anzi sotto chiave i rapporti segreti sugli incidenti nella cittadella dell'Onu a Vienna. Ed è inverosimile che rendere pubblici gli incidenti atomici aiuti la lobby delle centrali nucleari a ristabilire la fiducia perduta nell'utilizzo pacifico dell'energia atomica, poiché diventa chiaro che in quasi ogni incidente nucleare l'errore umano gioca un ruolo decisivo. Spesso è stato solo grazie al caso o alla fortuna 1 che un reattore non è andato complètamente fuori controllo prima di Cernobil. Sta diventando angosciosamente chiaro che milioni di uomini piti volte sono passati a un pelo da una catastrofe. in questo momento nel mondo sono in funzione 397 reattori, sparsi in 26 Stati 99 negli Usa, 50 nell'Ui ss, 49 in Francia, 21 nella Germania Federale. Ma anche Paesi come il Pakistan o la Corea del Sud hanno il proprio reattore atomico. Quasi ogni Paese finora ha denunciato un incidente all'Alea — tenuto nascosto all'opinione pubblica — anche quando non si trattava di qualcosa di cosi drammatico come in Argentina, « Embalse. Perché là dopo l'incidente della pompa la situazione è diventata, ancora più difficile: l'acqua residua del circuito secondarlo continuava a riscaldarsi. Il tecnico nella sala di con- trollo incominciò a improvvisare. Innanzitutto fece deviare l'acqua di raffreddamento in un circuito di emergenza. Questo servi a poco, un'importante valvola restava chiusa. Motivo: «fl tecnico non si accorse che bisognava anche azionare l'interruttore della corrente' sta scritto nel rapporto all'Alea. Anche 11 secondo tentativo di salvataggio falli: verso le 9,30 nella sala di controllo l'ingegnere, ormai spossato, avviò il sistema per rimuovere il calore residuo (Shutdown-Cooling-Eystem) che avrebbe dovuto mettersi in moto soltanto .quando nel circuito1 primario fossero stati misurati meno di 177*. La temperatura restava invece intorno ai 230°. Il tecnico non voleva rischiare troppo e avviò soltanto due pompe del sistema di raffreddamento. 'Sarebbe stata una scelta migliore — sta scritto nel rapporto Alea usare simultaneamente tutte e quattro le pompe'. Il sistema si vendicò dell'errore. Dopo pochi secondi le tubature del reattore incominciarono a vibrare e a a e i e oscillare avanti e indietro anche di venti centimetri: 11 rumore delle oscillazioni si avvertiva fin nella sala di controllo. Terrorizzato l'uomo sospese 11 suo tentativo alla consolle di controllo. Intanto, nella sala delle pompe «circondato dai vapori e dall'acqua» (rapporto Alea) i tecnici continuavano a lavorare febbrilmente per cercare di chiudere le valvole. Dopo più di tre ore, alle 11,19, ci riuscirono. Ancora una volta il «massimo incidente credibile» era stato evitato. Un alto funzionario dell'Agenzia atomica argentina ha detto più tardi, a porte chiuse: «Siamo andati molto vicini a ciò che è accaduto a Harrisburg.. E' stato chiarito dopo una inchiesta successiva perché a Embalserlsr 'valvola-decisiva non furalo-' nava più: mancava una valvola d'arresto. Una bagatella slmile 11 21 febbraio 1983 scatenò l'allarme nella centrale atomica di Kozloduj, in Bulgaria. Era difettosa la messa a terra di diverse tubature nella centrale. Il circuito primario, altamente sensibile, che refrigerava continuamente le barre incandescenti, perdeva pressione e forza refrigerante. Un tecnico notò che diverse valvole erano aperte dalla parte, del manico di pressione, un problema inaspettato perché erano state integrate da una ditta specializzata tedesca nel vecchio reattore costruito otto anni prima. Il sistema di sicurezza della centrale atomica blocca automaticamente la reazione a catena nel nocciolo. Poiché nessun reattore può essere bloccato istantaneamente, premendo un pulsante, i tecnici dovevano risolvere il problema fecendo scendere il calore per mezzo delle barre di controllo. Sapevano naturalmente che rimpianto di Kozloduj era un vecchio reattore sovietico e, a differenza dei nuovi impianti, aveva un solo sistema per il raffreddamento di emergenza, quello che utilizza liquidi ad alta pressione E' anche noto che la saldatura del serbatolo in questo tipo di reattore è particolarmente fragile. L'acqua calda per il raffreddamento di emergenza che giunge nel serbatoio caldo «può portare a uno scoppio per choc termico' spiega Helmut Kirsch, un fisico che fa parte del Gruppo ecologico di Hannover e ha commentato per Der Spiegel le notizie sugli incidenti nucleari. Oli uomini della centrale di Kozloduj hanno avuto fortuna. Nel rapporto alla Alea parlano di un «incidente rilevante per la sicu ressa', ma ammettono che tutto è dovuto a una causa banale: alcune valvole si erano aperte per la rottura di un cavo insignificante. Secondo i reponsabili per l'energia atomica, il perìcolo potenziale a Kozloduy è ancora aumentato: una valvola di chiusura, sebbene sollecitata in tutti i modi, è rimasta ancora bloccata ed è diventata inutilizzabile la valvola di sicu rezza, particolarmente san sibile. Attraverso quest'ultima, per errore, sono fuggite le sostanze di raffreddamento. Oià alcuni anni fa Kozloduj avrebbe potuto costitui¬ re un precedente di Cernobil. Secondo il rapporto 155 della Alea, politici e geofisici hanno nascosto il perìcolo di terremòti in questa zona al confine tra Bulgaria e Romania. I primi due blocchi della centrale «sono stati esposti a una scossa tra il quarto e il quinto grado della scala Mercalli: Il 4 marzo 1977 nella cittadina di confine si registrò una scossa sismica con una forza rU cinque-sei gradi. Molte case e molte fabbriche furono danneggiate. I reattori restarono intatti, ma a causa di danni interni si limitò l'uso all'impianto di trasformazione. Lo spavento fu tale che i plani per rimpianto numero tre e nu¬ mero quattro vennero cambiati. Dagli uffici tecnici di Mosca e Sofia venne l'ordine di 'rendere resistenti alle attività sismiche i primi due oloceni», come sta scritto nel rapporto Alea. Risultato: 1 reattori vennero ricostruiti, importanti strutture dovettero essere sostituite, fra cui la pompa di raffreddamento dell'Impianto primario. Dalla ditta americana «Kinemetric3» vennero acquistati sistemi di emergenza che alla prima scossa sismica devono fermare automaticamente il reattore. Ogni volta. che un impianto è disinnescato l'utilizzo di un reattore viene ridotto. Per questo chi gestisce le centrali vorrebbe evitare ogni arresto. Così il blocco tre di Kozloduj ha lavorato solo al 75 per cento della sua potenzialità il 30 giugno 1982, quando a mezzanotte i tecnici aspettavano una pompa di raffreddamento. Per ovviare l'inconveniente, furono chiuse alcune valvole di isolamento. Due ore più tardi i dispositivi di allarme avvertivano di una fuga di sostanze refrigeranti pesantemente radioattive. Nessuno pensò fli«!w.fpssfe;'^|.^untoperi | me abile, nelle valvole di-isolameli to, perché le radiazioni provenivano da tutt'altra parte. Alcuni tecnici strisciarono nel locale da dove provenivano i vapori e inserirono il meccanismo per bloccare -.rapidamente il reattore. Secondo il rapporto Alea, la perdita nel circuito primario non poteva essere scoperta a causa delle alte temperature e del carico di vapori radioattivi. Per 13 ore dall'impianto usci radioattività, ma neanche oggi 1 bulgari sanno esattamente quanta. Ben zitti, stanno anche i responsabili dell'impianto Bruno Leuschner, a Grelfswald, nella Ddr. Il 13 agosto 1984 ci fu una perdita nel circuito primario del blocco due, perché, gli anelli di guarnizione di un manicotto non erano stati regolati bene. Secondo il rapporto Alea la radioattivià che ha raggiunto persone e ambiente è in quantità superióre ai valori ammessi. Due mesi più tardi ci fu un incidente del tutto slmile, (ancora guasti alle guarnizioni) dell'impianto di Òreifswald. Nel maggio 1985, terzo incidente nel blocco due. Questa volta toccò all'impianto di raffreddamento del circuito primario e di quello secondario, «un incidente comune in questo tipo di reattori ad acqua», secondo la chimica Use Albrecht, che lavora per il Oruppo ecologico di Hannover. Con grande riservatezza' in un altro rapporto Alea si i legge di un esperimento di combustione, fatto nel 1985 durante una'«riduzione di prestazioni programmata» nella centrale nucleare di Rheinsberg, ancora nella Ddr. Nei reattori venivano introdotti strumenti di misurazione e durante questa operazioene ci fu una fuga di materiale di raffreddamento radioattivo. «Prima che gli apparecchi per i test venissero messi in funzione, dovettero essere esaminati con cura per il pericolo di una fuga attraverso un buco» dicono gli ingegneri nel loro rapporto sull'incidente. Assolutamente ovvi sembrano i consigli per l'uso («Lessons to be learned») che vengono impartiti nella centrale atomica pachistana di Kanupp: •/ pezzi che non funzionano devono es- sere sempre sostituiti con pezzi di ricambio equivalenti.. La ragione di queste parole è semplice: nel gennaio 1985, durante il travaso di sostanze radioattive a Ka¬ nupp, ci fu una perdita in un tubo di gomma, da cui usci acqua pesante, che fra le altre_§fistanze conteneva anche trizio radioattivo. li lavoro dovette essere sospeso. Due giorni dopo il tubo fu riparato, con nastro ade-' sivo. L'acqua però continuava a sgocciolare. Si legge nel rapporto Alea: «La riparazione della perdita venne rinviata agli uomini del turno successivo». Questa volta 1 tecnici lavorarono in grande e usarono un intero rotolo di nastro adesivo. □ tubo continuò a perdere, sebbene poco. Un'ispezione rivelò che il tubo giusto qualche tempo prima si era lacerato In un punto ed era stato sostituito con uno di qualità scadènte. Nella vicina India capitò un incidente simile per una guarnizione di gomma vecchia di sei anni. L'edificio del reattore di Tarapur venne inondato di acqua radioattiva, cento metri cubi finirono fuori attraverso un canale di scolo. Anche in Belgio, nell'aprile 1985, ci fu un incidente per l'inondazione di un serbatoio troppo pieno. Secondo il rapporto Alea, una brodaglia radioattiva di resine e acqua allagò due locali in un edificio di appoggio dell'Impianto nucleare. In totale, dei 48 rapporti disponibili, 9 hanno portato e, una fuga di radioattività involontaria. Non si porla pe *> dei possibili danni alla sa. _te delle persone o all'ambiente. La maggior porte dei rapporti Alea svolgono anche un compito tecnico. In ogni caso la lettura di queste pagine dimostra quanto poco sicura sia la gestione quotidiana degli impianti nucleari anche al di fuori degli incidenti spettacolari. I francesi hanno denunciato in sette dei loro reattori un problema nell'impianto per staccare rapidamente il reattóre, «U sistema di sicurezza più importante, secondo il fisico Kirsch. B quale aggiunge •In tre dei sette incidenti francesi non sono state individuate le cause del gua¬ e i o i o ti ¬ sto: nel 1983 a Gravelines e Tricastìn, e nel 1985 a St. Laurent: Anche nell'impianto atomico di Fessenheim, al confine tra Francia e Germania, nel 1980 ci fu un guasto al sistema per staccare l'impianto a causa di un collegamento di corrente insufficiente nella bobina di un interruttore. Nell'ottobre 1984 una équipe di ingegneri sfruttò un cambio di carburante per una ispezione a fondo nell'impianto nucleare Chooz A al confine tra la Francia e il Belgio, impianto che aveva ormai 17 anni. Con delle camere telecomandate ispezionarono i quadri di controllo nel reattore, quadri che nella normale gestione controllano la prestazione del reattore e in caso di guasti alla combustione danno l'aliami 2. Sul monitor tv a ogni quadro di controllo si potevano leggere chiaramente tre indicazioni: «Crepa», «Logorio per attrito», «Saldatura rotta». Sempre secondo il fisico Hirsch, non si può escludere che 1 quadri durante l'Ispezione si fossero bloccati. I responsabili francesi reagirono con colma. Nel rapporto Alea dissero che nell'arco di due anni tutti 1 quadri sarebbero stati sostituiti. Un altro Paese pericoloso si è rivelato essere la Cecoslovacchia, che ha dovuto combattere contro serie difficoltà tecniche. Nella statistica Alea 1984 il reattore di Jaslovské Bohunice ha un triste primato: quattro incidenti in un solo anno. Per mesi e mesi c'è stata una perdita di sostanze contaminate dall'impianto di raffreddamento del secondo reattore. Settantadue bulloni nella zona di passaggio fra il circuito primario e quello secondario avevano difetti di fabbricazione, ■ 31 erano di eattiva qualità e 23 erano 'deformati in mòdo superiore alla norma.; questo sta scritto nel rapporto Alea. Nella centrale ungherese di Paks accadde che per un errore nella rete elettrica la frequenza salisse a 52,3 Hertz. Gli ingegneri olla consolle di comando interpretarono questo fatto in modo opposto: uno aumentò la potenza del reattore, l'altro la ridusse. Entrambi i reattori non compresero l'ordine e si bloccarono. Nel rapporto Alea si legge che i tecnici avrebbero dovuto avere più fiducia nel sistema automatico di con trollo. Entrambi avevano sbagliato perché non bisogna prendere una decisione sulla base dello prima impressione. Secondo il fisico Hirsch, anche i tecnici in quei momenti reagiscono in modo istintivo, anche perché non c'è il tempo per pensare nel modo complesso che la situazione invece richiede. Negli Stati Uniti ormai è chiaro quanta parte abbia anche l'uomo nell'incidente atomico: in nove incidenti su undici la colpa è dell'uomo. Due esempi: a Catawba, nella Carolina del Sud, il 15 agosto 1985 un ingegnere lascia la sala di controllo per andare in un blocco vicino ad aiutare un collega in un lavoro di routine. Nell'uscire dimentica di staccare l'impianto che riempio un serbatoio del circuito primario. Per poco non si verifica un incidente per eccesso di pressione. Quattro giorni più tardi un tecnico cerca per ore di riparare una lampadina di controllo nell'impianto di emergenza. Soltanto dopo molti tentativi si accorge che 11 difetto è nell'erogazione della corrente. Ancora: il 23 luglio 1985, nella centrale Fermi, nel Michigan, un tecnico chiude anziché aprire una valvola 'perché non gli erano chiare le istruzioni: Sei 2dungulmc1arraddnPmpdrtsdnchpnpHpLbWcdvn giorni più tardi c'è un incidente nel sistema di raffreddamento di emergenza e soltanto allora viene fuori l'errore. Il 30 giugno 1985 nella centrale di Brunswick, nella Carolina del Nord, un banale errore scatena un incendio nel sistema di raffreddamento di sicurezza: era stato montato un relè di tipo sbagliato. A Cooper, nel Nebraska, 11 24 agosto 1985 lo scambio di due fili porta un danno a una valvola. Per tre giorni nessuno se ne accorge. All'orìgine di quasi tutti gli incidenti c'è un guasto a una parte importante dell'impianto. Due guasti simultanei potrebbero avere conseguenze incalcolabili. Il 16 agosto 1985 nella città americana di Dresda, nelrniinois, una caduta nell'erogazione di corrente porta al blocco del reattore. Nel dicembre 1985 l'erogazione di emergenza della corrente nella centrale canadese di Pickering porta al blocco simultaneo di tre reattori, per cinque giorni Se questi due incidenti si fossero verificati nella medesima centrale, la fusione del nocciolo sarebbe stata inevitabile. Soltanto uno del 48 incidenti resi noti dalla Alea era noto già prima, quello nella centrile tedesca di Grchnde, il 6 marzo 1985: una pompa di emergenza cedette nel corso di un test. Quando Hannes Kempann, deputato dei Verdi ad Hannover, fece una interpellanza al Parlamento del Land, il ministro per l'Ambiente della Bassa Sassonia, Werner Remmers, rispose che nell'incidente di Grohnde non c'era stato nessun vero problema di sicurezza, nemmeno un perìcolo potenziale. Le altre pompe non erano state danneggiate e le misure di sicurezza non erano stote necessarie. La causa del guasto sarebbe stata chiarita senza ombra di due- . bi. Si trattava dunque, in fin dei conti, soltanto di un incidente leggero, appena degno dinota? Nel rapporto Alea si legge tutt'altro. In nessun caso si trattava soltanto di una pompa che si era dimostrata inefficace nel corso di un test. Nel corso del test era stato;, sjcojjexft^mplto di plfcj La- pompa-di- emergenza era difettosa 'già'tìà parecchior tempo e per questo nelle tubature si era accumulato gas anziché acqua. Nell'ispezionare tutte le condotte per rimetterle in sesto si erano trovate quantità eccessive di gas sia nelle condutture di carico che in quelle di scarico, dice il rapporto. Come «misura di sicurezza» vennero controllate anche le altre tre pompe di emergenza. Nelle tubature di tutte e tre si trovò gas. Gli ingegneri si trovarono di fronte a un enigma: nonostante test accurati, non riuscirono a identificare con chiarezza il punto da cui usciva 11 gas. I tecnici di Grohnde cercarono perciò di prevedere tutte le possibili cause, ma annaspavano nel buio, come colui che vuole centrare un bersaglio nel modo meno approssimativo possibile usando un fucile a panettoni. Si cambiarono alcune parti dell'impianto e la verifica che prima si faceva ogni anno ora viene fatta ogni mese. Se in quell'occasione le pompe non fossero state sottoposte a test, ma messe direttamente in funzione, nel giro di dieci minuti 1 tecnici al lavoro sarebbero morti, conclude il fisico. Secondo l'interpretazione dell'Agenzia americana per l'energia nucleare, un incidente del genere è il campanello d'allarme di incidenti più gravi. Secondo il fisico Hirsch, è metà strada verso la fusione del nocciolo. Copyright «Dcr Spiegel» - -««r l'Italia «La Stampai O 21 febbraio 1983 l'impianto bulgaro di Kozloduj, montato dai russi, andò in tilt per il cedimento di alcune valvole. Solo con molta fortuna gli addetti riuscirono ad evitare una catastrofe. La zona era sismica, ma geologi e politici avevano tenuto nascosto il pericolo. Lo spavento fu tale che vennero bloccati i piani di potenziamento. Ogni volta che un impianto viene disinnescato l'utilizzo è ridotto: per questo chi gestisce le centrali vorrebbe evitare ogni arresto Centrali atomiche in funzione o in costruzione