Chiacchierone per un bel film di Masolino D'amico

Chiacchierone per un bel film «SWIMMING TP CAMBODIA», 87 MINUTI DI MONOLOGO Chiacchierone per un bel film NEW YORK — Roberto Rossellini diceva sempre che il dnema non ha ancora nemmeno cominciato a sfruttare tante sue possibilità, condizionato com'è dal sistema di distribuzione nelle sale, dove il pubblico pagante si aspetta uno spettacolo legato a certe costanti — per esempio, a una certa durata Di lì, le sue speranze nella televisione, mezzo da questo punto di vista molto più flessibile, disponibile ad accogliere materiale improponibile nei locali tradizionali: il film brevissimo o sterminatamente lungo, il documentario, l'inchiesta. Tuttavia non è detto che ogni tentativo di battere una nuova strada anche sugli schermi a pagamento sia necessariamente votato alla sconfitta. Molti, e fra questi l'onnipotente Vincent Canby, critico del New York Times, mettono ai primissimi posti fra i migliori film usciti ultimamente nella metropoli americana Una pellicola per la verità normalissima nella durata (87 minuti), in cui un unico personaggio, seduto a un tavolino davanti a una caraffa e à un bicchiere d'acqua, parla ininterrottamente rivolto al pubblico; unica interruzione, l'inserto di pochi spezzoni di un altro film, che servono per illustrare il discorso, i. Questo monologo, che si intitola Swimming lo Cambodia (In Cambogia a nuoto),, era già stato collaudato dal suo autore ed esecutore, tale Spalding Gray, praticamente sconosciuto al grosso pubblico, sul teatro, o per meglio dire, in uno «spazio alternativo» off-off Broadway, chiamato «The Performing Garage»: come spiega il nome, un piccolo garage privato adattato con sedili, dove appunto vediamo entrare il protagonista all'inizio dd film. Spalding Gray è sui quarantacinque anni, alto, biondo, un po' spelacchiato. Già in passato aveva presentato dd monologhi, o meglio, delle chiacchierate autobiografiche; questa verte sull'avventura da lui vissuta durante otto settimane trascorse in Thailandia nel 1984, quando il regista Roland Joffé lo scritturò per una parte secondaria nel film oggi molto famoso intitolato 77ie Killing Fields (Urla del silenzio), sulla consegna di Phnom Penh ai Khmer rossi. «Non so niente della situazione in Cambogia», racconta Spalding Gray di aver detto al regista che lo intervistava «Sono completamente apolitico; non ho mai votato in vita mia». «Magnifico», rispose Joffé. «Lei è perfetto per la parte del viceàmbasciatore americano». Con una logorrea articolata e brillante degna del miglior Walter Chiari, mescolando fatti a dilatazioni in chiave grottesca, Gray rievoca la propria esperienza mediante il racconto di una serie di episodi tutti vissuti ih prima persona (l'intervista; l'angosciosa attesa del lavoro; il viaggio e l'albergo con la troupe; il primo assaggio dell'«erba» locale; le massaggiatrici orientali; il terrore dell'elicottero durante una ripresa; un bagno nell'Oceano Indiano; ecc., ecc.). Sempre molto piacevoli per la vivadtà del vocabolario e per l'assurdità delle immagini, i vari aneddoti più o meno dilatati finirono pòi tutti insieme per creare obliquamente un quadro della situazione in quei Paesi lontani assai più inquietante e terribile di quanto non appaia perfino nel conclamato Platoon, dove ogni cosa è ridotta a spettacolo, per quanto aggressivo e brutale. Certo, questo è un film che noe sarà mai visto fuori dai Paesi di lingua inglese: doppiaggio o sottotitoli gli toglierebbero la sua principale ra¬ gion d'essere, che è tutta verbale. Ma, sottolineano Canby e altri critici, è un vero film Come esperimento non è una novità assoluta, si ricordano altri esempi di trasposizioni cinematografiche del «concerto» di uno showman (di soli' to, però, molto più famoso dd simpatico Spalding Gray) lo si fece in America con Richard Pryor, due volte (1979 e 1982), lo si è fatto anche in Italia con Benigni. Molto ammirevoli sono tuttavia nell'occasione odierna il garbo e la professionalità con cui Jonathan Demme, regista ormai spedalizzato in imprese un po' fuori del comune, ha svolto il suo incarico, mediante delicati spostamenti della macchina da presa, un montaggio appena avvertibile, l'inserzione di effetti sonori pertinenti e di una musica debitamente subordinata alla parola; in breve, movimentando il materiale appena quel tanto da evitare la claustrofobia ma mai distogliendo l'attenzione dalla straordi naria performance dell'originale, estroso chiacchierone, quale proprio come a teatro termina il suo indiavolato tour de force visibilmente esausto, con la bocca piena di schiuma Masolino d'Amico

Luoghi citati: America, Cambogia, Italia, New York, Phnom Penh