In tv arriva lo spot del dissociato

In tv arriva lo spot del dissociato Una emittente romana diffonde l'appello di un ex terrorista a deporre le armi In tv arriva lo spot del dissociato DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Nelle carceri la cosiddetta «area della dissociazióne» si è dilatata a dismisura per effetto della legge che garantisce sconti, fino ad un quarto della pena, a chi rinnega la lotta armata e confessa le «attiviti effettivamente svolte*. Due mesi la. all'inizio di febbraio,! «dissociati» censiti dall'amministrazione carceraria in tutti i penitenziari italiani erano IBI. Con l'en. irata in vigore della legge, solo a Roma sono 220 circa i detenuti che, attraverso una dichiarazione scritta, hanno affermato la loro «dissociazione», chiedendo di accedere ai benefici previsti A scegliere la strada della resa politica sono stati tra gli altri alcuni nomi di spicco del terrorismo degli ultimi anni, come Corrado Alunni, Francesco Bonisoll, Giorgio Semeria e Maurice Bignami, l'ex dirigente di Prima linea che in uno spot trasmesso da una tv vicina al partito radicale ha invitato i •compagni assassini* in clandestinità a deporre le armi. Un «dissociato» ora agli arresti domiciliari a Roma dubita che questi appelli colpiscano il bersaglio: •Chi continua a praticare il terrorismo vive in un universo chiuso, impermeabile, prigioniero di una logica che si avvita su se stessa e rifiuta qualsiasi confronto con l'esterno*. Benché isolata e di dimensioni ridotte, l'area degli «irriducibili» esprime ancora il gruppo storico delle Brigate rosse — 1 Curdo, i Moretti 1 Oallinari, ad esemplo. Però l'Immagine tetragona offerta dal più noti capi storici del terrorismo potrebbe non corrispondere alla realtà. Lo pensa, ad esemplo, padre Alfonso Bachelec, fratello del vicepresidente del Csm ucciso dai brigatisti Bachelet, che da tempo è un punto di riferimento per molti «dissociati», ha la sensazione che alcuni tra gli «irriducibili» .abbiano percorso un cammino interno, anche se non hanno voluto o potuto esprimerlo esternamente*. Entrare nell'area della «dissociazione» non significa soltanto vedersi abbreviare la pena, anche in misura vistosa, tenendo conto degli ulteriori benefici introdotti dalla riforma carceraria (trent'anni in definitiva possono diventare la metà, e anche meno). Ai «dissociati» si schiude anche l'accesso ai permessi-premio, la grande novità dell'ultimo anno. Ma è giusto, ci si chiede, aprire le porte del carcere ad un ex terrorista confidando sul suo ravvedimento? I critici della politica del permessi-premio trovano conferme al loro scetticismo in alcuni episodi di cronaca: era uscito con un permesso, ad esempio, quel detenuto comune che un mese fa ha ucciso un agente impegnando centinaia di agenti in una convulsa caccia all'uomo. In seguito anche il ministero di Grazia e Giustizia ha invitato i giudici a scelte più oculate. Stando comunque a dati ufficiosi citati da Bachelet, le «fughe» derivate da- un permesso sono state ■ pochissime: 15 su 3000 permessi nel periodo iniziale. Il bilancio globale sarebbe attualmente questo: dei 6500 detenuti che hanno usufrui-' to di permessi, 32 non hanno più fatto ritorno al carcere. «La percentuale più bassa in Europa*, commenta 11 sacerdote.

Persone citate: Bachelet, Corrado Alunni, Francesco Bonisoll, Giorgio Semeria, Maurice Bignami, Moretti

Luoghi citati: Europa, Roma