«Sull'Etna con troppa leggerezza» di Antonio Di Rosa

«Sull'Etna con troppa leggerezza» Dopo l'ultima tragedia, parla un esperto della Protezione Civile «Sull'Etna con troppa leggerezza» L'Etna uccide. L'Etna erutta lava senza soste. L'Etna fa paura. Ma, ogni giorno, sulle pendici del più grande vulcano d'Europa, torme di turisti cercano la cornice più suggestiva per una foto da album del ricordi. E', giusto sfidare l'ira dei crateri rischiando la vita? Non sarebbe più opportuno cingere 11 vulcano con un cordone invalicabile per evitare altre sciagure? 'Qualcosa si deve fare, il turismo di massa va realizzato in condizioni di sicurezza, totale — dice ' il professor Franco Bàrberi, presidente della sezione "rischio vulcanico" della commissione grandi rischi, insediata al ministero della Protezione civile —. Sono contrario a un divieto assoluto perché è come proibire le scalate in montagna». Ma non erano vietate le escursioni, dopo la grande eruzione dell'ottobre scorso esauritasi 1127 febbraio? «Questo è un tasto delicato, R gruppo di Vulcanologia non aveva autorizzato la ripresa dell'accesso turistico. Altro non so». Non avete mai pensato a una regolamentazione delle arrampicate? 'Si, dopo {Incidente del 1979 con nove morti, sra stato impedito l'avvicinamento alle parti sommitali del vulcano. Ma non c'erano con¬ trolli effettivi. L'anno scorso, d'intesa con Is guide dell'Etna, abbiamo organizzato un sistema di avviso ai turisti, di descrizione dei rischi legati al vulcano. Ogni guida doveva essere in collegamento permanente con i ricercatori del Cnr dell'università di Catania, in modo da decidere se era il caso di consentire l'accesso ai turisti. Adesso dobbiamo capire come, chi e perché ha autorizzato quel gruppo di persone ad avvicinare il cratere del versante Sud-Est dove è avvenuta l'esplosione». Professor Bàrberi, che cosa è accaduto Ieri in cima all'Etna? • Una esplosione che, in gergo vulcanologico, si chiama freatica. TI meccanismo è il seguente: quando manca un'attività permanente con fuoruscita di magma in su-, perfide, le condizioni di instabilità delle pareti del cratere determinano crolli, frane. Questi cedimenti di materiale solido ostruiscono il condotto e formano il tappo, al di sótto del quale si accumulano i gas del vulcano e il vapore acqueo presente nel magma e in parte dovuto allo scioglimento delle nevi. Quando t gas raggiungono la pressione sufficiente a lanciare in aria frammenti solidi, avviene l'esplosione». Quali gas compongono questa miscela esplosiva? • Vapor d'acqua, anidride carbonica e idrogeno solforato». Non esistono mezzi tecnici in grado di cogliere 1 segni premonitori di questo fenomeno? 'No, perché tutto avviene in superficie. E' quasi impossibile prevedere l'esplosione. La sorveglianza vulcanica è basata sui processi di trasferimento di magma da zone profonde verso la vetta. E questo movimento è accompagnato e preceduto da una serie di fenomeni come il sollevamento del vulcano, la propagazione di fratture, quindi terremoti, la migrazione di sostanze ad alta temperatura, variazioni nel flusso di calore. Dunque, in una eruzione è possibile captare questi segnali. Invece le esplosioni, come quella di oggi, si concentrano nelle ultime centinaia di metri dell'Etna e li l'energia è rnimyscola». Da quanto si è formato 11 cratere del versante SudEst? «Nella zona sommitele dell'Etna ci sano quattro strutture crateriche. Il cratere centrale, cioè quello di più vecchia origine; il cratere di Nord-Est, quiescente per molto tempo ma tornato in attività l'anno scorso; la Bocca Nuova che è, come dice il nome, una struttura recente, dove avvenne l'esplosione di 8 anni fa; infine il cratere di Sud-Est che risale al 1971». Professore, scorrendo la cronaca di quest'ultimo incidente si scopre che una pioggia «di macigni freddi» si è abbattuta sul turisti. Il macigno freddo sembrerebbe un paradosso... •Spiego subito: si tratta di rocce compatte proiettate all'esterno dall'esplosione. Non sono fenomeni caldi, tanto è vero che la temperatura è appena superiore ai 100 gradi nel vapore ma le rocce si raffreddano immediatamente». Tutte le cose che lei dice suggeriscono una riflessione: sarebbe indispensabile avere sull'Etna una struttura permanente di osservazione ad alta tecnologia. Perché non c'è? tDa quando esiste la Protezione Civile qualcosa è cambiato. L'anno scorso è stato stanziato un miliardo e mezzo proprio per migliorare il sistema di sorveglianza dell Etna: per ora tutto è rimasto sulla carta. Ma •non è solo un problema di fondi, ci vogliono gli uomini. E l'istituto del Cnr di Catania conta solo 9 ricercatori. Pochini, pochini». Antonio DI Rosa

Persone citate: Bocca Nuova, Pochini

Luoghi citati: Catania, Europa, Sud-est