Esplosione sull'Etna, morti madre e figlio di Antonio Di Rosa
Esplosione suil'Ung, morii madre e figlio Salta il «tappo» del cratere di Sud-Est, pioggia di sassi su turisti francesi Esplosione suil'Ung, morii madre e figlio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE CATANIA — Un boato, un pennacchio di fumo e poi una pioggia di sassi Trenta secondi d'inferno sul versante .sud-orientale dell'Etna. Due morti e sei feriti sotto la coltre di brandelli di pietra lavica abbattutasi su una comitiva di turisti in gita sulle parti alte del vulcano. Seguendo 11 copione di un'altra tragica esplosione, quella del 12 settembre di otto anni fa che provocò 9 morti e una ventina di feriti, l'Etna ha ucciso ancora. La sua furia improvvisa ha colpito la famiglia di un diplomatico dell'ambasciata francese a Roma, Marc Prevot, 45 anni, che ha perso la moglie, Daniele Metz, 41 anni, e 11 figlioletto Pierre Henri di 9 anni. L'uomo, nell'esplosione, ha riportato solo lievi escoriazioni. Coinvolti altri due figU: Alexis di 15 anni, ferito lievemente, e Hugo, di 12 anni, rimasto illeso. Oli altri feriti sono stati medicati negli ospedali catenesi e subito dopo dimessi. La comitiva era composta da una trentina di persone, divise in due gruppi, accompagnati dalle guide dell'Etna. Erano partiti intorno a mezzogiorno dalla zona del rifugio Sapienza a bordo dei gipponi fuoristrada della Sitar,, la società che organizza le escursioni sul versante Sud del vulcano. Alle 13,45 la tragedia. A quota 3000, fra la base del cratere di Sud-Est e la zona della Torre del Filosofo. 'Eravamo scesi dalla jeep e ammiravamo l'attività dei crateri — racconteranno poi due coniugi francese Andrée Le Boucher e il marito Michel Couchois —, o un certo punto si è udito un boato e dalla parte alta del vulcano si è alzato un pennacchio di fumo grigio e marrone. Siamo rimasti per qualche istante a guardare più curiosi che impauriti. Poi è cominciata la pioggia di pietre. C'è stato un fuggifuggi generale. Frammenti di roccia cadevano in un raggio di centinaia di metri. Chi ha potuto si è messo al ripaio. Quella povera donna e il suo bambino sono stati colpiti in pieno». Il primo allarme l'hanno dato le guide dell'Etna che accompagnavano la comitiva del turisti. Si è messa in azione la Protezione Civile. Mobilitate tutte le forze disponibili. Medici e infermieri sono stati bloccati nei tre ospedali cittadini. Colonne di mezzi di soccorso si sono mosse lungo i tornanti del vulcano fino al rifugio Sapienza, dove ha funzionato un centro operativo della Protezione Civile. Daniele Metz è morta sul colpo, pesanti macigni l'hanno raggiunta alla testai II figlioletto Pierre Henri respirava ancora quando è stato caricato a bordo di un'ambulanza della Croce Rossa. Ma è morto durante il trasporto all'ospedale Garibaldi di Catania. Sulla tragedia è già stata aperta un'inchiest;.. La conduce il sostituto procuratore della Repubblica Salvatore Scalia. Inoltre, ieri sera, a Catanu. è giunto il professor Franco Bàrberi, responsabile della sezione vulcanologia all'interno della commissione grandi rischi della Protezione Civile. Assieme ad altri esperti ha tenuto un vertice in Prefettura. Si cercano 1 perché di questa tragedia. Improvvisa e inattesa dicevano ieri pomeriggio i responsabili della Protezione Civile. Anche se c'è già aria di polemica. Qualcuno, fra gli esperti dell'istituto di Scienze della Terra dell'Università, sostiene che c'erano stati nei giorni scorsi segnali premonitori. Dice il professor Giuseppe Fatane, ricercatore fra i più attenti al più piccoli movimenti del vulcano: «/ sismografi avevano regisirato continue variazioni nell'ampiezza dei tremori proprio in corrispondenza della zona della Torre del Filosofo dov'è avvenuta l'esplosione». Fenomeni sufficienti a far prevedere quello che sarebbe successo? Era forse il caso di vietare in questi giorni le ascensioni ai crateri? Gli studiosi dell'università non si pronunciano. -Ncn abbiamo ancora elementi sufficienti per capire quale è, in questi casi, la soglia del pericolo» sottolinea Fatane. Ma la polemica è già attizzata. Sembra di tornare al giorni successivi all'esplosione di otto anni fa. In quell'occasione il cratere interessato al fenomeno vulcanico fu la cosiddetta «Bocca Nuova». I gas accumulatisi nelle viscere della montagna fecero saltare il «tappo» di lava solidificata che otturava l'apertura del cratere. -Ma stavolta la bocca non era occlusa — dicono in Prefettura — chi poteva prevedere quello che sarebbe successo?». Quella volta la faccenda fini in un'aula giudiziaria grazie anche all'ostinata iniziativa dei feriti e dei parenti delle vittime costituitisi parte civile, il tribunale di Catania, in primo grado, condannò per omicidio plurimo colposo un gruppo di guide dell'Etna, i dirigenti della Sitas, il sindaco di Nicolo:;*, 11 paese nel cui territv—io ricadeva la zona del dib,*ju o. Tutti furono però assolti in appella L'oggetto .della contesa fu la prevedibilità o no dell'esplosione. Nino Amante (A pagina 7: «Sull'Etna con troppa leggerezza», di Antonio Di Rosa).
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