La pensione? Me la faccio da solo di Franco Giliberto

La pensione? Me la faccio da solo In aumento i lavoratori che scelgono il «risparmio forzoso» per il futuro La pensione? Me la faccio da solo Almeno 200 aziende hanno aderito a queste forme di «autopensionamento», con accordi integrativi per i loro dipendenti • Doppi vantaggi fiscali: detrazioni all'assicurato e alle imprese - Eni, Montedison, Ibm, Fiat, Riunite hanno già avviato programmi ROMA — C'è In giro tanta gente, sempre di più, che guarda con interesse e curiosità al cosiddetto «autopcnslonamento»: quella specie di costante esborso mensile di quattrini che dopo cinque, dieci, venti anni permette di avere una pensione privata (lo Stato e l'inps non c'entrano proprio) commisurata ai versamenti; oppure di avere una liquidazione ih unica soluzione del capitale e dei frutti maturati I versamenti mensili richiesti, secondo 1 programmi fin qui disponibili sul mercato finanziarie, variano In genere da un minimo di 50 mila lire a un massimo di 600 mila. Specialmente dal 1984, quando sono cominciate a pullulare queste offerte delle compagnie assicuratrici, numerosslsslml cittadini hanno individualmente aderito ai programmi di ri-, sparmlo forzato, in vista di un futuro compenso. Ma la maggiore novità del settore consiste ormai nella diffusione a macchia d'olio — e per grandi gruppi di lavoratori — delle pratiche di «autopensionamento» integrativo. SI calcola che le aziende italiane che vi hanno aderito siano già oltre duecento e che entro l'anno 11 loro numero sia destinato a raddoppiare. Anche piccole Imprese, con 100-200 dipendenti, hanno cominciato a nutrire acuto interesse per queste possibilità e son due i principali motivi: da un lato, le compagnie assicuratrici praticano condizioni più vantaggiose quando si realizza la condizione d'una raccolta ingente di versamenti presso un'unica fonte; dall'altro, i datori di lavoro che volontariamente contribuiscono (anch'essi con esborso mensile) alla costituzione della pensione integrativa del propri dipendenti possono considerare l'operazione come «costo deducibile' nella determinazione del reddito d'impresa. L'aspetto fiscale gioca un ruolo importante nel successo di simili iniziative: non soltanto il datore di lavoro, ma anche 11 singolo cittadino che accede per inzlativa singola o collettiva a un programma di .autopensionamento» può detrarre ogni anno dal proprio reddito Imponibile le somme (considerate premi di assicurazione) che versa, fino a un massimo di 2 milioni e mezzo di lire. Se nel¬ l'avvenire questa facilitazione non verrà a mancare, costituirà uno dei più solidi incentivi all'espansione del sistema, che in Italia tuttavia possiede già da molti anni alcuni -isolotti felicemente esplorati':, una recente indagine ha rilevato che 190 mila lavoratori bancari e 68 mila pensionati di istituti di credito e di compagnie assicuratrici hanno accumulato nel tempo, con il contributo delle rispettive aziende, 12 mila miliardi per fondi di pensione Integrativa. Ma non soltanto i bancari hanno guardato all'esempio svizzero, dove le assicurazioni previdenziali hanno avuto fortuna fin dalla fine degli Anni Ses¬ santa, a fianco del sistema pubblico, con una diffusione capillare. Tra 1 grandi gruppi aziendali italiani, sono già state stipulate o sono sul punto d'essere perfezionate bozze di programmi assicurativi che riguardano decine di migliaia di lavoratori: alla Montedison, con 70 mila dipendenti, dove sembra sia questione di giorni la firma d'un accordo con i sindacati per la gestione del nuovo fondo pensioni integrative; alla Ibm Italia, con 13 mila dipendenti, dove il 'Plano di risparmio pensionistico* è.da poco decollato (l'azienda comincia a contribuirvi quando 11 dipendente ha maturato dieci anni d'an¬ zianità); alla Fiat e alla Lega delle Cooperative, dove programmi di pensione integrativa sono stati finora previsti per 1 dirigenti; nell'ambito della Confesercenti, della Confederazione dell'artigianato e di altre associazioni di categoria, dove convenzioni generali sono via via fissate con varie compagnie d'assicurazione, nella previsione che gli associati aderiscano volontariamente ai programmi proposti, come sta avvenendo; all'Eni, con 35 mila dipendenti, dove l'accordo per le pensioni integrative ha avuto poche settimane fa 11 beneplacito del sindacato e il programma è adesso avviato. Per l'Eni l'operazione è guidata dalla Toro Assicurazioni, che ha ruolo di coordinatrice dell'iniziativa, affiancata da un pool di compagnie di gran calibro: Ras, Assicurazioni Generali, Fondiaria, TJnipol e Ina. L'adesione del lavoratori è volontaria. Non è previsto un contributo dell'azienda al versamenti mensili del dipendenti. C'è tuttavia uria serie di garanzie, concordate anche grazie all'Intervento dei sindacalisti e ritenute importanti. E' probabile che questa tipologia di •programma pensione' sia presa a base di analoghi accordi in altri settori lavorativi (nella tabella pubblichiamo quattro esempi di prestazioni, delle quali possono beneficiare i dipendenti Eni; il versamento minimo mensile è di 50 mila lire, massimo di 600 mila). Nel programma Eni, tra le clausole •qualificanti» vi è la previsione di reversibilità della pensione integrativa, ovvero la possibilità di designare una seconda per sona per il godimento del vitalizio; la restituzione ai beneficiari indicati dal lavoratore — del contributi versati, In caso di premorienza; il riscatto in qualsiasi momento del versamenti effettuati da almeno un anno; l'ottenimento di prestiti, per qualsiasi evenienza, entro il limite del valore del riscatto maturato (senza alcun interesse in caso di gravi necessità terapeutiche); la realizzazione con polizze a prestazioni ri' valutate, con rendimenti certificati per legge e rivalutazioni annuali attribuite in modo definitivo, a prescindere da qualsiasi andamento economico futuro, Franco Giliberto

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