Le nuove alghe che assediano Venezia

Le nuove alghe che assediano Venezia IL «BLOOM» TRASFORMA LA LAGUNA IN UNA STERMINATA ZUPPA Le nuove alghe che assediano Venezia VENEZIA — Fino a Ieri erano verdazzurri, verdi, verdastri: i canali della Laguna hanno infilato settimane di grazia, a fine inverno. Limpidi e luminosi, al largo, 1 grandi specchi tra le isole: secondo le profondità, il vento, le sabbie. Le luci sull'acqua, la sera, parevano quelle d'un tempo: prima del fosgene a Marghera, del pesticidi nell'entroterra, del porto del petroli a un passo da casa. Nel giro- di una notte, l'acqua limpida è diventata una brodaglia schifosa, bruna, opaca. Tappeti di alghe in sospensione, grandi e piccole, in dissoluzione o già marce: una sterminata zuppa di verdura, più o meno densa. Da una decina di giorni, in questo inizio di aprile, Venezia naviga in una nuova Laguna, tra decotto di liquerizia e catrame putrefatto. La città-anfibio ne è snaturata: gli insiemi famosi — il Gran Ponte, il Canale, il Palazzo —, ripetuti in infiniti altri sconosciuti e magari più belli, che pere hanno tutti nell'elemento mobile la loro trama vitale, sono come stravolti e ammutoliti: appaiono insensati, inutili. I! liquido che penetra Venezia da tempo è diventato veleno; e ora distrugge anche l'immagine. L'aria 6 sottile, intanto, fresca e trasparente. Ma senza più riflessi, diffusioni, rimandi. «Toni» e •sfumature», addio. Qua e là si riformano inediti riverberi, come gigli mai visti; il brodo scuro rimanda immagini angosciose: e noi, al confronto con quelle di prima, automaticamente le rimoviamo. La visibilità, sino al più lontano orizzonte, è perfetta; ma il paesaggio è allucinato, stiamo perdendo Venezia. Passo per San Zaccaria, sotto il campanile c'è un giardinetto grande cosi, tra alberi secolari. In quel mini-scampolo di paradiso, qualcuno sull'erba sta usando non la falce o le mani, ma 1 diserbanti. il nuovo brodo marrone è fornito dal bloom, come dicono 1 tecnici, dalla fioritura esplosiva di mlcroalghe, dall'espansione abnorme del fitoplancton. Predominano le diatomee e lo skeletonema costatum, che sarebbe la vera novità di quest'anno; ma non mancano anche le macro-alghe, un po' di ulve e molte linee, ormai non se ne capisce più niente. Le une si moltiplicano a velocità supersoniche; le altre, più lente ma stabili, costruiscono i letti per la riproduzione. In Laguna è sempre tutto un nascere e rinascere: ma ora la proliferazione cresce smisuratamente, di primavera in primavera, pressappoco con questa progressione: dieci anni fa non si arrivava al mezzo milione di cellule algali per litro, oggi ci si avvicina ai SO milioni. Ci hanno raccontato finora che succede «col primo caldo». Ma quest'anno ha fatto freddo; anche oggi che giro per i canali e scrivo, fa freddo. Solo che in acqua bastano 10-12 gradi per qualche ora, basta un po' di sole nel pomeriggio, per scaldare il poco liquido nei nostri «rii» intasati. Il processo si innesca subito: perché tutto è pronto 11 dentro per essere innescato. Il Palazzo m questi giorni, si sa, ha altro da fare; l'assessore comunale dichiara francamente di essere sorpreso. Noi non-assessori, che ci sgoliamo da anni, non slamo sorpresi ma furenti. La cosa più terribile è fare il giro del canali interni in bassa marea, nei piccoli «rami» melmosi, in rovina per la mancata manutenzione, colmi di fanghi inquinati. Passate a vedere, amici di mezzo mondo, magari dopo una visita alle grandi mostre in Palazzo Ducale o a Palazzo Grassi, date un'occhiata al brodo lurido tra i merletti di Desdemona. Ma attenti a non toccarlo con le mani, a non farvi sporcare l'impermeabiie: quest'acqua lascia il segno, non si cancella più. E non era cosi «prima» — su questo sono d'accordo anche loro, nel Palazzo —; non era cosi quando i canati si scavavano regolarmente e si poteva farci il bagno. Le cause de! disastro oggi, a metterle insieme, sono tutto un groviglio come le alghe: zone industriali eccessive, nuovi insediamenti sulla gronda tra Laguna e terra ferma, detersivi in casa, canali dei petroli in piena Laguna, uso indiscriminato di diserbanti e pesticidi nell'entroterra: gli stessi che ci impediscono di usare gli acquedotti in Piemonte, in Lombardia, nel Friuli Troppa roba si riversa qui in questa breve Laguna: sappiamo si e no le quantità; ma non sappiamo che cosa ne nasca, quali nuovi veleni leghe, piante, miscugli Possiamo supporre quel che succederà nei prossimi giorni: .l'esplosione algale si calmerà, la Laguna diverrà rossastra e via via giallognola, per arrivare verde bandiera stabile — tutti colori innaturali —. L'immensa distesa a Sud della Giudecca, verso 11 Lido, ormai chiamata «triangolo della morte», oggi è marrone denso: diverrà bianco- ere mosa, completamente anossica. Già ora, mentre passiamo, nonostante il vento che tira, puzza di composti di zolfo; col caldo vero, tra qualche mese, ci asflssieremo come e più degli anni scorsi Saremo invasi dal maledetti chironomldi; sull'acqua, branchi di pesci morti Come ogni anno protesteremo, fuggiremo, dimenticheremo. Per non'dimenticare del tutto fissiamo almeno quésto nella retina: il Palazzo Ducale oggi si alza grigio-cenere all'orizzonte, su un mare di piombo e di piscio. Ci avviciniamo, tutto sembra finto: l'acqua agitata si fa come solida, tra onde di metallo e di ebano: il colore del liquido infernale <■ testadl-moro. Tutti 1 colori della Laguna ha visto nei secoli la sede dei Dogi e 1 grandi pittori ce ne hanno trasmesso la gamma. Mancava solo questo. Eppure mezzo miglio verso Est — verso mare —, quasi un miglio a Nord di Venezia, avviene ancora, in piena «esplosione», il miracolo: l'acqua improvvisamente torna azzurra. Cè una precisa linea di confine, uno spartiacque perfettamente riconoscibile che corre verso Nord-Est lungo le grandi isole della Certosa e delle Vignole. Lo scopriamo e lo segniamo sulla carta metro per metro: lascia a sinistra — verso Ovest, nel liquame — Venezia e Murano; a destra, nell'azzurro, l'isola di Sant'Erasmo e quasi tutta la Laguna Nord. I! nuovo bloom, dunque, copre la Laguna centrale e le zone con termini fino all'aeroporto di Tessera; deve arrivano i turisti e gli scarichi di vari fiumi gli «sversamenti» di canali artificiali delle industrie, e in genere della gronda. Quegli scarichi piombano esattamente su Venezia: è 1'entrcterra che investe la città-Laguna. Sappiamo che c'è più d'una commissione al lavoro, da anni; ma è nell'entroterra che si intrecciano gli interessi e si moltiplicano i voti Con la marea in deflusso, la linea d'ombra — notiamo — avanza lentamente verso mare. Quando avrà raggiunto 11 litorale laggiù, anche questi specchi azzurri diverranno liquame. Speriamo di non dover chiudere Venezia, l'estate prossima, come abbiamo già chiuso l'aeroporto. Oltre a tutto, la vecchia città è una delle nostre ultime miniere in attivo, butta ancora qualcosa. Attendiamo. Paolo Barbaro

Persone citate: Laguna, Murano, Paolo Barbaro, Tessera