Il colpo di coda di Craxi di Ezio MauroMarcello Sorgi

■I colpo di coda di Craxi Com'è nata e sfiorita la mossa per cercare una maggioranza referendaria ■I colpo di coda di Craxi L'allarme della de e la «strategìa dell'attenzione» di Andreotti - Il travaglio dei liberali prima di rispondere «no» del senatori democristiani, si è catapultato fuori dall'aula per rovesciare l'allarme su piazza del Oesù,quelle poche parole di Craxi hanno infiammato il corteo funebre del governo, trasformando quella che doveva essere la giornata dell'addio nell'Inizio di uno strano espei talento, giocato a cavallo tra maggioranza e opposizione, senza prassi, precedenti, tradizioni, e senza nemmeno un traguardo sicuro cui approdare. Tutti corrono al telefono, raccontando, domandando, interpretando. Ma alla fine del corridoio del governo, la dove il muro del Senato si curva per seguire il profilo dell'aula e 1 commessi non lasciano passare nessuno, si affaccia Immediatamente, per interposta persona, 11 secondo protagonista della giornata: Giulio Andreotti. Era stato cauto, sempre presente ma appartato, cordiale con Craxi ma silenzioso, per tutti questi giorni fatti di attese e di rinvìi, mantenendosi al riparo della doppia assicurazione stipulata nel corso della crisi: la nuova ^mMrin con Craxi, il patto (o il mezzo patto) con De Mita. Ma ieri a meta mattina, appena le acque si sono mosse, ecco gli emissari andreottlani spuntare a fianco del plenipotenziari craxlanl, correre dai liberali, per controllare da vicino — senza compromettersi — fin dove può arrivare il cuneo della maggioranza referendaria, senz'altro sgradito a piazza del Gesù, ma capace forse di allontanare 11 baratro delle ioiiwcui«uv u Darairo aeue elezioni anticipate, riaprendo uno stretto sentiero per il cammino di Andreotti. Sereni, interessati, curiosi, il tecnico Vitalone e 11 factotum Sessa appaiono nel silenzio del corridoio riservato accanto a Rino Formica, si spostano da Giuliano Amato, lnseguono il liberale Palumbo. Pochi passi più in la, sotto gli occhi di tutti, il resto della de si eccita e si affanna cercando di tampona¬ l *v.*...^^...* j re la mossa di Craxi. Mancino parla a ruota libera e a muso duro di «violazione delle regole; e di .dtssociaeione de., minaccia a ripetizione di rio tenersi, di abbandonare l'aula, di ricorrere al Capo dello Stato. C'è più di una^ telefonata tra Palazzo Madama e piazza del Gesù. Poi, in coppia come ai bel tempi, Forlani e Fanfanl bussano alla porta a vetri ciie chiude l'ufficio del presi¬ v***mm» « | dente del Consiglio al Senato, e si presentano davanti a Craxi. I tre hanno buoni rapporti, ma 11 momento 6 difficile. Tocca al «morbido» Forlani chiedere a Craxi cosa vuol fare veramente. Ma il presidente del Consiglio non si sbilancia: .Vedlamo se presentano quest'ordine del giorno. Poi lo valuteremo». Forlani lo avverte: «Se sarà presentato, il governo dovrà esprimere un pare- uu uut/u a>pi uriche un ± re. Prima del voto, quindi, tu dovrai. riunire il Consiglio dei ministri. Sappi cheli dovremo dirti di nuovo di no». '•Vieni, Giuliano, Costituitone alla mano: ho bisogno di te», dice Craxi a Giuliano Amato all'uscita, trascinandoselo dietro nel cortile di palazzo Madama, per quattro giri nervosi attorno alla vecchia fontana, cercando di chiarire 1 problemi procedurali che avviluppano un congegnò politico in pieno movimento, lanciato contro la de demltiana. E la de lo sa benissimo: tornando nel suo studio.Fanf ani trova Mancino che lo aspetta, per chiedergli di non mettere in- votazione nessun documento, sbarrando cosi la strada all'ordine del giorno capace di far nascere la maggioranza referendaria, relegando — aia pur temporaneamente — la de all'opposizione. Fanfanl ascolta, ma non dà risposta. E a questo punto, mentre sale l'allarme de, scende in campo direttamente De Mita, con una telefonata a Renato Altissimo. Il segretario liberale è solo nel suo ufficio, perchè non ha potuto seguire 1 suoi senatori riuniti al ristorante 'Quattro Colonne», dietro piazza Navona. Capisce che De Mita è allarmato, perchè teme che in questo giovedì di aprile nasca la maggioranza alternativa, e anche lui si dice perplesso. Pochi minuti dopo, al telefono liberale c'è Cosslga. Altissimo gli dice che il pli non ci sta, e non presenterà nessun ordine del giorno. «Chi vuole fare una maggioranza alternati¬ va usando i referendum si accomodi, ma senea di noi». Una telefonata, puntuale, sale ad informare tempestivamente Giulio Andreotti al quarto plano di piazza Montecitorio, proprio, mentre 1 suol collaboratori, riuniti attorno a lui, si stanno chiedendo se il gioco si riapre oppure no. .Sia chiaro — dice scendendo Paolo Orino Pomicino — noi non avremmo mai fatto un atto contro la de. Ma abbiamo seguito questa vicenda con attenzione e con preoccupazione, per l'isolamento in cui ci stava cacciando la linea della segreteria de». Alle tre del pomeriggio, Andreotti sa già che lo spiraglio, se si era aperto, si è rinchiuso. Ma al Raphael, Bettino Craxi non ne è convinto. Chi lo vede uscire dall'albergo, capisce che è nervoso perchè dopo mezza pennichella (e nonostante In serata debba salire al Quirinale per le dimissioni) ha infilato 1 pantaloni di un vestito e la giacca di un altra Ma ha anche trovato il tempo per mettere di nuovo in movimento Giuliano Amato. A palazzo Madama, il sottosegretario tenta l'aggancio con 1 socialdemocratici, dopo il fallimento con 1 liberali, cercando di convincere 11 capogruppo del pedi, Dante Behietroma, a firmare lui l'ordine del giorno per 1 referendum. Prudente, Behietroma chiama al telefono Nlcolazzi, che taglia corto: «/ nostri desumenti ce li scriviamo da . A. senea farceli dettare da nessuno». Poi, per non restare fermo e neutrale nello scontro tra Craxi e la de Nlcolazzi prepara una dichiarazione che propone di riaprire la strada ad Andreotti. E' la riedizione, in extremis, della proposta di un governo .amico», ma più del psi che di De Mita, almeno nelle intenzioni di socialisti e socialdemocratici. Al banco del governo, Andreotti apparentemente non fa una mossa. Ma nel corridoi, dopo una giornata di assenza, si riaffaccia puntuale Franco Evangelisti Parla, sorride, ammicca, sussurra, ma l'illusione dura soltanto due ore: Le ultime battute dell'intervento in aula di Mancino, chiudono di fatto ogni spazio a una rapida ripresa del dialogo dc-psi. Evangelisti e Craxi s'infilano insieme nella stanza del presidente. Escono subito dopo stringendosi la mano: «Devi dirmi tu — domanda Craxi —: che altro potevo fare»"/ Niente, risponde Evangelisti, con i gesti più che con le parole. E' veramente tutto consumato? .Chi può dirlo»?, risponde misterioso Andreotti scendendo le scale. Craxi, dopo 11 suo breve Intervento, durissimo contro la de, sta uscendo da un'altra porta per cambiarsi la giacca e correre da Cosslga a dimettersi: .La politica è fatta di tante piccole cose, bisogna aspettare la fine, è imprevedibile». .Per intanto — traduce Formica — abbiamo costretto laica dire che non vuol fare un governo. E Cosslga deve tenerlo presente: la de non pub piti gestire le elezioni. Tocca ancora a noi». Ezio Mauro Marcello Sorgi Roma. In una pausa del dibattito al Senato Craxi attende che qualcuno risponda al telefono

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