Jerry Lee Lewis rock e nostalgia

Jerry Lee Lewis rock e nostalgia Ha aperto a Milano il primo tour italiano Jerry Lee Lewis rock e nostalgia Duemila spettatori tra cui Julian Lennon e Ian Astbury DAL nostro u.""j\to MILANO — Julian Lennon si fa largo tra la folla: «Che spettacolo! • dice con un sorriso che lo fa ancor più simile al padre. Ian Astbury, sinistro zar dei Cult in colbaccone di pelliccia e palandrana alla Pietro il Grande, si aggira per la discoteca Rolling Stane con aria sdegnosa. Lui non sembra che si diverta un gran che. Ma il funereo Ian Astbury è in fondo un rockettaro eretico; Julian Lennon invece è qui per ascoltare un uomo che fu un mito di suo-padre, e oggi è mito suo. L'uomo è Jerry Lee Lewis, 52 anni folli di trasgressioni, scandali e rocfc'nVoH, che si esibisce per la prima volta su un palcoscenico italiano, l'altra sera al Rolling, ieri al Palaeur romano. Julian Lennon — a Afitano per vacanza e, dicono, per affari di cuore — non poteva mancare. Tanti altri non potevano mancare: nel locale strapieno — duemila persone — si aggirano nostalgici cinquantenni e ragazzini nati quando Jerry Lee Lewis e il suo pianoforte erano già storia; yuppies, musicisti, madri di famiglia, rockabilly con ciuffettone a banana e ragazze in gonna di tulle a campana. Una festa per il ritrovato, immortale rockn'roll. Festa riuscita, ma non del tutto. Gli dei, quando scendono sulla terra, un po' deludono. E cosi sia di Jerry Lee Lewis, il 'Killer», star degli Anni Cinquanta, poi nella polvere travolto da uno scandalo sessuale, riciclato nel generoso e redditizio universo del country, e ancora protagonista, reduce, soprawissu to, eroe nuovo di una generazione che riscopre la carica sanguigna del rock dopo .Ver?, melensa delle canzonette usa e getta. " Jerry Lee Lewis arriva sul palco in giubbotto nero a frange, jeans a sigaretta, stivaletti. Dopo due brani è già in maniche di camicia, sudato, stravolto. Suona poco più di un'ora: a 52 anni certe prestazioni atletiche sono problematiche. E di rockn"roll ce n'è ancor meno, bisogna andarselo a cercare in un fiume melmoso di too ricetti country n'western, gospel, ballate zuccherose alla Nashville, persino una versione del tutto superflua di Over the rainbow. E' il Jerry Lee degli ultimi anni, quello che in Italia non abbiamo conosciuto. Meglio cosi. Però, quando finalmente il 'Killer» comincia a tempestare la tastiera, la prende a calci, ci si siede sopra, e canta I'm bom in Louisiana, I'm a boogie woogie man, la gente balla e sballa ed è pura magia. importa se la.voce nori è quella di una Volti, se il viso affilato e pieno di e sudore mostra tutti i segni di una vita vissuta pericolosamente, se quel vecchio rocker che ragazzineggia a qualcuno sembrerà patetico. Persino i fan più tiepidi, che dopo una suite di ballate alla caramella mou cominciavano a sfollare, tornano indietro di corsa e si buttano nella mischia quando là sul palco la band (cinque musicisti e due coriste) attacca l'eterno giro di rock, e la voce del 'Killer, urla i primi sconclusionati versi di At the hop. Alla fine tutti si aspetta no Whole lotta shakin' o Johnny B. Geode. Invece niente bis. Si sfolla, un po perplessi. Fuori, una bancarella espone le T-shirt con i ritratti di Jerry Lee e profeti assortiti del rcckn'roll, il povero Buddy HoUy, Bo Diddley, Elvis - Presley. Sembra la galleria d«attà«tenatfcdi una nobi -le casata unpo' decaduta. i Gabriele Ferraris Jerry Lee Lewis: il recente passato country non convince

Luoghi citati: Italia, Louisiana, Milano