«Così Stalin fece fucilare mio nonno » di Emanuele Novazio
«Così Stalin fece fucilare mio nonno » Su un mensile sovietico Alexandre Kossarev ricorda la fine del segretario del Komsomol «Così Stalin fece fucilare mio nonno » DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — .Una notte il telefono squillò. Mia nonna alzò II ricevitore, ma nessuno rispose. Poi, sentì del rumori sulla scala: aprì la porta, e vide salire un uomo In uniforme ma scalzo, e dalla faccia strana, lunga e giallastra. Disse a quell'uomo: non svegli la bambina; ma lui e gli altri che erano con lui ordinarono a suo marito Sacha di vestirsi. Sacha disse semplicemente: "Sono un uomo onesto". Poi, usci con loro: sua moglie lo abbraccio, e pensò che non l'avrebbe più rivisto». Maria. Victorovna Kossareva il marito non lo rivide più davvero: gli uomini che portarono via Sacha, in quella notte non meglio precisata del 1938, lo rinchiusero in un lager staliniano, dove non restò a lunga Perché fu presto fucilato. Quella stessa notte, altri uomini arrestarono anche Ma¬ ria Victorovna e sua figlia: ma loro riuscirono a salvarsi. Non era mal accaduto, finora: un mensile sovietico, Iunost, pubblica la testimonianza, drammatica e sofferta, su un evento-simbolo per la coscienza e per la storia del Paese: la cronaca di un arresto e di un'agonia negli anni del terrore staliniano; la disgregazione di una famiglia, l'inizio di sofferenze atroci. Dando la parola alla nipote di Maria e Sacha Kossarev, Alexandre: che nacque più tardi, nel '63, l'anno in cui il nome Kossarev — fino ad allora bandito e proibito, impronunciabile in Urss — .tornò ad esistere»; ma che di quegli eventi venne a conoscenza dai racconti della nonna, della madre e di altri testimoni diretti. Una memoria finora rimasta silenziosa, alla quale è stato infine consentito di mostrarsi. Quando fu arrestato, Sacha Kossarev aveva ventisei anni ed era segretario generale del Komsomol, l'organizzazione del giovani comunisti. Un incarico importante, di fiducia e di rispetto; fini per nuocergli, forse, l'«anticonformismo.., l'amore della parola il gusto dell'intervento e della critica {.discuteva anche con guanti era vietato discutere», racconta Alexandre: per far capire, probabilmente, che suo nonno non esitò a «parlare» anche a Stalin). Nel '38 il comitato centrale del Komsomol denunciò un suo .grave errore» (quale, nella testimonianza non è precisato); e 11 brillante segretario generale seppe subito che per lui era finita. Scrive Alexandre: .Mia nonna mi raccontò che era sempre turbato, che non c'era tranquillità neanche In casa. Abitavano in dada, allora: gli agenti si nasconde¬ vano dietro ogni albero». Sacha decise perciò di trasferirsi a casa della madre di Maria, ma mentre era in viaggio capi di essere seguito: .Non cambia nulla», disse amaro ai familiari. .Non comoderà più nulla.. Provò anche con Stalin, cercò di spiegarsi, di ottenere rassicurazioni; le ebbe, ma di quelle vane, pretestuose, bugiarde: .Non ti preoccupare, set solo stanco. Avrai un altro Incarico, tutto tornerà normale», gli disse qualcuno vicino al dittatore. Invece, 1 pochi giorni che ancora gli restavano da vivere non furono normali. Furono segnati dall'ansia, dalla paure di essere colpito dalla «punizione» e dalla vendetta. Fino alla notte dell'arresto." . Racconta Alexandre: .Di recente ho saputo come si comportò mio nonno durante gli Interrogatori. Dopo una serie di domande senza senso gli gridò In faccia: "Mascalzoni, noli state uccidendo me, uccidete il potere sovietico". E scagliò un fermacarte sulla testa del giudice istruttore. Lo picchiarono a lungo, con brutalità. Dovettero portarlo via in barella». La famiglia Kossarev fu riabilitata 17 anni dopo: tornarono a casa tutti, tranne Sacha. La prima a tornare fu Maria, chiese subito notizie della figlia: .11 presidente della commissione perule riabilitazioni la rassicurò, ma lei chiese: "Tornerà con le manette?". Il presidente scosse il capo: "Quali manette?".. Il giornale fa seguire alle memorie di Alexandre una brevissima nota. Un commento, un annuncio — forse — di altre incursioni in un passato difficile: «Dobbiamo conoscere la nostra storia. Essere forti della verità». Emanuele Novazio
Persone citate: Alexandre Kossarev, Sacha Kossarev, Stalin
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