Detective e Madonne

Detective e Madonne A TORINO 17 TAVOLE TRA IL '300 E IL '500 Detective e Madonne TORINO — La galleria •Antichi Maestri Pittori, presenta fino al 24 aprile diciassètte tavole, dalla metà del '300 al terzo decennio del '500. Apre la raffinata anconetta gotica su fondo argento dell'assisiate Pace di Bartolo, chiude la Natività già nella collezione Auspitz di Vienna — presso cui il Berenson la pubblicò come Defendente Ferrari —, che la minuziosa scheda di Riccardo Passoni riferisce a un anonimo maestro, forse uno dei vercellesi Oirionl. equilibrante 1 modi piemontesi occidentali di Defendente con quelli orientali di Eusebio Ferrari. Fra queste due squisite immagini si incastona una selezione di livello qualitativo molto alto e, nello stesso tempo, «sofisticata». E' anche il carattere del fascicolocatalogo edito con cura da Allemandi, con le sue ampie schede di giovani specialisti, che si addentrano nei meandri dell'alta scienza conoscitiva con 11 fiuto di Sherlock Holmes: logica al rasoio, ma passione di esploratori nell'Inesauribile tessuto dell'arte italiana fra Gotico e Rinascimento. Da un lato abbiamo, ad esemplo, la specifica, irripetibile individualità di questi intimi colloqui, fra barbagli e punzonature d'oro, fra Madonna e Bambino, in cui è bellissimo gioco registrare di tavola in tavola le infinite possibilità mimiche e le varianti formali e ornitologiche dell'uccellino nella mano del Bambino. Ma dall'altro è sempre presente il senso generale di quel tessuto, il pulsare della storia e della storia dell'arte, tramato da questi maestri «minori» e spesso anonimi, individuati attra¬ verso il nome di una località, di una cappella di chiesa, di un museo, di una collezione, ospitante il prototipo dalle cui specifiche forme parte la ricostruzione e l'aggregazione. Questa si dirama con acribia da detective» fra musei, collezioni c, in qualche caso, i luoghi di collocazione antica originaria. Dai modelli di base dei grandi maestri e del loro maggiori seguaci, pulsa nello spazio e nel tempo il gioco dell'Innovazione, della conservazione, della deviazione, dal centro ad una periferia che reclama 1 suoi diritti a propri tempi culturali, alchimie, eterodossie. Ecco allora che il gruppo di Madonne col Bambino di periferia fiorentina del primo '400, da Prato a Pistola, oltre al fiorentino Cenni di Francesco di ser Cenni, ci illustra una declinazione tardo gotica, fra l'estrema tradizione giottesca e le nuove preziosità di Lorenzo Monaco, ben diversa dall'araldica cromia in oro, rosso e verdi notturni, settentrionale e veneta, della Madonna dell'Umiltà di un «Maestro del dossale Correr». E lo stesso avviene con un altro confronto fra estremo '400 e primo '500. Il Crocifisso con due penitenti bianchi del lucchese «Maestro di San Filippo», fra Filippino Lippi e influssi fiamminghi, è eterodosso rispetto al Rinascimento fiorentino. La Santa Eulalia del piemontese Gandolfino da Roreto coniuga la tradizione «mediterranea» ligure-provenzale con le prime aperture verso 11 Rinascimento lombardo di Zenale. Lume Lombardo è quello che tornisce la bellissima testa, ma questa emerge dal fasto estremo gotico della lamina preziosa di broccato rosso e oro. Marco Rosei Gandolfino da Roreto: «Santa Eulalia» (1501 circa; particolare)

Luoghi citati: Prato, Torino, Vienna