York: «Facendo l'archeologo ho scoperto un po'di me stesso»

York: «Facendo l'archeologo ho scoperto un po'di me stesso» York: «Facendo l'archeologo ho scoperto un po'di me stesso» Bosè, il capo dei predoni sanguinari: «Con questo film voglio far dimenticare il mio passato di bello del rock» ROMA — Michael York, inglese, 45 anni, attore di cinema e di teatro che ha legato il suo nome a film come La bisbetica domata di Franco Zeffirelli, Cabaret di Bob Fosse e Assassinio sull'Orient Express di Sidney Lumet, ha un carattere allegro e gioviale, una particolare attenzione per le coincidenze della vita, una forte carica di ironia. Alla conferenza stampa di ieri, unico ad alzarsi in piedi al momento di parlare del suo ruolo e unico a soffrire della barriera del tavolo che lo separa dalle persone che gli fanno domande, ha spiegato perché ha accettato la parte di Desmond Jordan, l'archeologo americano protagonista dell'avventura. «Ho letto molte volte la sceneggiatura e ho capito che interpretando questo film avrei avuto la possibilità di scoprire una nuova parte di me stesso. Jordan è un eroe molto umano: la sua ricerca è universale, perché riguarda il motivo profondo dell'esistenza dell'uomo*. Soddisfatto dell'esperienza con la troupe italiana, dell'' atmosfera di lavoro positiva e Interessante», della capacità mostrata da tutti «di Inventare sul set nuove so- luzjoni», York ha anche raccontato l'inizio del film: «Nella prima scena l'archeologo è nei Musei Vaticani: è 11 che scopre l'esistenza di un libro proibito, 11 inizia la sua ricerca». Michael York, che vive a Los Angeles insieme con la moglie fotografa e il figlio, ha fondato di recente una compagnia teatrale di cui fanno parte Richard Dreyfus, Amy Irving, Marsha Mason. Prima de II segreto del Sahara, ha girato un film intitolato II jolly diretto dal regista Peter Patzak; dei progetti non ama parlare. Meglio i ricordi, come quello su Cabaret; «1? stata un'esperienza meravigliosa, che mi ha molto arricchito. Liza Minnelli è una brava ragazza: ci si lavora benissimo». Per interpretare la parte di El Hallem, il capo dei sanguinari cani del deserto, un «affarista, un cattivo che sa essere buono», Miguel Bosé ha dovuto faticare, «n regista mi aveva chiamato per un altro ruolo, ma io ho fat¬ to un provino talmente soddisfacente, che sono riuscito a guadagnarmi la parte che mi interessava». Vestito completamente di bianco, capelli lunghi e aria sempre più ascetica, Miguel Bosè rifiuta con fermezza i retaggi della sua vecchia immagine: l'idolo delle ragazzine,il cantante di rock per fa miglie. «Il fenomeno della fans è circoscritto all'Italia — precisa — è alienante pensare di fare musica solo pe- quel tipo di pubblico. Per troppo tempo sono rimasto prigioniero dell'etichetta di bello che fa impazzire le teen-agers: oggi spero sia arrivato 11 momento di liberarmene per sempre». Appassionato di musica classica e di opera, Miguel Bosè sta preparando in questo periodo il suo nuovo album: non c'è ancora il titolo ('■questa è l'ultima cosa che decido», spiega), ma anticipa che si tratterà di «una raccolta di brani pop contemporanei; di musica energica, solare, meno immediata di quella fatta finora». Il cambiamento della musica corrisponde naturalmente a un mutamento del carattere: «Ho cominciato a 18 anni, oggi ne ho 31: è naturale che lo mi senta dentro molto diverso». Bosè, che ha recitato in II cavaliere del dragone del regista spagnolo Fernando Colomo, al fianco di Harvey Keitel e Fernando Rey, ha in programma, dopo l'esperienza del Sahara, un film con un regista francese. Su questo argomento preferisce per ora non aggiungere notizie. t. c Mighuel Bosé: chiamato per un altro ruolo, dopo il protino è riuscito a ottenere la parte di El Hullem nel film «Il segreto del Sahara»

Luoghi citati: El Hallem, El Hullem, Italia, Los Angeles, Roma