Fatture fasulle per 52 miliardi a 255 aziende e alla Camorra

fatture fasulle per 52 miliardi a255 aziende e alla Camorra Da 3 anni inchiesta della Guardia di Finanza, estesa in tutta Italia fatture fasulle per 52 miliardi a255 aziende e alla Camorra Una cooperativa agricola di Caserta utilizzava i documenti irregolari per ottenere i rimborsi Cee Fatture fasulle per quasi 52 miliardi utilizzate da 255 azisnde di tutt'Italia. Non è escluso che nel traffico sia implicata la camorra. Per questo motivo 373 persone (10 arrestate) sono state denunciate dal Nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di Finanza torinese per frode fiscale. Il bilancio dell'operazione arriva dopo oltre tre anni d'indagini iniziate dall'allora sostituto procuratore della Repubblica Mario Griffei (oggi al tribunale civile) e proseguite dal giudice istruttore Vaudano. L'uso di fatture false è un espediente di moltissime aziende disoneste per gravare i propri costi con operazioni o acquisti inesistenti e, quindi, diminuire l'imponibile e pagare meno tasse. A più riprese, la Guardia di Finanza scopre società create dal nulla per «produrre, fatture false che l'acq'jlrente paga con una cifra di poco superiore all'Iva che il falsario deve comunque versare all'Erario. Nel nostro caso, i finanzieri hanno smascherato un'organizzazione che aveva esteso i suoi «affari» a tutta la penisola. Tra i suoi clienti è stata individuata la cooperativa Asa (Associazione sessana agricoltori), con sede e stabilimento a Pignataro, in provincia di Caserta, azienda leader in Campania per la trasformazione dei prodotti ortofrutticoli. L'Asa si avvaleva delle fatture false fornite dall'organizzazione per compensare quelle emesse a fronte di inesistenti cessioni di prodotti agrìcoli conservati: tutto questo per ottenere illecitamente gli aiuti stanziati dalla Cee ai produttori di pomodori e pesche. In questo modo, nelle casse della cooperativa casertana sarebbero entrati oltre 4 miliardi e, se non fosse intervenuta la Finanza, ne avrebbe incassati altrettanti. Ma l'aspetto più inquietante di tutta la vicenda è che l'Asa è sospettata di essere una cooperativa controllata dalla camorra. Il suo presidente, Luciano Santoro, 42 anni, arrestato e interrogato dai magistrati torinesi, fu infatti assassinato poco tempo dopo nella sua villa di Lusciano (Caserta), dov'era agli arresti domiciliari. La vittima, secondo gli inquirenti, era affiliata al clan camorristico dei Nuvoletta. L'omicidio sarebbe stato compiuto per punire il Santoro, «reo» di aver fatto alcune ammissioni ai magistrati proprio sull'.affare» da miliardi delle fatture. Secondo i rapporti di polizia e carabinieri, la cooperativa di Pignataro, il cui stabilimento e sede sorgono al centro di una grossa tenuta di proprietà della famiglia Lubrano (anch'essa in odore di camorra), sarebbe stata controllata, al 50 per cento ciascuna, dalle famiglie Nuvoletta e Bardellino, queste dichiaratamente mafiose. Da alcuni anni, però, le due famiglie sono in guerra fra loro e la cooperativa è allo sbando. Non a caso, dal 1984, l'Asa è in commissariamento ma, fino ad oggi, nessuno ha accettato di ricoprire l'incarico di commissario: .Troppo pericoloso..

Persone citate: Bardellino, Lubrano, Luciano Santoro, Mario Griffei, Nuvoletta, Pignataro, Santoro, Vaudano

Luoghi citati: Campania, Caserta, Italia