Accoglienza da incubo per l'emigrante
Accoglienza da incubo per l'emigrante Dopo 37 anni di lavoro in Australia, bloccato tre giorni a Fiumicino come un clandestino Accoglienza da incubo per l'emigrante DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Una valigia in mano, un bastone per tenersi su, un libretto di pensione che è quasi una beffa: 420 mila lire al mese dopo trentasette anni di lavoro in Australia chiusi di colpo da un terribile incidente che lo ha fatto girare per mesi e mesi da un ospedale all'altro. In fondo,- l'unica ricchezza che gli. restava era il ricordo dell'Italia e, come in una storia deamicisiana, la speranza di tornare al paese. Quando Settimio Pacifici, 58 anni, sabato scorso è arrivato a Fiumicino da Adelaide, aveva in mente tutte queste cose e non pensava certo che i poliziotti del suo Paese lo avrebbero bloccato come un qualunque clandestino che cercava illegalmente di sbarcare in una nazione non sua. Invece è andata pioprio cosi. Tanti anni fa, per avere lavoro nella terra dei canguri, aveva dovuto prendere la cittadinanza australiana. Con quel passaporto, senza una lira in tasca, senza nessuno che lo aspettasse oltre 1 .gates. di Fiumicino, ha trovato solo uno stop, .di qui non si passa.. E cosi Settimio Pacifici ha vissuto tre giorni di incubo nella sala transiti dell'aeroporto Leonardo dà Vinci. Tre giorni e tre notti ad aspettare di poter entrare nel suo Paese con l'angoscia di dover tornare indietro, nella terra da cui era fuggito e in cui non voleva più tornare. Ieri sera alle 18,30 si è risolto tutto. Il fratello Alvaro, più giovane, è arrivato da Ferentino, in provincia di Terni, ha garantito per lui e se l'è portato a casa. La storia kafkiana di Settimio Pacifici è cosi terminata, almeno per ora. Nell'aeroporto romano, dove la paura del terrorismo fa setacciare ogni angolo, ogni valigia, scrutare nel viso e nei passaporti di tutti, ha vissuto come un iraniano in fuga dalla barbarie di Khomeini, o un africano a caccia di un posto di lavoro in Europa. •Dopo 37 anni di lavoro in Australia pensavo di avere diritto ad un'altra accoglienza: in fondo questa è casa mia., ha detto con timidezza. Ma in questa storia di ordinaria burocrazia, a Settimio Pacifici è ancora andata bene. C'è voluto il buon cuore del funzionari della polizia di aeroporto a volergli dare fiducia, perché, spiega un poliziotto, «se avessimo dovuto rispettare le leggi, avremmo dovuto metterlo sul primo volo di ritorno. Per noi era un cittadino australiano, sema mezzi di sostentamento, che tentava di introdursi in Italia.. Ma la polizia ha avuto pazienza, 11 personale dell'aeroporto, come avviene ormai quasi quotidianamente con i molti clandestini che restano giorni e giorni ospiti della sala transiti, gli ha portato qualcosa da mangiare e da bere, il tempo ha consentito di rintracciare quel suo unico fratello che in provincia di Terni non attendeva certo di rivedere Settimio, partito pòvero ed emigrante 37 anni fa. Sui divani della sala transiti ha avuto il tempo di raccontare la sua povera storia: .Sono partito tanti anni fa con una promessa del governo italiano. Dicevano che mi avrebbero trovato un lavoro in Australia. Ma invece me la sono dovuta cavare da solo.. Giardiniere, operaio, tutto ciò che riesce a fare. Ma è solo, in una terra .terribile e crudele.. E allora pensa di sposarsi. Lo fa per procura, come in un romanzo dell'Ottocento. Al consolato italiano di Adelaide c'è lui, con il vestito buono e l'anello al dito; a Ferentino, nella chiesa del paese, c'è Margherita, la sua «promessa», che ha co¬ nosciuto solo per posta. E vicino a lei, all'altare, suo fratello Alvaro che lo rappresenta. Subito dopo Margherita lo raggiunge ad Adelaide, a vivere e a penare. Nascono due figli, Manola e Candiano che ora hanno 28 e 30 anni. La vita di Settimio sembra diventata normale. Ma qualche anno dopo un grave incidente lo rovina. Nel cantiere dove lavora, un tubo di 9 tonnellate gli cade addosso. Lo colpisce di striscio, ma quanto basta per fratturargli il bacino. Anche la spina dorsale è ferita, l'apparato genitale compromesso. Lo operano, due o tre volte. La sua casa è diventata l'ospedale. .Ho anche chiesto l'invalidità — ha raccontato Settimio — ma non me la volevano riconoscere. Io non riuscivo più a muovermi, e loro dicevano che sarei tornato a lavorare.. Quell'incidente gli ha rovinato la vita, anche in famiglia. .11 mio matrimonio è andato a rotoli e allora ho deciso di venire via. Con mia moglie non si viveva più, ci tiravamo i coltelli dietro..... Per comprare il biglietto aereo ha speso tutti i soldi e quando è arrivato a Fiumicino non ne aveva neanche più per comprarsi da bere.
Persone citate: Candiano, Khomeini, Settimio Pacifici, Vinci
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