Colletti rosa alla riscossa

Colletti rosa alla riscossa Più donne-manager anche in Italia: ma i problemi rimangono Colletti rosa alla riscossa La presidente dell'associazione, Federica Olivares: «Noi non combattiamo l'altro sesso» - Un'indagine rivela che la maggioranza si riterrebbe danneggiata dalla presenza del marito in azienda MILANO — Le chiamano «colletti rosa»: sono le donne manager che danno la scalata al potere. «Afa non starno delle amazzoni — precisa Federica Olìvares, presidente delle "Donne in carriera'*—ì Non scalziamo, non combattiamo gli uomini. Ami, i nostri valori, di donne e di uomini, stanno sempre più coincidendo: Sul tema 'Management è anche donna' c'è stata discussione alla Camera di commercio di Milano. L'Associazione lombarda dirigenti aziende commerciali (Aldac) ha radunato giovedì alcuni esperti per cercare di capire che cosa sta realmente avvenendo al vertice del potere economico. Un ampio scenario lo fornisce Lido Vanni, dello Studio Ambrosetti. Racconta dell'emozione profonda che ha colto gli Stati Uniti quando si sono conosciuti alcuni dati forniti da un'associazione di donne d'affari, la Catalyst. •Innanzi tutto, addio vecchia Afa. Ch? cosa vuol dire, professore? - /uoi dire che fino a ieri il grafico dell'occupazione femminile, in rapporto all'età, formava una specie di Af. Dunque: fino ai 25 anni c'era un'impennata, c'era il ooom dell'occupazione. Tra i 25 e i 35 subentrava invece un calo vistoso: era l'esodo delle donne, quasi sempre per motivi famigliari. Subito dopo, fra i 35 e i 40, si registrava un altro incremento di occupazione, che diminuiva e scompariva nell'età seguente. Adesso invece che cosa avviene? La serpentina della Af sta diventando quasi una retta orizzontale. Dunque, l'occupazione femminile si stabilizza: Qua] è la conseguenza più vistosa? 'Che le donne entrano nella stanza dei bottoni, prendono il potere. Il potere molto spesso è infatti una conseguenza dell'anzianità aziendale: Vanni parla anche di un altro dato importante: un quarto della piccola Imprenditoria (lo •small business') In' Usa è ormai in mano alle donne. «£' una tendenza che si va affermando in tutto l'Occidente — commenta Vanni —. Perché questo? Perché il passaggio all'economia post-industriale esalta alcune qualità femminile, come quelle che la scrittrice Germanie Creer (autrice del best seller di ieri "L'eunuco femmina") chiama della "sorellanza", della cooperaztcne. • L'attività terziaria è basata sull'offerta, cioè sull'idea e sulle capacità di organizzare l'idea, più che sulla conoscenza tecnologica e sui grandi capitali. Cosi in tutto il mondo emergono nuovi servizi grazie soprattutto all'intraprendenza femminile». Vanni, in conclusione, non crede tanto all'esplosione delle donne manager nelle grandi aziende quanto all'Incremento della Ubera creatività individuale. «In più — aggiunge — avviene un altro fenomeno: ad esempio in Gran Bretagna, il numero delle libere professioniste è triplicato in pochi anni. Un fenomeno, questo delle "self emploved", presente anche da noi». Interviene Carla Maestri, che ha varato l'anno scorso l'iniziativa «Donna manager» nell'ambito della Confederazione Italiana dirigenti d'azienda (Cida). Un primo risultato è stato di valutare la reale consistenza numerica delle donne manager in Italia. Prima non si contavano nemmeno. Si è appreso cosi che nell'85 esse erano 3471 su un totale di 132 mila manager: 1244 nell'industria, 621 nel credito, 955 nel commercio, 614 nella funzione pubblica, 19 nelle assicurazioni e 18 in agricoltura. Non si possono stabilire confronti con gU anni precedenti, perché appunto non si raccoglievano dati sulla per¬ centuale femminile. «Le caratteristiche del manager —dice Maestri — stanno cambiando. Quelle più emblematiche sono appartenute finora, allo stereotipo maschile: razionalità, controllo delle emozioni, capacità di astrazione, orientamento allo scopo. Adesso a queste se ne affiancheranno altre, che chiamerei umanistiche: la capacità di relazione, la collaborazione, l'intuito. Le donne, su questo piano, sono privilegiate: Un motivo fondamentale per spiegare il successo crescente dei «colletti rosa» è la formazione culturale. Ne parla Federica Olivares. SI comincia dalla scuola: «Le ragazze — dice — hanno superato i ragazzi nelle medie superiori: oggi sono il 51%. E all'università le stesse ragaz- ee puntano sempre di più su facoltà dallo sbocco professionale più qualificato, più rispondente alla domanda del mercato. A Economia e commercio le donne sono salite al 32% degli iscritti. E la Scuola di direzione aziendale (Sda) della Bocconi oggi è frequentata da donne per il 18%. Quando nacque, nel 75, non ce n'era nessuna: Daria Bianca, della commissione nazionale di parità presso la presidenza del Consiglio, illustra 11 «Programma di azione positiva», un progetto già accettato da alcune delle principali aziende nazionali: «72 nostro scopo — dice Bianca — mira a stabilire l'uguaglianza delle opportunità, contrastando pratiche di discriminazione. Oh, esistono ancora, le discriminazioni, eccome. Sono il risultato di mentalità consolidate, di una cultura sociale e aziendale che tuttavia si sta modificando: Non si conosce ancora l'Identikit del «colletto rosa». Il Centro di ricerche sull'organizzazione aziendale (Crora), che fa capo alla Bocconi, sta raccogliendo le risposte ai circa 3500 questionari inviati alle donne manager. «£ risultati si conosceranno fra qualche mese' dice il professor Severino Salvemini. Per ora si hanno solo gli esiti di un'indagine svolta due anni fa nel Lazio dall'Associazione italiana per la direzione del personale (Aido). •Sono dati non proprio cristallini — commenta Franco Cerlsola, presidente deU'Aidp —. Fra l'altro non sono recentissimi. •Ad ogni modo ecco qua! che risposta. Alla domanda "Pensa che in famiglia il suo partner potrebbe vedere nella sua posizione di donna affermata un suo fallimento come lavoratore e soprattutto come uomo?", 18343% delle lavoratrici ha detto no.: Accanto a questi dati che certificano una certa sicurezza del proprio ruolo, ci sono invece alcuni quesiti sui quali le manager dimostrano di pensarla in modo ancora abbastanza tradizionale. La maggioranza è infatti convinta che il marito possa creare qualche problema alla loro affermazione, «il suo avviso la carriera della donna può essere intralciata quando il marito lavori nella stessa azienda?'. A questa domanda risponde di «si» 11 55,42 delle intervistate dal sondaggio Aidp, mentre di fronte alla possibilità di trasferirsi in un'altra citta •per migliorare la carriera» si dichiara disponibile soltanto il 28,92 per cento delle donne dirigenti senza una famiglia, e appena il 1436 per cento di quante hanno figli. Carla Maestri conclude con un sorriso e uno sguardo azzurro e vincente: 'Noi donne dirigenti vogliamo semplicemente lavorare bene e giustamente». Claudio Altarocca

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