Quelle urla dal silenzio nello stadio di Pinochet di Francesco Rosso

Quelle urla dal silenzio nello stadio di Pinochet Quelle urla dal silenzio nello stadio di Pinochet (Oggi il Papa tra i giovani: un testimone ricorda il settembre 1973) L'emozione più forte che il Papa proverà entrando nello Stadio Olimpico di Santiago non sarà il trascolorare della Cordigliera col mutare della luce, e nemmeno il grido osannante dei fedeli che lo saluteranno al suo apparire sul podio che gli architetti di Pinochet gli hanno eretto, ma sarà il silenzio-delie migliaia e migliaia di prigionieri che nelì'ormai lontano settembre 1973 furono rinchiusi, come pecore nell'ovile, nei corridoi e negli anfratti in cui erano passati i protagonisti celebri di un campionato mondiale di calcio. Ce li fecero vedere, quegli uomini e ragazzi seduti sulle gradinate, a noi giornalisti di qua, nel campo erboso, perché potessimo poi scrivere che i prigionieri di Pinochet potevano godere dell'aria pura che spirava dalle Ande. Gridavamo, domandando sulle loro condizioni. «Ci picchiano, ci torturano, abbiamo fame», rispondevano ad una voce. Sarà quell'esercito di ombre ancora sulle gradinate a ricordare al Pontefice i giorni tristissimi della morte della democrazia in Cile, delle infamie consumate dai vittoriosi centurioni del generale. Forse, il Papa pregherà per quei reclusi nel lager cileno, ora finiti chi sa dove, molti all'altro mondo, e probabilmente sarà tutto, perché non basterà certo, la sua visita per riportare democrazia e pace sociale in un Paese in cui, pur concordi nel volere la fine della dittatura, le forze politiche sono poi dilania- te da contrasti insanabili. Il Pontefice sarà portatore della voce ammonitrice della Chiesa cilena che, sempre, o quasi, è stata all'opposizione. Fu contraria al regime conservatore quando libere slezioni mandavano sempre al governo le classi più retrive del Paese. E sarebbero tornate ancora se la Democrazia Cristiana di Eduardo Frej non avesse appoggiato il movimento socialista di Aliende. Ma fu un idillio breve, i democristiani passarono presto ad un'opposizione dura contro il governo social-comunista. ' La Chiesa rimase a guardare per un po' di tempo, poi, sia pure in minoranza, si schierò con Aliende e lo sostenne con movimenti ed azioni che parvero incompatibili col turibolo e l'aspersorio. I cosiddetti «preti-comunisti» visitavano baracche, capanne, tende fradicie che chiudevano Santiago in un cerchio di miseria e rancore, predicavano contro lo sfrut¬ tamento e, gesto audacissimo, alla fine occuparono la Cattedrale, dalla quale furono poi cacciati con la forza La Chiesa ufficiale lasciava fare, era tanto il disordine morale, tanta la miseria materiale e la povertà abietta, che in Cile poteva accadere una rivoluzione autentica, magari coi preti d'assalto dietro la bandiera rossa, o la controrivoluzione delle classi conservatrici. La Chiesa ufficiale cilena ancora non prendeva partito. Ricordo una conversazione col cardinale Silva Enriquez, allora arcivescovo di Santiago, dopo l'occupazione della Cattedrale. «Sono preti spagnoli che non possono fare la rivoluzione a casa loro e vengono a farla qui», disse. C'era ancora Franco. Pareva una condanna dei «preti dei poveri». Invece fu proprio lui a tentare di sbloccare la situazione facendo incontrare, in sua presenza, il socialista Aliende e il democristiano Frej. Fu un fallimento, e giorni dopo il generale Pinochet, pressoché ignoto, irruppe sulla scena, fece uccidere — o costrinse al suicidio — Aliende, e incominciò a governare con mano e guanto di ferro. Ora Giovanni Paolo II è costretto a fare il bilancio dei. quasi 15 anni trascorsi dai cileni sotto la dittatura, e non gli sarà agevole trovare la formula che concili! la durezza dell'oppressore, di cui è ufficialmente ospite, e il grido di protesta della moltitudine umiliata e oppressa che da lui attende una parola di condanna per il dittatore. Quell'esercito di ignoti prigionieri che nel settembre 1973 popolarono sinistramente le gradinate dello Stadio saranno 11, dinanzi a lui, evocati dalla tomba o dai silenzi delle carceri in cui molti ancora pagano con il calvario la loro fede nella democrazia cilena, uccisa dai golpisti di Pinochet in una notte del settembre 1973. Francesco Rosso k fflffrirnti Si b 1973 Mil ri hdi l l i ll di Santiago, settembre 1973. Migliaia di prigionieri vengono schedati al loro arrivo nello stadio

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Pinochet, Silva Enriquez

Luoghi citati: Cile, Santiago