Gap per il Genio di Aladino

Gap per il Genio di Aladino SI OFFUSCA IL SOGNO DELL'ARCADIA TELEMATICA Gap per il Genio di Aladino I/hardware, la magica lampada del Duemila (dai personal ai supercomputer), cresce con straordinaria velocità - Ma il software (i programmi per farla funzionare) non riesce a starle al passo - Ciò inquieta i teorici universitari, costa ansie e milioni di dollari agl'imprenditori - Così la rivoluzione informatica s'è impigliata in una rete fittissima di ordini da infilare in un dischetto ROMA — Laggiù nell'Arizona si offusca un sogno e si eclissa una chimera: al decimo Personal Computer Forum, chiuso pochi giorni fa a Phoenix, le voci del soliti cantori della Arcadia telematica che presto risolverà ogni male sono state coperte dalle preoccupate analisi di studiosi e manager. Sotto accusa il software, il delicato insieme di programmi scritti dall'uomo che vengono inseriti nel computer per farli funzionare e senso t quali {hardware (tutti gli elaboratori elettronici cioè, dal personal per casa e ufficio al supercomputer dei meteorologi), è solo un inservibile ammasso di silicio e ferraglia. Le case produttrici sono riuscite a migliorare le funzioni dei computer con straordinaria velocità, rendendo vecchissime le macchine In uso solo pochi mesi prima. H software, l programmi, faticano Invece a tenersi al passo di questa accelerazione e spesso computer nuovi di secca devono fare l conti con programmi scritti da tempo e già obsoleti. Fra pochi giorni la IBIS dovrebbe definire ti disegno del suo microprocessore Intel 80386, un piccolo wafer di silicio capace di prestazioni spettacolari, ma per usare a pieno la sua forza si dovrà aspettare che l programmatori siano In grado di disegnare del software all'altezza, il professor Luciano Gallino, esperto di problemi uomomacchina, sintetizza la questione con una battuta: «C'è una bella vignetta, con 1 hardware che vola e il software che si affanna a inseguire, distaccato, sudando come un affaticato podista». La descrizione è realistica. Nel decennio che va dal 1975 al 1985 la produttività del computer è cresciuta di otto volte. Quella dei programmi, del software, solo di due. É la distanza aumenta rapidamente: «I/hardware, i computer, godono di una grande economia di scala vengono costruiti da altri robot, costano sempre meno. I prò- a e ri i a à » e i è grammi. Invece, più grandi sono più costano soldi e fatica. Un programma che contiene cento istruzioni non costa 11 doppio di uno che ne contiene cinquanta, costa il triplo» spiega il professor Raffaele Angelo Meo, docente al Politecnico di Torino. Nel paradosso che sta rallentando la rivoluzione Informatica la lepre computer ha preso definitivamente II largo e la tartaruga software annaspa. Per comprendere bene le ragioni di questo distacco che inquieta l teorici nei laboratori universitari ed è già costato ansie e parecchi milioni di dollari agli Imprenditori, dobbiamo capire che cosa è e come nasce un programma di Istruzioni software per un computer. Chiunque abbia usato una cassetta magnetica per caricare un videogioco a casa, inserito un floppy disk nel suo computer in ufficio, lavorato a un robot o anche solo chiesto una prenotazione alla stazione o In aeroporto ha utilizzato, direttamente o meno, del software. Incurante del dispiacere che può dare al cronista, il dottor Stefano Nocentini della Ibm dice compunto: «Posso provarle, dati alla mano, che ogni giorno negli Stati Uniti più persone maneggiano un programma software di quante leggono un giornale». Il software ordina, il computer esegue, in un rapporto Genio-Schiavo che sembra uscito dalle Mille e una notte. Il problema è che gli uomini sembrano bravissimi a costruire schiavi sempre più nerboruti e agili, i computer cioè, mentre Infilare nella lampada di Aladino dei programmi il Genio software è maledettamente difficile. I computer funzionano su un linguaggio a sistema binario, 1 o, 0, acceso spento, passa la corrente o no. Tutti i comandi devono venire tradotti dal disegnatore di software in questo linguaggio a due lettere, un'operasione di Intelligenza e pazienza cosi complessa che sta rallentando l'orgogliosa armata di Silicon Volley ■ Ogni programma è formato da «linee di sorgente' che determinano l vari comandi. «E anche qui le cose sono assai complicate», dice il professor Meo, cui i guai del software non sembrano far perdere un contagioso senso dell'humour, «perché se per disegnare un pacchetto con 25 mila linee sorgenti di comandi occorrono 25 "anni uomo" di lavoro, un pacchetto di mezzo milione di linee costerà in progressione mille anni uomo». Programmi con centinaia di migliaia di linee sorgente sono già In funzione, per esempio negli ultimi minuti, di conteggio alla rovescia prima di un volo dello Shuttle, quando tutte le operazioni sono in mano ai computer. Gli esperti hanno spiegato al presidente americano Ronald Reagan che la costruzione detto Scudo spaziale prevede un programma capace di operare con dieci milioni di linee sorgente, che costeranno 40 mila anniuomo di lavoro. Troppi. Al punto che da più parti si suggerisce che l'unica soluzione sarà il software scritto a macchina dal computer stessi, che dovrebbero essere chiamati a fare presto e bene il lavoro che all'uomo riesce lentamente e znale. I giapponesi hanno definito questa speranza Computer della Quinta generazione, o Intelligenza Artificiale, In gergo computerese «AI». ilfa in attesa che t programmi disegnati da macchine pensanti siano in vendita sotto casa, produrre software resta operazione faticosa, «da artigiani, come dipingere a mano un tappeto» ride Meo. La rivoluzione Informatica s'è dunque impigliata sts questa rete fittissima di ordini da Infilare in un dischetto e non ne uscirà tanto facilmente, almeno sentire le analisi del professor Albert- Werbrouek, nato in Kansas, laureato a Princeton e da anni in italia per amore della mogVe, anche lei scienziato. «B gap tra hardware e software*, dice Werbrouck che del suo Middle West ha conservato grazia, accento, capelli a spazzola e passione per un giardino organico, tutto naturale, dai polli alla frutta, «è anche dqqdtgrppvlvslddfcsdCrcppdna dovuto alla differenza tra quello che l'utente vuole e quello che il progettista può dargli. Un personal computer deve avere basso costo e grande comodità d'uso, usare quindi un linguaggio semplice, come il Basic. All'Uomo piace avere una macchina veloce, si annoia se tardano le risposte. Naturalmente vuole anche una buona "risoluzione", che i grafici e le lettere si vedano bene sul video cioè. Un programma deve dunque costare poco, funzionare su una macchina che costi poco, dare l'impressione di essere veloce, ricco di doti e semplice da usare. Che altro vuole da un povero progettista di software, che faccia i salti mortali?». Un salto mortale dal trampolino con piscina vuota è proprio quello che rende lidea del lavoro di un disegnatore di software. La sua giornata è spesso di diciotto ore al giorno, lui è rimasto l'unico artigiano nel mondo elettronico, «deve essere un poeta e un ingegnere» dice Meo. In Italia ci sono 3200 software house, piccole compagnie che' disegnano programmi, magari solo con due o tre addetti. Almeno 45 mila persone lavorano in questa specie di ordine monastico del computer, In un giro d'affati che supera 14000 miliardi. Senza di loro non volerebbero gli aerei, né si stamperebbero giornali, non giocheremmo al Totocalcio né vedremmo Sanremo e ti cuore di Sandro Ferrini sarebbe ancora nel guai. Quando ci sarà un software adatto dimenticheremo matita e scheda e voteremo con i computer, promettono i programmisti delVItalsiel-IH. Tutto questo non risolve però i problemi che preoccupano un po' tutti gli esperti dopo l'assise di Phoenix. «Progettare software è artigianato», dice il professor Gallino, «1 computer fanno parte di un'Ingegneria elettrotecnica che ha un secolo mezzo alle spalle. I programmi li disegnatilo appena dal dopoguerra. E poi cambiano sempre, io sono stufo di impararne di nuovi». Se rtprognmmare una macchina è impresa difficile (di solito ci vogliono cinque anni perché un nuovo computer abbia un panorama completo di programmi fatti su misura) rtprogrammare un essere umano è ancor più complesso: .11 sistema operativo di una macchina lo cambio in pool-i secondi, per cambiare 11 mio modo di pensare ci vuole fatica e tempo, giorni e giorni», dice il professor Werbrouck. L'imprevista resistenza del fattore uomo fa sì che «la curva dei costi deìl'hardware scende e quella del software sale. Le difficoltà che incontriamo nel disegnare nuovi programmi saranno forse 11 problema decisivo dei prossimi anni», riconosce lo studioso Francois De Brabaint, un esperto del centro specializzato in tecnologie «iJeseaum di Milano. •E' come ammodernare una casa vecchia, puoi tirare giù un soffitto, cambiare un tubo, ma hai dei limiti di struttura e di cultura da rispettare», ammicca arguto Werbrouck. I problemi del rompicapo software stanno insomma per lasciare i laboratori e già da oggi investono con violenza la nostra vita quotidiana, nella scuola, netta corsia di un ospedale, In fabbrica e in ufficio, in Borsa, per strada e nello spazio. Gianni Biotta

Persone citate: Francois De Brabaint, Gallino, Luciano Gallino, Raffaele Angelo Meo, Ronald Reagan, Sandro Ferrini, Scudo, Stefano Nocentini

Luoghi citati: Arizona, Italia, Kansas, Milano, Phoenix, Roma, Sanremo, Stati Uniti, Torino