Craxi: i referendum non si toccano

Craxi: i referendum non si iettane Moderato nei toni ma irremovibile nella relazione ài congresso psi Craxi: i referendum non si iettane DAL NOSTRO INVIATO Rimini — Bettino Craxi, ieri pomeriggio, non ha provocato sorprese, né ha alimentato nuove polemiche. Ha dato l'Impressione di volersi attestare su una linea di sicurezza, evitando di esporre il bersaglio ai tiri piazzati degli avversari. Il segretario socialista, nel leggere le novanta cartelle della relazione introduttiva del 44° Congresso del suo partito, ha puntato tutto sull'Immagine di uomo di Stato sostenuto dagli importanti risultati conseguiti e di capo di un partito ricco di tradizione e di avvenire. Ha cercato di dare un'immagine di solidità. Bersagliato da flash di agenzia e telefonate romane sugli sviluppi della crisi di governo, Craxi ha evitato di sbilanciarsi in interventi precipitosi, preferendo stare a guardare ancora un po' senza, nel frattempo, chiudersi alcuna strada.' «La posizione socialista — ha detto — continua a riassumersi in tre sì: sì allo svolgimento regolare della consultazione popolare referendaria; si alla continuità della legislatura giunta al suo ultimo anno di vita dopo quattro anni circa di stabilità; si, Quindi, a un negoziato politico e programmatico per la formazione del governo». Restano i referendum, resta la disponibilità al negoziato. Difficile dire se la sua sia stata prudenza o scetticismo sul riaprirsi di spiragli per la ricostituzione di un pentapartito. «Ciò che ci rende sereni — ha affermato — è che, in ogni caso, noi ci sen¬ tiamo pronti cui affrontar* le nostre responsabilità, nel confronto tra le forze politiche e di fronte ai cittadini tanto nel Parlamento che nel Paese». Sulla de il tono del discorso di Craxi è stato, dati i precedenti, quasi conciliante. «Le vicende accentuatamente polemiche di queste settimane — ha spiegato — non modificano l nostri giudizi di fondo sulla de». Un giudizio articolata che riconosce come 'legittima» la via della ripresa tentata da Ciriaco De Mita dopo la sconfitta elettorale dell'83, anche se, ha aggiunto il segretario socialista questa ricerca è stata condotta sulla base di un'impostazione di fondo che contiene «una forte carica conflittuale». Ma, nonostante questa impostazione rischi di mettere in crisi il delicato rapporto di 'Collaborazione-competizione» tra de e psi, 'il Congresso confama che permane la disponibilità dei socialisti ad ogni ragionevole ed equilibrata ricerca di intesa volta a realizzare significativi obiettivi di riforma». «/ socialisti — ha confermato Craxi, riprendendo la piatta¬ forma politica precongressuale — intendono continuare a perseguire la ricerca di collaborazioni der.nocratìche con l tradizionali partiti alleati». D'altra parte, se per l'immediato «é difficile immaginare una normale maggioranza di governo fuori dal perimetro della coalizione che pure è entrata in crisi», il psi, che peraltro lavora «per la ricomposizione del movimento socialista», rimprovera al pel la sua indisponibilità a «trarre le conseguenze logiche di una revisione che riguardi anche se stesso». Non c'è, dunque, nessuna alternativa all'orizzonte. Craxi, con un lungo preambolo introduttivo di carattere storico, ha preferito offrirsi come punto di riferimento per una sinistra del futuro, che si ritroverà unita sulla 'Strada maestra» del socialismo democratico e liberale. E, a questo fine, ha ritagliato una tradizione che, assieme a Filippo Turati e Carlo Rosselli, comprende, In forme diverse, Antonio Gramsci, Piero Gobetti e anche Giuseppe Mazzini. Intanto procede la costruzione dell'area riformista, dal momento che, dopo 1 congressi dei due partiti, «f rapporti tra il psi e il psdi dovrebbero ormai incanalarsi su binari di unità». Citazioni di elogio, un po' più distaccate, anch2 per radicali, liberali e repubblicani. Dei dodici capitoli in cui ha suddiviso la sua relazione, Craxi ne ha dedicati quattro, tra i più lunghi, per riassumere le tesi programmatiche approvate nei mesi scorsi. <.Se l'Italia era in cri' si, l'Italia non è più in crisi», è stato il suo slogan. Restano, tuttavia, moltissime cose da fare, moltissime riforme da attuare: la modernizzazione dello Statò, la giustizia sociale, la giustizia fiscale, il Mezzogiorno («il vero e più grande problema della nazione»), la scuola la sanità, gli anziani, il problema delle donne. SI tratta, secondo il segretario socialista, di operare in un'Italia che ha molte regioni dove «il numero delle imprese che nascono nel corso dell'anno è superiore al nu- Faolo Fassarinl (Continua a pagina 2 in sesta colonna) Craxi saluta i congressisti

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