Idrospeed: un bob per sfidare i torrenti in piena

Idrospeed: un bob per sfidare i torrenti in piena Idrospeed: un bob per sfidare i torrenti in piena pallavolo. L'equipaggiamento, oltre al mezzo vero e proprio, deve quindi essere composto da muta da sub completa, casco, guanti e calzari in neoprene, pinne (e scarpe da tennis a collo alto per poter camminare agevolmente lungo il greto del torrenti), fermapinne, corpetto e salvagente. Per le discese estreme (e quasi tutte lo sono) occorre anche la maschera da sub con il boccaglio. L'idrospeed si pratica in qualsiasi torrente o fiume con una buona portata d'acqua. Roberto Boneili, il massimo esperto italiano di questa disciplina, ammette che praticare l'idrospeed è come «essere dentro una lavatrice durante il risciacquo della centrifuga». Parlando della pericolosità di questo sport aggiunge: «Ho passato la vita cercando di farmi del male, ma l'idrospeed è l'unico mezzo che mi ha dato l'emozione autentica del "guaio voluto" senza però i relativi danni. Qualche ammaccatura è da mettere in conto, ma se non si superano le difficoltà di terzo grado, usando il parametro canoistico, e non si forzano i propri limiti psicofisici, normalmente si toma a casa». Un raffronto con gli altri sport? Ancora Roberto Boneili: «Di tutte le mie attività preferite, free-climbing. discese di orridi, grotte e kayak, questa è sicuramente la più rude e la più barbara delle discipline». La Federazione di survival e questo campionissimo stanno organizzando anche discese guidate sul fiumi e sui torrenti piemontesi, fornendo tutto il materiale, nella speranza che questo sport emergente riesca a superare le Alpi e ad appassionare anche gli italiani. E9 lo sport di chi si è stufato della routine, degli atleti estremi, degli amanti dell'avventura ai massimi livelli, della gente che vuole sentire il brivido scorrere nelle vene. E' una disciplina poco conosciuta in Italia, anche se è proprio un italiano ad essere il massimo maestro. Una disciplina che è entrata a far parte del survival come sport di punta, pericoloso, da affrontare con tutte le cautele, sconsigliato' alle persone che, anche per una sola volta, hanno pronunciato la parola fifa. Si chiama «idrospeed» ed è ancora semisconosciuto in Italia. E' una disciplina nata negli Stati Uniti e perfezionata in Francia. Ma adesso anche 1 nostri survivalisti cercano di recuperare il tempo perso. Roberto Boneili, massimo esperto Italiano, torinese, ex rocciatore, canoista, speleologo, commissario tecnico e dirigente della Federazione italiana survival sportivo e sperimentale (011-518.748), ha aperto un corso alla scuola di canoa della Valsesla, una delle più rinomate a livello europeo (0163-53.650). Che cos'è l'idrospeed e come è nato? E' la logica evoluzione del nuoto pianato fluviale. Alcuni anni fa in Francia, dopo aver scoperto che alcuni «pazzi» scendevano il Verdon nuotando nelle rapide con grosse camere d'aria utilizzate per supporto galle ggiante-paraurti, si pensò di inventare un mezzo (che in gergo viene definito «protesi») più governabile e sicuro, In grado di permettere di affrontare le massime difficolta, consentite solo al canoisti esperti, ruotando «corpo a corpo» con la corrente e in perfetta simbiosi con l'ambiente acquatico. Dopo molti studi e tanti «buchi» la-«protesi» per l'idrospeed è stata messa In produzione, ma viene realizzata solo dietro precise ordinazioni dalla ditta francese Le Centuple. E' costruita in polietilene ad alta densità in grado di poter offrire notevoli

Persone citate: Verdon

Luoghi citati: Francia, Italia, Stati Uniti