E lei come tradurrebbe «politropon»?

E lei come tradurrebbe «politropon»? E lei come tradurrebbe «politropon»? MILANO — . Pedemonte traduce l'aggettivo "politropon" con: di multiforme ingegno-. Dalla platea un mormorio di disapprovazione. • Quasimodo scrive invece: dall'agile mente-. Silenzio; nessuna reazione. • Leopardi propone: dal saggio avvisar-. Tutti sembrano finalmente appagati. Si coglie anche qualche •ah. di civile entusiasmo. Nella sala del Teatro Verdi di Milano, momentaneamente trasformata in aula per ospitare il primo Corso di traduzione di testi letterari, lo scrittore e traduttore Giuseppe Pontiggla, che di queste lezioni è infaticabile coordinatore, riepiloga i cento e un modi in cui è stato tradotto 11 primo verso dell'Odissea. Da venti minuti l'attenzione è ferma sull'ambiguo epiteto destinato a Odisseo, quel .politropon. la cui trasposizione in italiano ha portato ai più bizzarri matrimoni di termini. Ottanta, forse novanta persone, penna e taccuino in mano, non hanno perso una battuta di questa prima di otto incursioni nella storia e nelle problematiche della traduzione che si ripeteranno ogni giovedì dalle 18 alle 20. Ad ascoltare le dotte digressioni di Pontiggla sono soprattutto donne. Studentesse universitarie desiderose di saggiare insidie é traguardi di un'attività che potrebbe diventare un giorno la loro principale fonte di guadagno. Professioniste che approfittano Illustrazione di Anna De Ca passato sempre in collaborazione con il Teatro Verdi. Lo scrittore ha subito dichiarato quale sarà il suo metodo di lavoro: di fronte a una frase o a un vocabolo che pongano particolari difficoltà di traduzione, non presenterà la sua soluzione del problema, .te lezioni non devono assumere un carattere normativo-, ma percorrerà ogni volta l'enorme ventaglio di scelte e soluzioni avanzate su quello stesso Interrogativo da schiere di traduttori noti o dimenticati I primi esempi sono stati estrapolati da testi greci e latini; nei prossimi incontri interverranno anche quattro specialisti per mostrare concretamente sulla pagina aperta come risolvono o non risolvono ogni Insidia posta invece di questa opportunità per tenersi in allenamento e misurarsi con gli aspetti teorici del loro lavoro. Altre ancora che non hanno mai tradotto né intendono farlo. La loro attenzione è interamente assorbita dai problemi di linguistica. Se la traduzione letteraria è .un utopismo che conviene perseguire., come scrive Ortega y Oasset, con le sue lezioni Pontiggla intende riportare questa aspirazione ideale sulla Terra, per renderla accessibile e praticabile. Il suo curriculum non potrebbe essere più adatto: vent'anni di insegnamento di italiano e latino nelle scuole superiori, numerose traduzioni e revisioni di testi latini, tre fortunati corsi sulla prosa, organizzati in — Professore, il pubblico di quest'anno è diverso da quello che seguiva i corsi di scrittura creativa? •Solo in parte: anche quest'anno è percepibile lo stesso tipo di interesse per i problemi del linguaggio e della prosa. Ma c'è anche un'alta percentuale di traduttori professionisti. Persone abituate magari ad affrontare questi temi nella pratica, ma privi di una consapevolezza articolata di quanto la linguistica ha prodotto in questo campo-. — E lei che cosa riceve da queste conversazioni? •Il rapporto che ho con chi mi segue è raro e importante, perché abbiamo tutti la stessa attenzione per il linguaggio. Questa convergenza d'interessi, di per sé significativa, è resa ancor più stimolante dall'oralità del rapporto-. — In che misura questo corso può incidere sul ciclo perverso di paghe basse, traduttori insoddisfatti, lavori affrettati e insoddisfacenti? • Un contributo può venire dal miglioramento della qualità media delle traduzioni e dall'acquisizione di una maggiore coscienza professionale e giuridica. Molti traduttori ignorano alcuni aspetti tecnici della loro at • tirila e agiscono solo per via intuitiva ed empirica. £' vero die le questioni tecniche sono secondarie, ma è ì.ieglio affrontarle, per poi liquidarle come tali-. si traduce. Terza: non essere schiavi della letleralità. Quarta: evitare forme artificiose che non appartengono alla lingua nella quale si traduce. Quinta: avere uno stile uniforme. La semplicità di queste prescrizioni è solo apparente. La seconda presuppone da sola una conoscenza quasi illimitata. Anche se si riuscisse ad osservarle integralmente si dovrebbe poi lare i conti con la linguistica moderna, che ha dimostrato l'impossibilità tecnica di rendere perfettamente una lingua in un'altra. Solo arrestando volutamente la ricerca dell'esattezza si può ancora comunicare, scrivere e quindi tradurre. Il massimo consentito è cercare un punto di convergenza tra testo e lettore. All'individuazione di questo punto oscillante è dedicato il corso di Pontiggia. Nelle domande formulate dalla platea al termine del primo incontro c'è stato posto sia per l'angoscia di chi deve muoversi con Infinita accortezza tra impronunciabili termini scientifici sia per l'accusa rivolta agli editori di non fare sufficiente attenzione nella scelta dei traduttori. La notizia che l'ultima lezione sarà dedicata ai problemi economici e ai rapporti con gli editori è stata accolta trionfalmente. Congedata la singolare scolaresca, Pontiggia risponde alle nostre domande. rlo dalla traduzione dal tedesco e dal francese, dallo spagnolo e dall'Inglese. I nomi di questi assistenti di collaudata esperienza non sono ancora stati resi noti; la sola partecipazione quasi sicura è quella di Renata Colorni. esperta traduttrice di Freud. Quali sono i requisiti di una traduzione bella e fedele? Dall'antichità, regole e divieti non sono mai mancati. Dopo aver ricordato il contributo di Cicerone e San Gerolamo, Leopardi e 8pitzer, Pontiggia si è soffermato sui cinque suggerimenti tramandati da un umanista francese del Rinascimento: Etienne Dolet. Regola prima: capire il significato del testo. Seconda: conoscere la lingua originale e quella in cui Michele Neri

Luoghi citati: Milano, Pedemonte