La scrittrice che raccontò il Molise trafolklore e verismo

La scrittrice che raccontò il Molise La scrittrice che raccontò il Molise tra folklore e verismo ROMA — Giovedì prossimo nella sala della Protomoteca in Campidoglio, sarà ricordata la scrittrice molisana Lina Pietravalle per il centenario della nascita. Interverranno alla manifestazione, organizzata dalla Regione Molise, Giulio Andreotti e vari studiosi e scrittori, come Alberto Maria Ci rese. Giuliana Morandini, Ruggero Orlando, Giorgio Petrocchi, Gian Luigi Rondi, Nantas Salvataggio e Nicoletta Pietravalle, nipote della scrittrice. Saranno anche presentate le ristampe anastatiche di Molise, Le catene e Marcia Nuziale, opere degli Anni 30, da decenni introvabili. Al di là dell'aspetto celebrativo è una iniziativa importante perché può essere l'occasione per recuperare una scrittrice attiva dagli Anni 20, vittima di una indebita rimozione dalla storia letteraria del '900. Quello della Pietravalle non è certo un caso isolato. La storia della letteratura femminile otto-novecentesca è stata in gran parte scritta negli ultimi due decenni ed e costellata di 'riscoperte» e di »rtletture». E molto c'è ancora da fare. Ma per la Pietravalle non si tratta solo di un silenzio calato sul suo nome dopo la morte avvenuta nel '56. Come notava Enrico Falqui, in un articolo scritto per quella circostanza, è un'impresa cercare notizie precise sulla scrittrice. Non solo le storie letterrarie di oggi, ma gran parte di quelle dell'epoca, dizionari compresi, non parlano della Pietravalle, oppure offrono un repertorio di informazioni incredibilmente contrastanti. Chi la vuole nata ad Otranto, chi a Torino, chi vicino a Bari. Ci sono testi che indicano la data del 1887, altri il '94 o il '96. E cosi via. Angela (Lina) Pietravalle era nata nel 1887 in Puglia, a Fasano, dove il padre Michele, molisano, era medico condotto. Educata prima a Torino, poi a Napoli, la scrittrice mantenne sempre un forte legame con la terra d'origine, il Molise, la cui cultura e le cui tradizioni sono i temi predominanti in gran parte delle sue opere. Autrice soprattutto di novelle, colla¬ boratrice di molti giornali, la Pietravalle pubblicò tutte le sue opere in volume da Mondadori e Bompiani, tra il 24 e il '32:1 racconti della terra (1924), n fatterello (1928), Storie di paese e l'unico romanzo Le catene (1930), Marcia nuziale (1932). Alla produzione narrativa vanno aggiunti Pagine chiare (1925-26), letture per la scuola e Molise (1931). Quest'ultimo è il testo di una delle 50 Lina Pietravalle in un ritratto di Arnaldo de Lisio conferenze organizzate da Jolanda de Blasi, direttrice del »Lyceum» di Firenze, la quale aveva chiesto a 50 scrittori famosi (da Marinetti a favini) di presentare la loro terra. La Pietravalle era ormai nota: aveva avuto il premio Bemporad nel 23 e un premio minore Viareggio nel '31. La sua vita fu costellata di eventi tragici, il padre deputato radicale, vicepresidente della Camera dal '19 e direttore degli Ospedali Riuniti di Napoli, fu ucciso da un paziente. Fallito il matrimonio con il giornalista Pasquale Nonno, la scrittrice si risposò col fratello dello scrittore —: V-i-- . ■ • La scrittrice triestina scomparsa; tre libri e un rom Riccardo Bocchelli, Giorgio. Ma durante la guerra morirono sia il marito che l'unico figlio Lionello. Nel dopoguerra riprese la collaborazione a riviste e quotidiani, fra i quali n Tempo, La Stampa. Il Messaggero e il Mattino, ma non pubblicò più volumi. Uscirono postume due raccolte di novelle: Erbe Amare a cura di Enrico Falqui e Novelle Molisane a cura della nipote Nicoletta. Rileggendo oggi i libri della Pietravalle meravigliano non tanto le critiche, quanto i consensi, fra i quali quelli di Emilio Cecchi e di Enrico Falqui. Ma sono critici i cui giudizi sono stati smentiti raramente. Due sono le caratteristiche principali della sua opera: il Molise come tema ispiratore e l'uso di un impasto di lingua e dialetto. Due elementi cioè che si prestano, come talora avvenne, a fraintendimenti e a letture riduttive. C'era chi la esaltava, come il critico Adriano Tilgher, che scriveva: «Il Molise è la provincia che ella ha annesso alla letteratura italiana come Grazia Deledda la Sardegna e Matilde Serao Napoli». Il Molise della Pietravalle è però arcaico, pastorale, mitico, e popolato di personaggi la cui vita è scandita da riti e costumi antichi. Donde l'accusa di regionalismo, il richiamo all'800 minore. «Fa del verismo folkloristico» commentava un altro suo recensore, Camillo Pellizzi. Né stupisce l'incomprensione per l'uso del dialetto accanto alla lingua e per l'invenzione di un linguaggio che dà all'italiano letterario cadenze popolari: «Sintassi da terremotata» sentenziava Antonio Baldini nel '31. Oggi è più facile cogliere nel 'realismo» della Pietravalle il guizzo ironico, la sottolineatura grottesca, il tono surreale. E vedere nella sua narrativa gli elementi tipici dell'autobiografia femminile: la narrazione come testimonianza di codici culturali, la scrittura come elemento di autoriflessione, la costruzione di personaggi femminili mitici e archetipici. £ restituirle it posto che le spetta nella storia letteraria del "900. Elisabetta Mondello omanzo inedito