C'erano una volta i contadini di Domenico Rea

Domenico Rea e un convegno a Verona Domenico Rea e un convegno a Verona C'erano una volta i contadini VERONA — Nonostante le defezioni di tanti scrittori che promettono d'intervenire e dopo inviano il solito telegramma di malattia perché ritengono che l'affare non renda né. letterariamente, né niondanamente, il convegno dibattito su •Contadini e letteratura», organizzato dalla Fiera Agricola di Verona, si è svolto magnificamente e ha dato i suoi frutti. Importantissima la presenza dei giovani — tanti — tutto orecchi e con blocchi per appunti alle mani. L'affare, del resto-, non era di poco conto. Il 99% della letteratura narrativa italiana, oltre quella saggistica, tratta di contadini. I grandi, da Manzoni a Verga, da D'Annunzio a Pirandello, si sono occupati soprattutto di contadini. E così Sitane, Bocchelli, eccetera per non dire di Bilenchi, Vittorini, Pavese, giù giù fino a Cassola e per non citare le grandi verifiche di uomini canne il Padula, Fortunato, Salvemini, Ernesto De Martino, Cocchiara fino a Carlo Levi, eccetera, ecreterona. Congresso, quindi, di grandissima importanza. Se ci togli i contadini nella letteratura italiano — narrativa e poesia — dal Medioevo in avanti, da Boccaccio, Poliziano, Bandello, Ariosto, Tasso — per non citare il colmo di tutto il sentimento della campagna, il divino Leopardi, resta poco o nulla. Bene, quindi, hanno fatto Bernari, Bartolini, Strati, Traisi, Pederiali, la Zorzi, Renato Minore a intervenire e a dare il loro contributo. Riassumo. Elio Bartolini pressappoco ha detto: «La società moderna ha distrutto 11 vecchio mondo contadino. La proliferazione attuale della poesia dialettale è un tentativo di recupero di quella parte di noi stessi soffocata dal mondo Industriale-cittadino, che cerca, di ritrovare le sue radici. Un'espressione di rimorso. La letteratura contemporanea non può pia parlare e Interessarsi alla civiltà contadina perché questa, come fattoi autonomo, non esiste più». Renato Minore ha detto una grossa e bella verità.- «Tutti gli scrittori che parlano di contadini oggi debbono per fona guardare al passato donde scaturisce un quadro nostalgico». Carlo Bernari, coi suoi modi sempre penetranti, ha ribattuto, dicendo.' «Non e un difetto guardare al passato: 11 clima del rimpianto ò un codice letterario tipico della narrativa. Diventa una maniera per far rivivere 1 miti, che si ricollegano a una cultura antica e pagana. Certo, non si può rimpiangere un'epoca In cui si viveva peggio, ma è compito della letteratura conservarne 1 valori positivi». Ovviamente, nel discorso è stato tirato in ballo Pasolini, che parlava di un desiderio di ritornare a una primitività a-storica. Pasolini diceva che il contadino era l'unica forza catartica capace di contrastare la violenza del mondo moderno. A differenza dell'ope¬ raio espropriato perché non possiede i suoi strumenti di lavoro, il contadino, anche se povero, rimane libero e padrone dei suoi strumenti. Secondo me, chi è andato veramente a fondo nel problema è stato Beguer — se ho capito bene il cognome — che ha definito perentoriamente la fine della civiltà, contadina come il più grande avvenimento storico dopo la nascita di Cristo. Come si fa a non essere d'accordo con il testo di questa lapide? La signora Zorzi, Saverio Strati e Pederiali hanno raccontato la storia delle loro emozioni vicino ai contadini. Pederiali ha affermato di non sentirsi un nostalgico, ma un rievocatore di miti, delle favole antiche, dei teatri di stalla di cui è rimasta solo una tradizione orale. Dal canto suo, Dusi ha dichiarato che il mondo contadino era legato a particolari condizioni ambientali. Concludendo, è stata decretata la morte del monda contadino. E io ho chiuso il mio intervento, dicendo: che la campagna come campagna è scomparsa. Al suo posto, dove la terra rendeva poco, sono sorte gigantesche file di semtgràttacteli. I contadini delle mie parti, stati sempre ricchi (parlavo dell'Agro sarnese e nocerino grande produttore di tutti i frutti, le erbe e le insalate che Dio ha creato e del famosi pomodori lampadina o di San Marzano, che costano più dell'oro, terra appetita da Annibale e dal romani, che incantò Benito Mussolini, che, di ritorno dalla Calabria, fece ferma", ii treno e il presidente Einaudi, che vi scriese sopra un articolo magistrale), si sono,meccanizzati, come oggi si dice, e sono diventati esportatori in proprio. Questi contadini vanno tn campagna come gli operai della Fiat vanno in fabbrica, guadagnando molto di più* La sera ritornano in città e si godono il Pippo Baudo, la Corrà e il Costanzo infra ascensori, televisori, frigoriferi, caloriferi — basta con i dolori reumatici e le perniciose artrosi — e grosse Volvo e Mercedes in attesa giù al palazzo. Viva i contadini/ L'hanno vinta. E mi dispiace per gli scrittori che, non potendo parlare più della solita solfa, debbono trattare moderno (che cosa è?) the nessuno di loro conosce, tante sono le discordanze e le afflizioni. E così, menomale, è stato chiuso un altro capitolo. Domenico Rea

Luoghi citati: Calabria, Cassola, San Marzano, Verona