I sogni di Sinjavskij vincono i demoni del gulag di Masolino D'amico

«Buona notte!», romanzo autobiografico dello scrittore dissidente, espulso dall'Urss «Buona notte!», romanzo autobiografico dello scrittore dissidente, espulso dall'Urss I sogni di Sinjavskij vincono i demoni del gulag L, ALTRA sera uscen, do dalla casa di alcuni miei amici, accorgendomi dell'ora tarda, mi è venuto di dire (ad alta voce): oh cavolo, domani mi devo alzare presto, ho da recensire Patrie lettere di Cesare Cases! Qualcuno, che mi ha sentito, ha commentato: lo stroncherai? E io di rimando: e perché? Ma perché' afferma sempre il contrario di quello che tu scrivi; è molto severo e critico con i tuoi del (Gadda e /2 Pasticciaccio) e tenero e pieno di riconoscimenti con le tue bestie nere (Morante e La Storia). In effetti in poche cose sono d'accordo con Cases; le nozioni con cui misura la qualità del testi sono di natura ideologica e, in quanto tali,, producono conclusioni perlomeno troppo rigide (per non dire meccaniche). Ragione e Storia, Istinto e Natura sono i suol misuratori preferiti e i testi sono buoni p cattivi a. seconda che a guidarli sia la prima coppia o la seconda Tutto qui? Certo che un. criticolettore ligio alla lèttera delle parole — dunque ottuso — avrebbe tutte le ragioni o comunque buone ragioni per riservare alle Patrie lettere una lettura cosi meschina. Ma io non sono un critico ottuso e dico chiaro che Patrie lettere è tra 1 pochi libri di critica letteraria degni di essere letti. Intanto di che si tratta? E' una scelta di saggi e di articoli, quasi tutti dedicati alla letteratura italiana contemporanea, già apparsi su giornali e riviste e ora raccolti in volume. In tutto centosettanta pagine brillanti e succose. Nonostante il disaccordo sul singoli giudizi (o sulla maggior parte di essi) e la diversità dell'idea di letteratura che mi distingue da LA letteratura russa, si sa, pullula di doppi: da GogoV, a Dostoevskij, ai simbolisti... E' una preziosa eredità culturale che l'epoca sovietica ha voluto raccogliere, trasferendola però dalla letteratura (dove nessuno poteva contestare il primato del Realismo) all'esistenza quotidiana. Non di tutti, forse, ma certo di quelli che avevano occhi per vedere, coscienza per sentire, e forza per continuare a vivere — a sopravvivere. In questo senso il caso di Andrej Sinjavskij, l'onesto studioso, l'incensurato professore di Mosca che con una diversa identità, quella di Abram Terz, pubblicava libri «in Occidente» (e che per questo venne condannato a sei anni di campo di lavoro) sembra solo il risultato estremo e più sinistro dello sdoppiamento che caratterizza (che caratterizzava? — speriamolo) la vita dell'homo sovieticus pensante. Questo uomo è costretto da anni di terrore e persecuzioni a separare l'io sociale dall'io intimo, a presentare un volto diverso nell'ambiente di lavoro e in quello domestico o delle amicizie, a pensare e parlare, in pubblico, non come pensa e parla in privato, e così via. Una scissione della personalità indotta e coatta, ma non per questo meno sinistra e agghiacciante di quelle minacciose e arcane fluttuazioni dell'essere che indagava Dostoevskij... Andrej Sinjavskij ha lasciato il suo Paese nel 1973, e appare significativo che solo dopo dieci anni abbia potuto e voluto scrivere il suo primo romanzo dì lungo respiro, un romanzo, per cosi dire, •autobiografico*. Questi dieci anni, cioè, sembrano avergli consentito di prendere il distacco necessario dalla realtà vissuta (l'arresto, l'inquisizione, i lavori forzati, e, prima, la famiglia, la dolce figura del padre, uno dei tanti rivoluzionari «puri» vittime delle, repressioni staliniane, la giovinezza e un'amara educazione sentimentale all'ombra del K.G.B., tra provocazioni e delazioni), per trasfigurarla e raccontarla come un sogno allucinato, una grottesca feerie, un macabro minuetto, una creativa e liberatoria esplosione onirica. Buona notte! era forse la vendetta più raffinata che Sinjavskij potesse prendersi contro il plumbeo e disumano sistema che lo aveva condannato come Terz, scrittore di racconti fantastici, e dunque -antisovicticu, ma il senso e il valore di questo bellissimo libro vanno ben oltre a quello della vendetta. Finalmente riuniti, Sinjavskij e Terz hanno potuto creare un'opera dove le ragioni della letteratura e della fantasia sgominano lirragionevolezza della vita, dove il libero gioco dell'invenzione trasporta nelle intatte contrade dell'arte una realtà ambigua, scissa, inquinata, perversa. Per tanto tempo questa realtà ha lugubremente .superato ogni immaginazione'; come nei racconti di GogoV (di cui Sinjavskij è acuto esegeta e confessato erede: si veda il suo gusto per una scrittura .barocca; sgargiante e iperbolica, per una lingua di corposa e vivida espressività) la demonìa qui non ha più l connotati metafisici di un oscuro intervento ultraterreno, ma si è incistata nelle più minute pieghe del quotidiano, trasformando la vita di tutti i giorni in un enorme e squallido nonsense. In uno sporco e viscido mistero laico che Sinjavskij-Tere attraversa vittorioso, sorretto da una fede profonda quanto serena, aliena da impennate mistiche e profetiche, ispirata dalla coscienza del diverso e più alto mistero che dà senso alla vicenda degli uomini. Serena Vitale Andrej Sinjavskij (Abram Terz): «Buona notte!.. Traduzione di Sergio Rapetti. Garzanti, 376 pagine, 25.000 lire. SULLE ali del meritato successo di Hotel du Lac, anche in Italia, come altrove, ni ripescano EU, altri romanzi di Anita, .©"rooEàeiVv tutti ' perjùtro"»"'più 6 menó'còevi: come or? mai molti sanno, l'autrice, storica dell'arte soprattutto francese al Courtauld Institute di Londra, scrive narrativa soltanto da pochi anni, e per di più non a tempo pieno. Guardatemi! è del 1983, e pur condividendo gli elogi con cui la critica inglese lo accolse a suo tempo, possiamo capire la sua minore presa sul gran pubblico rispetto al libro che ha lanciato la Brookner su scala internazionale. I due libri presentano situazioni in definitiva molto simili, costruiti come sono entrambi intorno alla vicenda di una donna sola indipendente e non sciocca, che dopo aver deciso, fra mille esitazioni, di soccombere al desiderio di fare coppia fissa con un uomo che la attira ma che non la convince fino in fondo, resta a mani vuote, riconsegnata alla situazione di partenza. Mentre Hotel du Lac era costruito quasi come un giallo — e del giallo presentava una delle situazioni più classiche, un albergo vecchiotto che racchiude un gruppo chiuso di villeggianti fuori stagione — Guardatemi! non ha quasi trama, risolvendosi in pratica nell'autoritratto della narratrice, una zitella che «Guardatemi!» di Anita Brookner Frances, la quale piano piano diventa sempre più dipendente da loro per le sue evasioni — cenette a tre, piccole gite, chiacchierate. Col tempo 11 terzetto/ diventa un quartetto, il quarto esponente essendo James, il quale è In attesa di separarsi definitivamente dalla moglie. James stringe grande amicizia con Frances, i due si vedono spesso e sono sempre in contatto, anche se non esiste un rapporto di intimità fisica. Albe, la moglie di Nick, desiderosa di gestire questo accoppiamento, fa pressioni su Frances perché «si decida». Frances non sa bene che cosa vuole, o meglio, sa di desiderare la chiarezza, ma non sa come ottenerla. Non c'è molto altro, e forse il materiale era più adatto a un racconto lungo che a un romanzo, per quanto di dimensioni non monumentali. Comunque la Brookner lo controlla sempre alla perfezione, e il ritratto della protagonista, con i suoi pudori-e con le sue cicatrici (anche lei, come l'eroina di Hotel du Lac, va col piedi di piombo per non rinnovare una esperienza passata che peraltro non ci rivela), e con la sua penetrante intelligenza, pur senza mai veramente appassionare, persuade. Masolino d'Amico Anita Brookner: «Guardatemi!». Trad. Amlm. Pandolfl. Serra e Riva, 226 pagine, 18.000 lire.

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