L'ultimo imperatore cinese un Pinocchio rieducato da Mao

Escono le memorie di Pu Yi e la biografia dell'americano Brackman, mentre si prepara il film di Bertolucci Escono le memorie di Pu Yi e la biografia dell'americano Brackman, mentre si prepara il film di Bertolucci L'ultimo imperatore cinese un Pinocchio rieducato da Mao si Intervista la nipote, diventata fotomodella. Benché rivissuta attraverso 11 filtro dell'autocritica, la sua ultima confessione conserva il fascino di un mondo esotico e remoto, specialmente nella prima parte che descrive l'Infanzia e l'adolescenza nella reggia imperiale. •/ miei ricordi sono avvolti da una nebbiolina gialla' : era 11 «giallo brillante» riservato alla casata Imperiale, che nessun altro poteva usare. Vestiti, stoviglie, tappezzerie, tendaggi, tutto giallo in quell'alveare alla rovescia che era la Città Proibita, dove unico maschio era lui, l'imperatore, accudito da uno stuolo di api operale: moglie, consorti di vario grado, Imperatrici vedove, fantesche, governanti, cuoche, bambinaie e seducenti cantatricl vestite di broccato. O eunuchi, a centinaia. Nelle mani degli eunuchi, «topi e volpi della Città Proibita», era gran parte del potere. Assolvevano tutte le funzioni, dalle più umili alle più alte: portatori del palanchino imperiale, guardie del corpo, custodi, mezzani, amministratori, attori, giardinieri, giorni precedenti la proclamazione della Repubblica, vengono massacrati. Altre centinaia scelgono la morte gettandosi dalle mura o nei pozzi o bruciando nella loro casa. Incendiata per privare i cinesi del bottino. Nemmeno una pallida eco dei massacri raggiunge l'ex imperatore Pu Yl, che, protetto dalla Repubblica, continua la sua solita vita nella Città Proibita. Ma è ormai una vita sequestrata e lo rimarrà fino alla fine, cambiando soltanto di padrone: un patetico Pinocchio orientale manovrato per scopi oscuri e trasformato — come annota Francesco Saba Sardi — in un «bravo bambino» obbediente dall'ultimo che lo ebbe tra le mani, l'« imperatore rosso» Mao Tsetung. Ora attorno alla sua tragica e grottesca figura, emblematica della condizione umana, si accende l'Interesse: Bompiani pubblica l'autobiografia che scrisse dopo la «rieducazione» comunista; Sperling & Kupfer ristampano il libro dell'americano Arnold C. Brackman, passato quasi inosservato nove anni fa; Bertolucci sta girando un film e negli Stati Uniti Renato Guthiso: «La Crocifissione», pari. «La tentazione di credere» : dodici interviste di Edgarda Ferri di suo padre... Un perdono spontaneo, che gli suggeriva la fede... Quel perdono immediato e appassionato mi ha colpito violentemente e ha segnato, secondo me, anche la fine del terrorismo». Dalla, invece, è stato colpito dal quel messaggio di Paolo VI che chiamava "uomini" 1 brigatisti che avevano rapito Moro. 'Era un discorso così privo di tattica, senza spettacolarità, senza malizia. Ho ascoltato quelle parole chiedendomi: "Come mai non cedono. Perché non lo ascoltano?". Come mai? mi chiedo anche adesso. Io, avrei ceduto. Dinanzi a una preghiera così umile, cosi desolata nella sua dignità, sembra impossibile non mollare». C'è chi si dichiara ateo, ma aggiunge: 'Nella mia irriverenza religiosa vado chiedendomi sempre pili spesso se sia più condannabile chi adora la Madonna di Lourdes o l'automobile ultimo modello. Tutto sommato, arrivo a pensare che, forse è meglio la Madonna di Lourdes che, se non altro, dà speranza». Uno dice: 'Credere è un atto di fede. Tuttavia vorrei avvalermi "anche" della ragione». Ma un altro afferma: «La fede non si conquista né con la scienza né con il sapere». Un altro dice la sua certezza: 'Non c'è nulla che valga più dell'uomo». Rubbla sostiene che è inevitabile porsi almeno la domanda: chi sono, da dove vengo, dove vado. Luciano Curino Edgarda Ferri, «La tentazione di credere», Rizzoli, 213 pagine, 18.500 lire. del proprio, e con i genitori. Far risalire alla sessualità e alle fantasie sessuali sul proprio corpo, ai «legami fantasticati con 11 genitore incestuoso», ogni forma di tossicodipendenza ed ogni tentativo di suicidio, e curare tali patologie secondo un slmile schema pansessualistico non sembra molto convincente. E non appare neppure molto logico continuare a rappresentarsi, ossessivamente U mondo, come la Vienna borghese e parruccona ai tempi della buon'anima di Francesco Giuseppe. Freud era un lettore attento e scrupoloso della realtà culturale del suo tempo e dei conflitti inconsci che essa poteva suscitare. Di fronte a opere di questo tipo vien sempre fatto di domandarsi se egli stesso oggi non ricercherebbe forse le cause delle patologie giovanili e non anche In un ambito diverso da quello della sessualità, in cui continuano a rovistare in modo esclusivo i suoi più amorosi -figli». TUde Giani Gallino Moses e M. Egle Laufer, Adolescenza e breakdown evolutivo, Boringhieri, 246 pagine 1 tre 32.000. barbieri, farmacisti, storici, turiferari degli del domestici, gran ciambellani. Alcuni conducevano una vita da nababbi, ricchi come i «signori della guerra», altri erano bastonati a morte per la più lieve infrazione. Tutti erano maestri di piaggeria con 1 superiori, crudeli con gli Inferiori, intriganti. Infidi ladri e corrotti. La loro crescente influenza coincide con il declino della dinastia, la loro opera come istitutori di Pu Yl è nefasta. 'Mi convinsero della mia unicità, di essere dotato di una natura celeste, diversa da quella di chiunque altro». Sublimavano 1 loro Impulsi sessuali frustrati ma non spenti con la crudeltà: 'Imparai da loro. Ero giunto al punto di sottoporre di continuo l miei domestici a fustigazioni e torture: Da loro Imparò anche la superstizione, vivendo incubi paurosi popolati di fantasmi e spiriti maligni. In un incredibile affresco di stralunata barbarie feudale, nel Sacro Recinto alle cui porte battono i «diavoli stranieri», la civiltà dell'Occidente e della rivoluzione industriale. Questo primo Pinocchio, modellato Pu Yi (al centro) durante una visita «rieducativa» in miniera dagli eunuchi, è forse 11 più spaventoso. Al paragone, impallidiscono 1 successivi: quello dei giapponesi che lo usano come imperatore fantoccio del Manciukuo e ne fanno, durante il primo conflitto mondiale, un complice; quello dei russi che, processandolo come criminale di guerra, lo obbligano a imparare a memoria 1 testi sacri del marxismo-leninismo. Se c'è una parentesi di autenticità in questa esistenza venduta, sono 1 primi sette anni con i giapponesi, ospite nella loro legazione di Tientsin: un Pinocchio nel paese di Bengodi, spensierato e fatuo, sempre alla ribalta delle cronache mondane con la bella moglie, elegantissimo in abiti occidentali, ammesso, unico cinese privilegiato, nel più esclusivo del club britannici. La più patetica delle trasformazioni, perché mascherata da un'ingan¬ nevole dolcezza, è invece l'ultima, quando verrà restituito al comunisti cinesi. Oli Insegneranno a bastare a se stesso, a rifarsi il letto, lavarsi gli abiti e giocare a carte. E dovrà scrivere questa autobiografia di «bravo ragazzo» pentito, mentre lavora a ricerche storiche come un grigio, rassegnato topo d'archivio. Fino alla sua morte, nel 1967, durante la rivoluzione culturale. Chi dice per un cancro al rene, chi per i maltrattamenti delle guardie rosse. Nessuno ha potuto stabilire la verità. Giorgio Martinat i Pu Yi, «Sono stato imperatore della Cina», Bompiani, 286 pagine, 20.000 lire. Arnold C. Brackman, «L'ultimo imperatore», Sperling & Kupfer, 368 pagine, 18.500 lire. stro eufemismo per indicare il loro annientamento; la stessa formula era stata usata l'anno prima da Himmler nelle direttive sullo sterminio degli ebrei). Un libro, dunque, a torto ignorato e che oggi, alla luce dei nuovi avvenimenti, appare straordinario documento. Il quale, però, contiene un errore: il titolo. Le tombe scoperte da Wilcsur — giornalista polacco sessantaduenne che indagò sui crimini nazisti commessi nel suo Paese durante la seconda guerra mondiale — sono di soldati italiani, sì, ma, non dell'Armir, che non c'entra per nulla: al moment to della tragedia di Leopoli (autunno '43) i pochi superstiti del nostro sfortunato corpo alpino erano da mesi rientrati in Italia e le tombe dei loro compagni si trovavano molto più a Est, ad Arnautovo, a Nikitowka, a Nikolajemka, nelle steppe del Don. Giuseppe Mayda Jacek Wilczur, «Le tombe dell'Armir», Oscar Mondadori, 309 pagine, 7000 lire. NEL gennaio scorso la Tass annunciò che a Le opali, nell'Ucraina occidentale, erano state scoperte casualmente le tracce di «una Cefalonia sconosciuta», cioè i resti di duemila militari italiani (compresi generali e colonnelli) trucidati dai tedeschi nel '43. Il nostro Stato Maggiore smenti: stragi in quei luoghi, a quella data, di quella entità non gli risultavano e neanche i nomi di alcuni generali, pubblicati dall'agenzia sovietica, comparivano negli annuari degli ufficiali del '41, '42 e '43. Ne nacque una polemica e il nostro governo inviò in Polonia una Commissione per indagare e stabilire chi erano quei soldati italiani, se davvero erano stati uccisi dai tedeschi, e perché. La verità è racchiusa (e ormai da tempo) nelle pagine di questo libro di Wilcsur che comparve in Polonia nel '62, venne pubblicato da Sugar nel '64, fu ripreso da Mondadori tre anni dopo nei Record e oggi, molto opportunamente, riproposto anco- II polacco Wilczur documentò come morirono duemila soldati italiani