Il prete letterato che ama le parole povere e il Sangiovese

H prete letterato H prete letterato che ama le parole povere i Si pe il Sangiovese scrittore aldilà degli articoli che da anni veniva scrivendo per V•Osservatore romano» e il « Carlino», dopo avere esordito in tempi lontani nel •Frontespizio» di Bargelllni. Ebbe un grande successo, addirittura straordinario se si pensa che non aveva alle spalle una holding dell'editoria ma soltanto il fido e appassionato Mario Lapucci del Girasole di Ravenna, uno di quei piccoli editori che amano i libri più della moneta e antepongono qualità a mercato. Fuschini dice che ha sposato la Chiesa e la letteratura e si divide tra due fedi, e aggiunge che i due matrimoni non sono facili da tenere insieme, ma io sono sicuro che lui ci riesce bene in virtù del conforto assiduo che gli viene da don Lisander e da don Cesare: il Manzoni, per essere chiari, e il manzoniano Cesare Angelini. Ci sono due libri che Frazchl conosce letteralmente a memoria: la Bibbia e »I promessi sposi». Con questi, dice, le difficoltà della vita e della letteratura possono essere risolte, ogni lacuna colmata, e può essere trovato ogni conforto. Poche e sane letture, dunque, per il nostro prete, figlio di un fiocinino di valle fattosi poi allevatore di cani di razza e prestissimo, ancora studente e seminarista, curvo a schiccherare carte alla lucernetta, quelle carte che gli amici fiorentini per primi ospitarono. Si sbaglierebbe però chi confinasse don Frazchl nel cerchio breve di una letteratura, oltre che cattolica, quintessenziata nel solco Manzoni-Angelini. Francesco Fuschini è colmo di cose e di esperienza, di vita di popolo minuto, di gente povera e comune, e dal duo citato ha soprattutto appreso l'arte della cura stilistica più tenace. Sulla pagina è infatti avaro come nessuno, toglie sino a rischiare l'oscurità, ed è convinto che cade in peccato mortale chi, potendo dire una cosa con due parole, per ' compiacimento ne usa tre. C'è anche il giornalista dentro il Fuschini: un innamorato del giornale, un avido divoratore di notizie, un affamato di attualità; per cui si spiega che Massimiliano Boni, editore bolognese, gli abbia pubblicato pagine polemiche dal titolo molto significativo: »Non vendo il Papa - Noticine cattoliche col becco» (78); e che presso la Libreria Vaticana sia uscito un altro bel mazzo di scritti giornalistici dal titolo •Porto franco» ("83); e infine Rusconi abbia stampato nell'81 •Parole poverette Prediche tra religione e politica». So che Rusconi ha chiesto a don Frazchl un'autobiografia, nella quale sarebbe bello vedere fuse le virtù del polemista e del narratore efficacissimo dell'-Ultimo anarchico»; ma ho paura che aspetterà un pezzo. Sarebbe facile insinuare che Frazchl è pigro e ha impegni con Pirro; in realtà il nostro prete ha un tale concetto della pagina scritta che teme le cose vaste e quelle brevi riduce in brevissime riscrivendole mille volte, mai contento della parola che gli è scappata di mano, timoroso della trascuranza, dell'approssimazione e dell'errore come del peccato. E c'è un'altra cosa da aggiungere: la modestia, l'umiltà, probabilmente avviluppate in una trasparente carta d'orgoglio. C'è un assoluto forse inattingibile dalla pochezza di chi è niente davanti a Dio e alla parola, sia pure la piccola parola che scaturisce da una parrocchia''di campagna o da un pensionato di preti. Questa è la ragione per cui nessuno dei libri citati, compreso l'ultimo, uscito in questi giorni sempre presso il Girasole di Lapucci, •Concertino romagnolo» (180 par pine, 16.000 lire), l'ha fatto lui. Ci hanno pensato gli albi, soprattutto Walter Della Monica, sema il quale oggi Francesco Fuschini sarebbe probabilmente soltanto una firma dei giornali. Può darsi che per i libri precedenti Frazchl abbia anche dato qualche consiglio; per que¬

Persone citate: Cesare Angelini, Francesco Fuschini, Fuschini, Lapucci, Manzoni, Mario Lapucci, Massimiliano Boni, Walter Della Monica

Luoghi citati: Ravenna