Lo scrittore Valladares svela l'altra faccia di Cuba: l'inferno delle carceri

Già simpatizzante di Castro, è stato detenuto per 22 anni Già simpatizzante di Castro, è stato detenuto per 22 anni Lo scrittore Valladares svela l'altra faccia di Cuba l'inferno delle carceri Incontro con don Fuschini, autore di «Concertino romagnolo» FAENZA — Don Francesco Fuschini, Frazchl per gli amici (come Giovanni, ricordate, che in romagnolo fa Zvanl...), adesso fa il prete in pensione, porta a spasso il cane Pirro, un pointer di razza lasciatogli in eredità dal padre, e dice Messa col prete che gli è collega nel pensionato in una cappellina al margine del bosco o in qualche parrocchia dei dintorni. Don Frazchl mastica male la solitudine e io ho paura che gli passino per la testa strane idee sull'opportunità che un ministro di Dio abbia una compagna. In ogni caso, una cosa è sicura: lui pensa che la Chiesa è poco generosa verso chi nell'esercizio della fede è invecchiato e le ha dato la vita. Quali che siano i suoi pensieri segreti, Frazchl ha passato i settanta e Pirro è intelligente come un cristiano. CU manca solo la parola ma io so che i due parlano tra loro e rievocano spesso i vecchi tempi della parrocchia di Porto Fuori, delle vecchia chiesa (quella adorna degli affreschi di scuola riminese del '300 sbriciolati dalla guerra e del superbo sarcofago di Pietro •peccatore'}, del babbo e della mamma scomparsi, della gente del luogo e dei vecchi anarchici, che formavano il nucleo più nutrito e rosso nella rossa e comunista Romagna, oggi estinti. Fu con .L'ultimo anarchico' ('80) che Francesco Fuschini si fece conoscere come na. Come fece quest'uomo a non impazzire? Valladares dice che fu per la sua fede in Dio, ma probabilmente fu anche per la presa di coscienza, che da un certo punto in poi diventa in lui sempre più evidente, di poter rendere un giorno ampia testimonianza dell'inferno carcerario cubano. Contro ogni speranza non è soltanto una storia di feroci e tragici avvenimenti carcerari. E' un racconto-fiume che segue l'andamento di vent'anni di storia di Cuba castrista con fatti riconoscibili ai quali si vedono le reazioni dall'interno delle galere. Il mondo ha letto di eventi come la ribellione dei contadini dell'Escambray, lo sbarco anticastrista nella Baia dei Porci, la crisi dei missili di Cuba, la crescente presenza sovietica (che si manifestò anche con visite di esperti carcerari), le deficienze nella produzione, le spedizioni militari in Angola e in Etiopia, i difficili rapporti della Chiesa con il regime e l'avventurosa odissea dell'espatrio di centinaia di migliaia di cubani. Ora si sa quali effetti, speranze e angosce quegli anni provocarono a Cuba, in un universo carcerario che vedeva il castrismo con occhi cosi diversi dal mondo esterno. Se fosse lecito, le memorie di Valladares in alcuni tratti assumono il ritmo incalzante di una storia tipo «Action». E' il caso del paio di capitoli in cui è raccontata l'organizzazione e il compimento di un tentativo di fuga dal penitenziario di Isla de Pinos, fuga in sé riuscita tranne che per l'appuntamento mancato con la barca che doveva prelevare i fuggiaschi su una spiaggia. Nell'Isola dei Pini c'era un carcere tristemente famoso dove il dittatore Batista aveva imprigionato anche Fidel Castro dopo il fallito attacco alla Caserma Moncada del 26 luglio 1953. Ora l'isola è chiamata della Gioventù. E' a un centinaio di chilometri a occidente del gioiello turistico cubano di Cayo Largo. I fuggitivi vennero ripresi e la punizione fu terribile. Valladares e gli altri furono tenuti in isolamento completamente nudi in piccole celle dall'alto delle quali i miliziani gettavano sui prigionieri palate di escrementi fino a ricoprirne il corpo. Vissero un anno in quelle condizioni e l'uscita fu una littoria per toro. In quello stato avevano avuto la forza di fare uno sciopero della fame che ebbe echi-anche all'estero e dette inizio all'attenzione internazionale su questo prigioniero che mandava fuori dal carcere bellissime poesie. Era la prima volta che si faceva uno sciopero della fame in una prigione cubana. Fa impressione pensare che negli stessi periodi in cui nelle prigioni della Cabana, dell'Isla de Pinos o nel •carcere murato» di Combinano del Este accadevano queste cose, non pochi cronisti andavano e venivano dall'Avana sempre nella speranza di arrivare a lui, di essere scelti da Fidel Castro per un'intervista. A qualcuno è riuscito. Alle domande sul prigionieri politici si sa che cosa risponde Fidel: .'Dal nostro punto di vista noi non abbiamo nessun problema di diritti umani: qui non ci sono desaparecidos, qui non ci sono torturati, qui non ci sono assassinati...m. Queste sono le ultime parole del libro di Valladares, tratte da un'intervista sull'organo ufficiale Oranma. L'infame segreto delle carceri cubane è stato uno di quelli meglio conservati e durati più a lungo negli ultimi decenni. Ora si sa, povera Cuba. Un disegno eseguito sulla carta di sigarette da Armando Valladares mentre era in carcere Batista, tanto è vero che nel suo impiego al ministero delle Poste aveva avuto una promozione. Ma due anni dopo nelle discussioni di ufficio candidamente si diceva contrario per i suoi principi religiosi all'ipotesi (si noti all'ipotesi) di una svolta comunista del regime (non ancora ufficialmente dichiarata). Sarà annunciata più tardi. Lo arrestarono che aveva 22 anni nel dicembre del 1960, è uscito nell'ottobre del 1982. Nella perquisizione non avevano trovato nulla contro di lui, né documenti né armi, al processo non ci furono testimoni di accusa e lo condannarono a 30 anni. Era sfuggito alla fucilazione contro il paredón nel fossato della famigerata fortezza-prigione della Calmila. A quei tempi la pena di morte veniva sentenziata con terribile abbondanza contro migliaia di sospetti nemici della rivoluzione. Racconta Valladares che tappavano la bocca al condannati perché al momento della scarica non gridassero «Viva Cristo Rey!» o «Muéra el comunismo!», come a volte avveniva. Dal giorno della condanna un paio di settimane dopo l'arresto, comincia una storia di totale follia che dura per quasi 400 pagine. Centinaia di personaggi, prigionieri e guardiani, eroici e miserabili senza riguardo al ruolo, ricordati uno per uno con una memoria incredibile, si susseguono nel racconto che diventa sempre più sconvolgente. Quanto male, quanto dolore. Pagina dopo pagina ci si sorprende sempre più di come sia possibile resistere a tante ferite fisiche e a tante umiliazioni della personalità uma¬ Franco Pierini st'ultimo sono certo che lo ha visto solo stampato. Gli articoli che lo formano sono stati via via ritagliati e conservati dal Della Monica. il libro è bello, come tutte le altre cose di Fuschini. Stringato, forte, spiritoso, tutto succhi e umori, tessuto su una lingua che sente il dialetto e ricorda talora ti miglior Serantini. Una lingua senz'acqua, si vorrebbe dire, alludendo a un'immagine da grappolo e da bicchiere. E infatti Frazchl, compagno di buona tavola, come il suo povero babbo, beve solo Sangiovese schietto. Il vino come la parola (e come la fede) non tollera aggiunte e inquinamenti: è solo quello che è e deve essere. Claudio Marabini

Luoghi citati: Angola, Cuba, Este, Etiopia, Faenza, Romagna