Gli esili versi di Corazzini vincono il silenzio

Un convegno sul poeta morto 80 anni fa Un convegno sul poeta morto 80 anni fa Gli esili versi di Corazzini vincono il silenzio diti, soltanto nell'edizione einaudiana del "68. L'interesse che la poesia di Corazzini suscita e per certi aspetti quasi esige non è tanto da ricercarsi nella sua appartenenza a un movimento — il Crepuscolarismo, di cui egli è con Gozzano, uno del punti di riferimento obbligati — quanto piuttosto nei modi autonomi di questa sua appartenenza. Si è parlato per i Crepuscolari di aperta o segreta, chiara o istintiva coscienza di un altro modo di fare poesia, di rinuncia alla dizione sublime non solo nel senso dello stile, ma anche come scelta di materiale poetabile; si è parlato quindi giustamente dell'intenzione (fi operare in modo diverso nei territori della poesia, offrendo a un altro pubblico, non identificato, o il mazzetto di •esili versi consolatori* (Gozzano) o gli sberleffi del pagliaccio (Marino Moretti) o le piroette del saltimbanco (Palazzeschi). Il loro non essere poeti, perciò era la risposta alla condanna al silenzio da parte di una società per cui «cosa di trastullo è l'Arte», in un tempo nel quale «gli uomini non domandano più nulla / dai poeti». Tutto vero, tutto detto. Ma anche su questo piano è necessario operare una distinzione proprio ancora per Corazzini. Gli altri si scelgono con intento polemico o irrisorio un altro mestiere, un'altra professione e immaginano se stessi quali sensali, fattori, farmacisti, o allevatori di serpenti o incendiari... Per Corazzini non c'è scampo in alcun sotterfugio ironico ROMA — Si è chiuso ieri, all'Istituto di Studi Romani, il primo Convegno internazionale sulla poesia di Sergio Corazzini, promosso dalle Università di Roma La Sapienza e di Nancy. Una scivolata di qualche mese (il convegno era previsto per il novembre scorso) ha fatto si che l'occasione, partita dal centenario della nascita del poeta romano (1886) coincidesse con l'ottantesimo della morte, avvenuta, sempre a Roma, nel 1907. Questi riferimenti a ricorrenze di nascite e morti induce a pensare a un'operazione di recupero archivistico o accademico. I risultati del convegno sono II, invece, a dimostrare una persistenza di voce e di lezione poetica che chiama in causa, per accostarsi o contrapporsi, le matrici dannunziane (Bàrberi Squarotti) e simbolistiche (Francois Livi), i rapporti con la poesia contemporanea (Luti, Donini), l'incidenza e la novità di uno stile e di un linguaggio (Savoca, Coletti). La stessa relazione d'apertura di Mario Petrucciani (•Corazzini e la critica») ha testimoniato la vitalità di una presenza operante nella tradizione della nostra poesia del Novecento. Tutto questo per una brevissima esperienza di vita (vent'anni, minati dalia tisi; e per un mannello — cinque piccole raccolte quasi clandestine — di esili versi? Corazzini ha lasciato cinque raccolte divenute ancor più smilze nell'edizione .definitiva- curata dagli amici nel "22, che venivano restituite nella loro integrità, con l'aggiunta di tutti gli ine¬ L'improvvisa scomparsa dello studioso o indignato o eccentrico; egli non può far altro, constatando la non cittadinanza della sua poesia, che portare le sue piccole, semplici, povere cose alle soglie del silenzio, alle soglie della morte e II farle parlare per l'ultima volta. Per vie tutte opposte egli giunge pur sempre a un suo •sublime*; per questo lascia l'impressione innovatrice, nel confronti del generico Crepuscolarismo, di voler uscire dal giro. Si è parlato anche per lui dei luoghi comuni ai crepuscolari (conventi, ospedali, case solitarie, chiese abbandonate, organi di Barberia, ecc. ecc.), ma forse non si è riflettuto a sufficienza sulla sempre maggiore labilità che tali luoghi e oggetti assumono, sulla loro sostanza sempre più emblematica e sempre meno decifrabile. Si è detto delle immagini tipiche raccolte attorno al motivi dei luoghi serrati e chiusi, e non si è posta sufficiente attenzione alllnsofferenza che ne scaturisce, al bisogno dichiarato di caduta degli orizzonti, di proiezione in un «Cielo più novo e più lontano / sovra 11 canto degli uomini e del mare». Entro questi orizzonti la poesia di Corazzini, nei pochi tratti che sopravvivono, pare condurre più a fondo l'impoverimento formale, ma contemporaneamente fa intendere una più decisa protesta, la convinzione della possibilità di ritrovare — in presenza di un destino biografico e poetico di morte e di silenzio — un diverso decoro di vita e di parola. Stefano Jacomuzzi

Luoghi citati: Gozzano, Nancy, Roma