Il «Ballo in maschera» alla Scala di Giorgio Gualerzi

Il «Ballo in maschera» alla Scala Il «Ballo in maschera» alla Scala subito dalla Parazzini alla fine della sua aria smuove 11 loggione, che si limita a sfogare 11 proprio malumore con qualche brusio di disapprovazione; Nucci conferma di essere in mediocre condizione e da l'Impressione di voler fare 11 Cappuccini senza averne i mezzi; Pavarotti salva definitivamente la serata ricevendo grandi applausi dopo un impetuoso «Ma se m'è forsa perderti', subito doppiato da una travolgente «stretta»; Oscar piace molto, Amelia un po' meno ma ormal siamo in discesa e caldi applausi accolgono il finale. Sono le 23,10 e anche questa è fatta, con «plaudltores» in ebollizione. . Insomma è il caso di dire: tutto è bene quel che finisce bene. Infatti questa edizione del Ballo in maschera (Oavazzeni, Sequi, Crisollni Malatesta)— la stessa rimasta al palo a Firenze per ragioni sindacali nell'autunno 1985 e poi giunta al Regio di Torino lo scorso anno (ma con una compagnia parzialmente diversa) — sembra perseguitata dalla sfortuna. Di qui la pratica dimostrazione di come sia difficile, anche per la Scala, allestire in modo adeguato un'opera come questa che esige cinque bravi cantanti, di cui almeno tre di rango elevato (e qui ce n'era uno solo). Di questo il pubblico, e non solo scaligero, farà bene a prendere atto imparando ad accontentarsi. Infatti solo chi si contenta gode. Giorgio Gualerzi i

Persone citate: Crisollni Malatesta, Nucci, Parazzini, Pavarotti, Scala, Sequi

Luoghi citati: Firenze, Torino