Quel disastro che si chiamò metanolo

Quel disastro che si chiamò metanolo Quel disastro che si chiamò metanolo Al «Bibe» di Genov GENOVA — La vendemmia italiana dell'anno scorso ha reso 68 milioni di ettolitri di vino, dei quali 20 esportati. Il consumo interno non ha esaurito la giacenza, che è di 20 milioni di ettolitri. .La produzione ha avuto segni di ripresa, dopo il terremoto del metanolo, ma rimane sempre in grave crisi di vendita», spiega Adriano Ravegnani, giornalista, esperto del settore e autore di studi e ricerche sull'enologia e sui guasti delle adulterazioni. .Che non riguardano solo il metanolo — precisa subito Ravegnani —. Il danno ebbe inizio quando alcuni disonesti ricorsero al glicole dietilenico, aggiunto nelle botti come conservante e come elemento di maggio¬ a gli operatori vinicoli p razione alcolica. Vi fu un morto in Germania. La catastrofe della produzione cominciò in quel momento». Cifre e analisi emergono al Bibe-Interfood 87, rassegna del bere e dell'alimentazione (sistemata in un'area espositiva di 70 mila metri quadrati) inaugurata sabato scorso alla Fiera internazionale di Genova e che si ci nuderà il 4 di marzo. Sono presenti 800 fra espositori è produttori in rappresentanza di 28 Paesi stranieri. E' il salone del «dopo metanolo», una verifica dei danni e delle possibilità di ripresa. .Non appena esplose lo scandalo — osserva Luca Cendali, architetto, enologo, figlio d'arte, prossimo ad imparentarsi con una delle grandi dinastie italiane arlano dei danni dello sc della grappa —, fu il panico. Bloccata l'esportazione negli Stati Uniti, che era l'80 per cento del prodotto, perduta un'immagine, che era stata conquistata in anni di lavoro. Esportavamo in Germania 2424 quintali di vino che scesero a poco più della metà». La perdita complessiva per lo «scandalo metanolo»? Una cifra enórme: cinquemila miliardi di lire. . Un produttore piemontese ricorda di essere stato in Baviera qualche mese dopo i morti da metanolo: «Cercai di spiegare che il fenomeno coinvolgeva solo alcune cantine gestite da mascalzoni, enei grandi marchi producevano come prima ma non fui ascoltato. Mi dissero brutalmente: "è bene che voi e il «Mio figlio ha l'Aids o la l'amore con molto donne» scàndalo per l'export: 5 mila miliardi di lire vino italiano non vi facciate più vedere dalle nostre parti"». Il «disastro» si è riversato su altre iniziative, come il vino nelle lattine e nei contenitori di cartone che ha avuto scarso successo anche perché rivolto a quella fascia del fast-food dominato dalla birra e dalle bevande gassate. Dice Luca Cendali: 'Lentamente ci stiamo riprendendo, ma. il colpo è duro da assorbire. I "vuoti" di quei mesi sono stati riempiti da altri Paesi, specialmente dalla California». Hanno meno sofferto i vini di qualità: anzi, in questo comparto, la tenuta è stata buona, perché i consumatori, allarmati dalla bottiglia a poco prezzo, si riversavano sui «Doc», certi di non trovare veleni nel bicchiere. La prova-è questa: tra t migliori vini del 1986, su scala mondiale, figura il Bricco dell'Uccellone di Rocchetta Tanaro. Oggi la diminuzione di export si è attestata sul 30 per cento. Ma vi sono aziende che, coinvolte a torto nello scandalo, hanno difficoltà a relnserirsi. Il vino ha sempre il primo posto nelle bevande degU italiani (ma venfanni fa la media prò capite era di 120 litri, ora è di 70). Le cause che si aggiungono alla paralisi da sofisticazione sono molte: diete, ristorazione veloce. Si calcola che un italiano su 4 consumi il. pasto di mezzogiorno nella sosta del lavoro: di qui la necessità di non appesantirsi. MILANO — «Mio figlio ha 26 anni, si buca ed a In cura all'ospedale Sacco perdio II tuo test sull'Aids è risultato positivo; disgraziatamente 6 anche un bel ragazzo e continua a fare l'amor* non molta donne». Questa drammatica testimonianza di un genitore ha scosso stamane I numerosi partecipanti ad un Incontro su «Aids: far luce», eh* al * tenuto al teatro «Nuovo» di Milano. All'Incontro di oggi arane presanti alcuni noti esperti del problema Alda, che hanno avuto reazioni contrastanti dopo II 'brava Intervento dal padre angosciato. Il prof. Francesco Milazzo, primario della prima' divisione malattia Infettiva al «Sacco», ha parlato di «tragica Incertezza dal medico fra la limitazione dell* libertà Individuali a l'attenzione per II benessere collettivo»; Il prof. Alberto Haitiani, patologo nello stesso ospedale milanese, ha Invece fatto un richiamo «all'elica dalla solidarietà In un mondo di. giovani defuturlxzati ed educati al cinismo». Lo psicanalista Casate Musatti ha Invaca avuto parola di comprensione nel confronti dallo aconosciuto giovane, chiedendosi anche «quali aono le responsabilità del genitori». «Mio figlio fa uso di stupefacenti da sai anni — ha replicato, dalla platea, Il padre — ma lo sono venuto a saperlo solo due moal fa. Non si possono colpevoli zzare I genitori Quando ho chiesto a mio tiglio perchè avesse proso quella atriàa mi ha risposto che lo aveva fatto per noia». SI. è chiuso cosi, In un dima di tensione, mentre molti spettatori andavano ad esprimerà solidarietà al padre (che ha voluto conservare l'anonimato), un dibattito che ara Invece stato caratterizzato dal motti massaggi rasserenanti, lanciati dal medici prosanti, sul fatto che dall'Alda d al può difenderò con semplici regole di Igiene. g. co.

Persone citate: Adriano Ravegnani, Alberto Haitiani, Francesco Milazzo, Luca Cendali, Musatti, Sacco

Luoghi citati: Baviera, California, Genova, Germania, Milano, Stati Uniti