Sono in carcere i due terroristi del primo attentato e Giorgieri

Sene in carcere i due terroristi del prime attentate e Giorgieri Riconosciuti perché acquistarono la motocicletta del delitto Sene in carcere i due terroristi del prime attentate e Giorgieri Paolo Cassetta e Fabrizio Melorio furono arrestati il 22 gennaio, un mese dopo il tentativo ROMA — La procura della Repubblica ha emesso due ordini di cattura per il tentato omicidio del generale Llcio Glorgleri 1115 dicembre scorso. Gli accusati sono Paolo Cassetta, 26 anni, e Fabrizio Melorio, 25 anni, entrambi appartenenti all'Unione comunisti combattenti, il gruppo terroristico che ha poi rivendicato l'uccisione dell'ufficiale. Paolo Cassetta e Fabrizio Melorio erano stati arrestati il 22 gennaio, oltre un mese dopo il tentativo di omicidio. Furono bloccati tra la folla di via Nomentana nel tardo pomeriggio assieme a Oeraldine Colotti, un'insegnante di 31 anni di Ventimiglla sospettata di aver avuto del legami con gli esponenti di Action Directe mentre progettavano una impresa terroristica. Nello scontro a fuoco la donna rimase ferita e un quarto complice riuscì a dileguarsi. La decisione del magistrato, presa dopo meticolose ricerche della Digos, segna una svolta clamorosa nell'indagine. I due sono stati riconosciuti Infatti come gli acquirenti, sotto false generalità, della moto da fuoristrada utilizzata nel fallito tentativo del 15 dicembre e poi nel mortale attentato contro il generale. Paolo Cassetta, finito in carcere nell'82 perché era stato sospettato di essere una «talpa» Br nel distretto militare di Roma dove prestava servizio di leva, era tornato in liberta per decorrenza dei termini prima del processo. Assegnato al soggiorno obbligato, si era dileguato rientrando In clandestinità,. Fabrizio Melorio era invece incensurato e davanti agli Inquirenti aveva negato di conoscere 1 due presunti complici. Al magistrato che lo interrogava aveva dichiarato di aver semplicemente Incrociato Paolo Cassetta sulla porta di una cabina telefonica sulla via Nomentana scambiando soltanto'dei convenevoli per stabilire chi doveva telefonare per primo. All'identificazione dei due si è arrivati probabilmente attraverso la descrizione di un automobilista che assistette al tentativo di omicidio mentre al volante di una Fiat «Panda» seguiva l'auto del generale. Fu questo testimone a dare l'allarme suonando più volte 11 clacson e a costringere quindi alla fuga i due terroristi. L'episodio del primo tentativo di uccisione del generale Giorgieri è stato rivelato ai magistrati dalla stessa moglie dell'ufficiale. Era stato il marito, il giorno stesso del tentativo, a raccontarle che cosa era accaduto. In via dei Grimaldi, cento metri prima del posto dove avvenne poi il mortale attentato, un automobilista aveva notato che due giovani su una moto -avevano puntato la pistola contro mio marito per qualche minuto — ha detto la vedova —. Lui non aveva visto nulla.. Erano due libanesi, ha sostenuto la signora Giorgieri, che furono presi, interrogati e internati in un carcere militare ma rilasciati più tardi in un misterioso scambio di prigionieri. Forse era solo una bugia del marito per tranquillizzarla; certo una versione dei fatti che oggi viene ampiamente ridimensionata. I due terroristi accusati adesso erano stati effettivamente arrestati dopo quel tentativo, ma per motivi del tutto diversi, a distanza di quasi quaranta giorni dal primo fallito attentato. Gli ordini di cattura contro 1 due terroristi del gruppo Unione comunisti combattenti seguono di un paio di giorni la testlmoniana resa dalla signora Giorgieri davanti al giudice Domenico Sica nella quale la vedova del generale ucciso aveva ipotizzato una eventuale responsabilità dei servizi nella carenza delle misure di sorveglianza adottate solo saltuariamente dopo il primo fallito attentato. Cade dunque la «pista libanese» e, per il momento, non trova conferma nemmeno la congettura avanzata dal ministro Spadolini su un disegno organico dell'euroterrorismo per colpire gli elementi chiave dell'apparato militare-industriale della Nato. m. p.

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