La guerra Usa-Tokyo sui chip fa tremare dollaro e Borse

La guerra (Isa-Tokyo sui chip fa tremare dollaro e Borse Washington minaccia dazi per i prodotti elettronici giapponesi La guerra (Isa-Tokyo sui chip fa tremare dollaro e Borse La valuta americana ai minimi storici sullo yen - In gioco interessi commerciali e strategici DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Lo spettro della guerra del silicio tra gli Stati Uniti e 11 Giappone, che aprirebbe la più grave crisi del commerci internazionali del periodo postbellico, ha Ieri sconvolto i mercati azionari e monetari di tutto 11 mondo. La Borsa di Tokyo e quella di New York hanno denunciato drammatiche flessioni (nella mezz'ora Iniziale Wall Street ha perso quasi 80 punti, ma più tardi è risalita) e i cambi hanno visto 11 dollaro scendere sotto le 1290 lire, gli 1,80 marchi e i 144 yen, quest'ultimo un minimo storico. Per. la prima volta nella presidenza Reagan, la finanza delle potenze industriali ha dato segni di panico, anche se più tardi essi sono parzialmente rientrati. E' stata la mancata realizzazione delle promesse dello scorso fine settimana, di avviare negoziati sulla revoca delle sanzioni americane contro 1 prodotti elettronici giapponesi, a scuotere le strutture finanziarie mondiali. Il Giappone aveva prospettato l'acquisto di supercomputers Usa e il rigoroso rispetto del divieto di vendere sottocosto i .chip» o piastrine di silicio, come pattuito il luglio dell'85, ma ha poi cambiato proposito. L'America si era detta disposta ad ascoltarlo («Non scopplerà nessuna guerra commerciale' aveva predetto fiduciosamente 11 ministro Baldrige) ma si è Irrigidita di fronte al rifiuto della controparte di ammettere le sue colpe. Su tale Impasse, ha notato l'ex consigliere economico della Casa Bianca, Alan Greenspan, -si sono innestate, non sema fondamento, due grosse paure: che i capitali giapponesi vengano ritirati a poco a poco dagli Stati Uniti, e che la Riserva Federale sia costretta a rialzare i tassi d'interesse-. Sia Tokyo sia Washington lo hanno smentito: 11 ministro dell'Industria e dei commerci nipponico, Masuda, ha sottoli- neato che 11 suo Paese è Intervenuto sui mercati in difesa del dollaro per la quinta giornata consecutiva, e ha garantito che gli Investimenti In America non diminuiranno «di fronte a temporanee difficoltà-. Ma le smentite sono state accolte con scetticismo dagli operatori. Greenspan stesso rileva che -lo spettro della guerra commerciale è un sintomo del male, non la sua causa-. I rapporti economici tra Giappone e Stati Uniti, afferma, «sono avvelenali dal rifiuto del primo di aprire i suoi mercati ai secondi-. -Il problema non è la scaramuccia dei superdazi su prodotti nipponici selezionati: è la revisione della politica delle esportazioni sottocosto di Tokyo e l'abbandono della sua mentalità della fortezza sotto assedio-. Il New York Times ha espresso lo stesso concetto in questi termini: «Si tratta di decidere il ruolo del Giappone nella economia americana e mondiale negli Anni Novanta-. Il pianeta del sol di Levante insomma è sotto esame. L'attenzione dei mass media americani alla guerra del silicio (i principali quotidiani vi hanno dedicato da una a due pagine ciascuno) dimostra che essi la percepiscono come una svolta dei due massimi sistemi capitalistici d'oggi. Nell'88, il Giappone ha accumulato un attivo commerciale di 51 miliardi e mezzo di dollari nei confronti degli Stati Uniti, di cui 20 miliardi e mezzo nel settore elettronico. Il controllo di questo settore è indispensabile alla superpotenza per la propria sicurezza nazionale: di qui la sua decisione di formare un consorzio che produca «chip». 11 Sematech, e l'altra di proibire fusioni come quella della Fujitsu di Tokyo con la Fairchild californiana. -A torto o ragione — conclude Greenspan — l'America avverte d'improvviso il pericolo di diventare economicamente una colonia nipponica. Sembra assurdo, ma l'invasione delle auto giapponesi è stata il primo campanello d'allarme: linvasioEnnio Caretto (Continua a pagina 2 in nona colonna)

Persone citate: Alan Greenspan, Caretto, Fairchild, Greenspan, Masuda