Le tombe dei dignitari di Ramesse tornano alla luce dopo tremila anni

Le tombe dei dignitari di Ramesse tornano alla luce dopo tremila anni Ritrovate a Sakkara con una campagna di scavi durata cinque stagioni Le tombe dei dignitari di Ramesse tornano alla luce dopo tremila anni Dodici camere sepolcrali erano sotto una collina di sabbia - Si potrà ricostruire la vita di tutti i giorni SAKKARA (Egitto) — Al termine di una campagna di scavi durata cinque stagioni, una missione di archeologi egiziani dell'Università del Cairo ha riportato alla luce dopo più di tremila anni le tombe dei dignitari della corte del faraone Ramesse (Ramsete) H 11 Grande, 11 sovrano della XIX dinastia che regnò tra 11 1298 ed il 1232 a. C. e bloccò a Kadesh l'avanzata dell'esercito ittita, ormai padrone di tutto 11 Medio Oriente. Dodici camere sepolcrali nascoste sotto una collina di sabbia che domina Menti, la città del Basso Egitto posta all'inizio del delta del Nilo e che allora era la capitale del Paese, sono quanto resta di alcuni dei personaggi più potenti dell'antico Egitto: il primo ministro di Ramsete, Nefer Renpet, il capo dell'esercito, il guardiano dell'harem, 11 tesoriere e lo scriba di corte, l'Intendente. Sono 12 ipogei importantissimi non solo dal punto di vista artistico (le loro linee architettoniche costituiscono un esempio unico per l'arte egizia), ma anche storico: basandosi su questi reperti, storici e archeologi pensano di ricostruire un importante tassello della vita quotidiana dell'Egitto all'epoca del faraoni finora Impossibile da studiare. (Agi) La notizia è meno e più stimolante ad un tempo, di quanto non appaia nel resoconto a noi pervenuto. Sakkara è la più vasta del¬ le zone archeologiche dell'Egitto: si estende sulla riva sinistra del Nilo, poco a sud del Cairo, per circa 8 km sul meridiano. Ed è anche la più estesa sul filo cronologico: comprende le tombe a «mastaba» dei re deUe prime due dinastie, circondate da decine di altre coeve di privati, ritrovate parecchie con intero l'arredo deposto nella cripta o almeno parte di esso; la Piramide a gradoni del re Zoser della III dinastia, il primo monumento in pietra mai edificato nel mondo; i resti d'un'altra piramide a gradoni, ma serbante intatto il corredo; una decina di piramidi reali della V e VI dinastia (quelle della IV, le «Grandi Piramidi» di Cheope, Chephren e Micerino sorgono più a Nord, a elGiza); circa duecento mas tabe di privati della IV, V e VI dinastia, le più belle della V e VI, ben note ai turisti per i rilievi che si estendono sulle pareti della cappella, splendidi e interessantissimi per le scene di vita quotidiana che ritraggono; il tempio e sepolcro dei buoi Apis costruiti da Ramesse II, ampliati dai Tolomei in tempio di Serapide; un gruppo di tombe di privati ramessidi, comprendente quelle della recente notizia; infine ancora tombe della dinastia persiana, dell'epoca tolemaica, e un monastero copto. La gran parte dei ritrovamenti è stata fatta nella zona a partire dal 1900. In particolare la presenza del gruppo ramesside era stata segnalata da Richard Lepsius nella relazione d'una ricognizione di tutto l'Egitto e Nubia condotta nel 184950; una tomba del gruppo fu tosto spogliata da collezionisti, e parecchie delle mirabili lastre marmoree che ne adornavano le pareti, lavorate a rilievo, finirono nel Museo Archeologico di Bologna e in altri musei d'Europa e d'America: apparteneva a Horemheb, generalissimo sotto Amcnofi IV - Akhenaton, assurto più tardi al trono egli stesso. Fortunatamente il deserto con le sue dune ricoperse pietosamente tale gruppo prima che fosse ulteriormente spogliato. Ritornò sul luogo negli Anni 70 l'archeologo inglese Geoffrey Martin, che con la fotografia aerea rintracciò la tomba di Haremheb e la esplorò; negli Anni 80 riportò pure in luce la tomba della regina Tja, una figlia di Ramesse II. I lavori vennero quindi proseguiti dagli egiziani, e uscirono coronati da altri successi Quanto all'ultimo, la scarna notizia non chiarisce se solo la vasta cappella funeraria sia stata esplorata, o se pure la cripta, e questa se tuttora conservava il suo arredo, che certamente sarebbe interessante per quanto rivela della vita quotidiana, specchio a sua volta della capacità economica e .della cultura della classe dirigente nel tempo; l'unica tomba privata riemersa finora col suo arredo, è quella dell'architetto Kha, attualmente nel Museo Egizio di Torino, per opera di Ernesto Schiaparelli nel 1903, situata nella zona archeologica di Tebe, capitale del Nuovo Regno, e principale testimone per tal epoca, comprendente la din. XVIII e le din. XIX e XX ramessidi. Non minore interesse tuttavia presenterà comunque la parte monumentale fuori terra, certo serbata, che reca secondo norma costante dell'architettura funeraria, la documentazione del ruolo e delle attività «ufficiali» del personaggio sepolto. Chiarirà quindi meglio un fatto: Menti era stata capitale durante l'Antico Regno; prevalse in seguito Tebe, finché Ramesse II imprese ad avvalorare nuovamente Menfi e l'intero Egitto settentrionale, in funzione di blocco politico contro le minacce degli liuti, arrestati nel 1295 a Kadesh, ma non disfatti, e di altre minacce che pur si profilavano, portate da altri indoeuropei, i Popoli del Mare, e dai Libici Blocco politico che il sovrano consolidò costruendo nel Delta orientale, sul sito dell'antica capitale degli Hyksos, Avaris, la città nuova di Per-Ramesse, e rafforzando il sistema militare già esistente, che affondava sin nell'interno della Palestina. Silvio Corto dell'Università di Torino

Persone citate: Ernesto Schiaparelli, Geoffrey Martin, Grandi Piramidi, Richard Lepsius, Serapide, Silvio Corto, Tolomei