Rock-star, un pessimo affare di Angelo Conti
Rock-star, un pessimo affare Gli impresari torinesi spiegano il mancato ingaggio di grandi complessi Rock-star, un pessimo affare Sotto accusa la carenza di strutture e l'esosità dei promoter nazionali: «Pretendono percentuali su tutto, anche sulle sponsorizzazioni» - Le bizze degli artisti, l'assenza del Comune: «Ci accorgiamo che esiste solo perché dobbiamo regalargli 100 biglietti» Concerti rock a Torino, continua il dibattito mentre all'orizzonte si annuncia un'altra stagione povera di note. Per ora sono sicuri soltanto gli Style Council (7 maggio) ed 1 Wall of Woodoo (28 maggio), con una piccola speranza per 1 Duran Duran a giugno. Si ripeterà, probabilmente, la passata stagione che, nonostante l'elevato numero di appuntamenti, circa 75, è stata di qualità mediocre, con i grandi nomi che hanno preferito altre citta, anche se piccole. Gli amministratori hanno spiegato che, soprattutto d Inverno, mancano gli spazi, e che sono allo studio soluzioni alternative: l'ampliamento del Palasport e la creazione di una nuova struttura alle Vallette. Ma che cosa ne pensano i promoter locali, gli impresari che rischiano (o non rischiano) il denaro degli ingaggi? Luciano Casadei, di Radiostuff, organizza concerti da dodici anni: 'La crisi di Torino — spiega — è cominciato nel 1983 ed è poi stata pesantemente acuita dell'effetto Statuto. La scoppola più grave è venuta dalla capienza del Palasport, che fino a tre anni fa ospitava diecimila persone a concerto, scese poi a 5500. In questa situazione, se non c'è il Comunale, la caccia al grande nome diventa inutile. Come lo ricompensiamo? Con un incasso risicato?-. Sulla possibilità di realizzare una nuova struttura musicale, il cosiddetto Tempio del Rock, proprio accanto al nuovo stadio alla Cascina Continassa, non mancano perplessità. Oli organizzatori locali chiedono di es- Style Council in concerto: la loro esibizione (7 maggio) è tra le poche certezze della stagione rino delle star: 'Assistiamo ad un costante ed ingiustificato aumento dei cachet degli artisti e delle spese di organizzazione, che sono state scaricate dagli organiezatori nazionali su quelli locali. 1 grandi impresari pretendono una percentuale sulla preve- sere interpellati prima di procedere alla stesura del progetto: .Per evitare errori che potrebbero facilmente essere eliminati'. Intanto affilano le armi contro i grandi promoter nazionali, forse i veri responsabili del mancato arrivo a To¬ dendita, una percentuale sulle agevolazioni strappate al Comune e, addirittura, una percentuale sulle sponsorizzazioni locali. Poi ci si mettono anche gli artisti con richieste sempre più assurde: c'è chi vuole una cassa di birra di una marca introva¬ bile, chi i dicani nel camerino, chi 200 asciugamani, chi una bombola d'ossigeno, chi un gel per capelli molto particolare. Ogni concerto una sorpresa'. Poi la «mafia» dei grandi distributori nazionali: «Ci costringono a ospitare due o tre mediocri complessi in attesa del grande nome. E noi prendiamo tranquillamente i bagni pensando all'incasso della star che poi, magari, all'ultimo momento inventa una malattia e dà forfait». Cosa ci attende nel 1987? Le uniche date certe sono quelle degli Style Council e del Wall of Woodoo. In Italia verranno in estate anche Madonna, gli U2, Michael Jackson, Billy Joel ed 1 Duran Duran. Ma Torino potrebbe restare proibita per quasi tutti. C'è una sola speranza per Simon Le Bon e compagni, che faranno otto spettacoli. Uno di questi potrebbe essere a Torino. •Si, la speranza c'è — spiega Casadei — ma ci sono ancora difficoltà economiche: Zard, l'organizzatore del loro tour italiano, chiede un mi- nimo di 800 milioni per un concerto allo stadio. Nel dettaglio sono il 50% dell'incasso con un minimo garantito di 600 milioni ed altri ZOO per le spese generali. Il prezzo del biglietto sarebbe di circa 25 mila lire, appena qualche migliaio di lire in più del solito. Il grande afflusso dovrebbe coprire le spese'. Cifre folli? «Certo. Ma se pensiamo che Stevie Wonder costa 180 milioni ed il vecchio Neil Young 120 non c'è da stupirsi'. L'aiuto da parte dell'amministrazione comunale è spesso misero: «Ci accorgiamo che esiste — confida amareggiato Giulio Muttoni, il promoter del Big — solo per il fatto che dobbiamo destinare all'assessorato al Tempo libero 100 biglietti omaggio. E' un regalo da 2 milioni, tanto più grave perché è successo, come in occasione dello spettacolo di Joe Cocker, che proprio quei biglietti siano stati poi rivenduti dai bagarini'. E pesa la coabitazione con manifestazioni sportive: «C'é una clausola secondo la quale lo sport è sempre privilegiato: cosi, per via del balletto di date di un match di pugilato, sono saltati i Simply Red, previsti dapprima il 31 maggio, poi il 7 giugno, infine annullati. Suoneranno a Padova, anziché a Torino, e noi abbiamo rischiato di rimetterci la caparra'. Che cosa può fare U Comune? 'Offrire maggior collaborazione, anche nell'organizzazione spicciola. Ci sono città più piccole, ad esempio Modena, che riescono ad attrarre grandi nomi proprio per via della loro disponibilità. Torino potrebbe imparare-. Angelo Conti
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