I gioielli del banchiere-editore di Paolo Lingua

I gioielli del banchiere-editore DA OGGI A GENOVA MOSTRA E CONVEGNO SU LIBRI E MILIARDI I gioielli del banchiere-editore DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GENOVA — Le Casse di Risparmio italiane e le cosiddette Banche del Monte pubblicano ogni anno volumi per un fatturato che, calcolato a occhio, ma non per difetto, sflora i 10 miliardi. Questo budget le colloca sicuramente tra il decimo e il quindicesimo posto tra gli editori italiani, almeno per dimensione del giro d'affari. Se poi si considera che ormal anche altri istituti di credito, sia pure saltuariamente e non come compito ormai istituzionale, pubblicano libri, la cifra del fatturato sale. La banca, insomma, in tempi grami (ma sono mai stati prosperi, a dar retta ai lamenti degli addetti ai lavori?) svolge autorevolmente un ruolo culturale da non sottovalutare. Di questo ruolo si parla a Genova, in questi giorni, in occasione della seconda edizione della •Rassegna nazionale dell'editoria delle Casse di Risparmio e delle Banche del Monte». La rassegna (la prima si svolse un anno fa a Bologna) è ospitata nell'avveniristico •Centro incontri» della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia. Oggi, dopo 1 saluti del presidente dell'Associa' zione delle Casse di Risparmio Italiane Camillo Ferrari e del presidente genovese Gianni Dagnino, parleranno storici dell'arte come Federico Zeri e la professoressa Ezia Gavazza, 11 direttore generale del settore artistico e letterario della presidenza del Consiglio, Stefano Rolando, ed esperti di problemi bancari come il prof. Antonio Pln di Siena e il commercialista Giorgio Oldoini, consigliere d'amministrazione dell'Istituto genovese. Una seconda tornata, con giornalisti d'arte e letteratura, docenti universitari e esperti delle banche, è già fissata, sempre a Genova, per il 9 e il 10 aprile. In quell'occasione si metteranno a fuoco 1 non sempre facili rapporti tra editoria e informazione culturale. Già, perché se la Banca o Cassa è il «Principe» di oggi, come si deve comportare l'autore? Sarà un elegante •corteglano» etichettabile dagli odierni Baldassar Castiglione, oppure potrà esercitare forme di pressione per essere pubblicato come uno spregiudicato Aretino? Il fenomeno delle banche (soprattutto di quelle pubbliche) sostenitrici dell'arte e della cultura è proteiforme e offre il destro a una serie di considerazioni anche contraddittorie, data la dimensione economica che è stata fotografata poco prima. In una elegante pubblicazione che raccoglie e cataloga ben 1514 volumi pubblicati sino al 1985, lo storico dell'arte Federico Zeri loda alcune precise iniziative: da Le carte dell'archivio capitolare di Asti (Cassa di Asti) al De divina proportione di Luca Pacioii (manoscritto, riprodotto in facsimile, a cura dell'Associazione nazio¬ canale di comunicazione. E' il mecenatismo, questo il ragionamento di Federico Zeri, più lodevole: qui è giusto che intervenga la .mano pubblica» per valorizzare quello che li libero mercato (già inagrissimo) dell'editoria non potrebbe in alcun modo sostenere. I volumi sono esposti a Genova al «Centro incontri»: sempre seguendo la logica del doveroso repechage e nale tra le Casse), dal Corpus dei disegni di Michelangelo (Cassa di Firenze) alle Miniature Lombarde o gli Arazzi dei mesi del Bramantino (entrambi Cariplo). Insomma, è importante, in una nazione variegata e dalla storia geniale e frammentaria come l'Italia, recuperare arte e «radici», curiosità e documenti, che altrimenti andrebbero sperei oppure non avrebbero un minimo della valorizzazione, con la pubblicazione di tesori sconosciuti e meravigliosi, si scorrono i titoli e si stupisce. CI si sofferma sui Giardini storici piacentini, su Gabriele d'Annunzio Studente a Prato, sulle Masserie fortificate del Materano, sulla Storia della Repubblica Ligure 1797-99. Si trovano firme illustri del giornalismo (Indro Montanelli in Professione verità edito dalla Cassa della Spezia e Giovanni Spadolini in Autunno del Risorgimento, Cassa di Firenze), accanto a personaggi come il ciclista Giovanni Gerbi Diavolo Rosso, edito dalla Cassa di Asti. Il Foscolo — •Italiani, io vi esorto alle istorie* — ne sarebbe più che soddisfatto. Resta, come s'è accennato, qualche chiaroscuro. Belle e patinate le edizioni, vistosi, quasi ingombranti i volumi, imponente l'Impegno per la diffusione e la promozione. Le Casse, si sa, non possono trattenere gli utili, per legge, e debbono spenderli in attività scientifiche, assistenziali, culturali. I libri s'affiancano dunque alle autoambulanze, alle strutture sanitarie d'avanguardia, agli scuolabus. E gli «stampatori locali, sino a pochi anni fa editori quasi esclusivi dei volumi delle Casse, stanno cedendo rapidamente 11 passo alle grandi case editrici nazionali, allettate dalle cospicue (e di guadagno certo) joint venture che si propongono. Paolo Lingua