Persone di Lietta Tornabuoni

Persone di Lietta Tornabuoni Cose piccole, magari scemenze, che colpiscono al primo giorno d'un viaggio in America? Colpisce lo speciale mobiletto ((Vietnam Books» in libreria, che allinea in evidenza pubblicitaria venti titoli di libri diversi, da quelli ben noti legati ai film Platoon o L'urlo del silenzio ad altri scritti da autori chiamati Santoli o Caputo, intitolati soltanto Sangue oppure / coraggiosi: e forse non è affatto il segno che la ferita di quella guerra rimane aperta sempre o per sempre, oppure che l'America faccia finalmente i suoi conti con il Vietnam, forse significa semplicemente che il Vietnam ha smesso di essere presente ed è diventato un tema di Revival o Nostalgia, l'argomento di collane librarie o di cinema per reduci dal passato, un soggetto drammatico ormai privo di impatto diretto, non troppo diverso dalla seconda guerra mondiale. Colpisce nel Metromover, una soprelevata senza guidatore composta da un unico vagone elettrico che attraversa il centro di Miami sfiorando grattacieli nuovi, la voce che avverte di fermate e stazioni: grave e metallica, atona e meccanica, passata al sintetizzatore, sembra annunciare dal nulla l'altro futuro senza lavoratori. Lungo un'autostrada larghissima sul mare molto bello, in vista delle isole private comprate dai grandi ricchi per essere assolutamente soli, colpisce che ti dicano «Ecco, questo venerdì non c'era»: e si tratta della vasta striscia di prato al centro dell'autostrada, delle palme dolcemente svettanti nel caldo umido, appena installate per arredamento urbano come fossero una moquette, già parte del paesaggio tropicale. Colpisce, in uno speciale Persone di Lietta Tornabuoni le multe, si capisce che le fanno spietatamente e cosi, con efficace buon senso, s'è risolto un problema. Nell'immenso ghetto (pare Africa) dove stanno in una miseria terribile e senza scampo i negri di Miami e soltanto loro, in case di legno cadenti tra la vegetazione oppure in roulottes senza ruote appoggiate su) terreno, colpiscono le immagini della sera: i ragazzi allegri che al crepuscolo scherzano e giocano tra loro davanti casa, aspettando che lo spacciatore passi a prenderli per il lavoro di droga della notte; i fedeli che entrano nella chiesa Yahweh, una setta il cui leader carismatico (come gli altri sacerdoti, e tutto vestito di finta seta bianca ornata di molte frange bianche, porta stivali e un turbante pure bianchi) sostiene che i neri sono l'ultima tribù di Israele, gli unici veri ebrei. Colpiscono le tre ragazze bianche che fanno le prostitute nella zona: ridacchiano tra loro, si toccano i capelli, passeggiano svagate, in calzoncini corti, aspettando clienti, belle e dannate. Colpisce, alla fine, il dubbio che l'America non sia più il paese di ogni novità: i film proiettati nei cinema usciranno a Roma giovedì, la nuova serie (terza) di Miami Vice si vedrà su Rai2 quaranta giorni dopo che alla televisione americana, i libri di successo popolare sono gli stessi appena pubblicati da Longanesi o Mondadori. Almeno nella velocità merceologica, il mondo occidentale è tutto uguale? Nell'ufficio di uno dei comandanti della polizia di Miami, accanto alla lampada da scrivania a forma di radiosa testa di coccodrillo, appeso alla parete c'e un cartello: «Nessuna novità non è una buona notizia».

Persone citate: Caputo, Lietta Tornabuoni, Longanesi, Mondadori, Santoli