Servirà un reparto speciale per i bambini sieropositivi

per i bambini sieropositivi» Il caso di Michelino e Roberto propone un problema per i bambini sieropositivi» Lo sostiene il prof. Madon: «Col tempo il loro numero purtroppo crescerà» Michelino e Roberto: il caso dei bimbi sieropositivi esploso in questi giorni ha sollevato il velo su altri problemi. La necessità di un reparto per i bambini che soffrono di questa infezione, ad esempio. Spiega il prof. Enrico Madon, direttore della clinica di immunologia al Regina Margherita: «Con il tempo, purtroppo, il numero di questi malati crescerà. Non è opportuno tenerli in una starna del reparto d'isolamento per le malattie infettive». Il numero dei sieropositivi crescerà, come crescerà il numero di questi piccoli abbandonati: spesso sono figli di tossicodipendenti, che non possono prendersi cura di loro. Il dott. Tovo, immunologo: «Chiariamo, non sono "dimenticati"perché malati. La madre, magari, non sa neppure che il piccolo è sieropositivo, non viene ad informarsi. Lo lascia in ospedale o non lo riconosce». Il problema che si pone è dove sistemarli. Negli istituti non è possibile (Michelino e Roberto sono la dimostrazione concreta di questo problema) perché le carenze immunitarie rendono i bimbi più vulnerabili alle malattie che si possono diffondere in luoghi molto frequentati. Le famiglie che vogliono dare ospitalità a piccoli sieropositivi sono poche: Michelino e Roberto rappresentano un'eccezione dovuta al fatto che la notizia è esplosa sui giornali. Ma in futuro? Non possono essere condan¬ nati a vivere da reclusi negli ospedali. Ricordiamo, poi, che non tutti i bambini sieropositivi hanno il virus dell'Aids. Il 35-40% ha soltanto ereditato gli anticorpi, che spariscono nel giro di un anno. Intorno ai due piccoli del Regina Margherita si è, intanto, creata molta comprensione. Da oggi i nuclei famigliari pronti a prenderli in affidamento sono 12. Uno già da giorni ha presentato istanza al Tribunale dei minori. E allo stesso Tribunale don Luigi Ciotti, del Gruppo Abele, porterà questa mattina un elenco di undici altri nomi. Chi sono? Persone qualsiasi. Da Ancona, padre (operaio in un cantiere navale), madre e quattro figli, dai 5 al 13 anni, dopo «un'assemblea famigliare», si sono fatti avanti perché vogliono «che questi bambini conoscano qualcos'altro che camici bianchi, garze e odore di ospedale». Da Trento ha dato la propria disponibilità un barista, con moglie e due figli, di cui uno adottivo. Ci sono, poi, due impiegati, senza figli, che ne accoglierebbero uno, con l'aiuto di altre coppie amiche, una sorta di famiglia in cooperativa. Ieri, proprio sul problema dell'infanzia abbandonata e sui piccoli sieropositivi, s'è svolto un incontro tra l'assessore all'assistenza del Comune, prof. Bracco. Don Ciotti e rappresentanti dell'Associazione famiglie adottive. g. man.

Persone citate: Don Ciotti, Enrico Madon, Madon, Tovo

Luoghi citati: Ancona, Trento