L'assemblea degli applausi di Paolo Mieli

L'assemblea degli applausi VERSO IL CONGRESSO PSI: sotto accusa l'organismo che sostituisce il comitato centrale L'assemblea degli applausi Mancini: «Non si è riunita nemmeno per deliberare le assise di Rimini» - «Chiedo una drastica riduzione dei suoi 500 membri» - Colletti: «Lì non c'è da ragionare» - Sechi: «C'è solo gente osannante» ROMA — Il congresso socialista che si aprirà 11 31 marzo a Rimini -non è valido.. La denuncia è stata fatta in via riservata ma ufficiale (una raccomandata con ricevuta di ritorno al presidente della commissione di garanzia del psl Giuliano Vassalli) dall'ex segretario Giacomo Mancini. Motivo di questa richiesta d'invalidazione? -A norma di statuto il congresso doveva essere convocato dall'assemblea nazionale — spiega Mancini — e invece quell'assemblea non è stata neppure riunita. Non è questione soltanto di forma: in quella sede io avrei voluto presentare due mozioni su cui avrei potuto raccogliere consensi in tutfItalia. La prima, per proporre che il segretario del partito non possa più essere anche presidente del Consiglio; la seconda, per chiedere una drastica riduzione dei membri dell'assemblea che oggi ammontano a quasi cinquecento (473 per l'esattezza, ndr). E invece non mi è stato possibile-. Speranze di aver successo nell'iniziativa di mandare a monte le assise nazionali del psi Mancini e il primo a non averne. Ma per ciò che riguarda la proposta di ridimensionamento dell'assemblea, istituita nel 1984 al Congresso dì Verona al posto del comitato centrale, conta Invece di riuscire a far breccia nel cuore del delegati. -Mastodontica com'è ora — accusa l'ex segretario — è un'offesa alle persone invitate a farne parte. Era stata ideata per aprire al paese reale, ma s'è rivelata come uno strumento di chiusura alle istanze che vengono da fuori. Ormai ne abbiamo la prova: un organismo del genere, se composto da più di 150 persone, è destinato a non funzionare-. Parole che sono condivise da tutti i dirìgenti del psl. anche se quelli più vicini a Craxi fanno fatica ad ammetterlo pubblicamente. Bettino Craxi, infatti, non vuol sentir parlare di un ritorno a qualcosa che assomigli ai vecchi comitati centrali e s'è detto disponibile a dare tutt'al più una lieve sfoltita a questa corte dei cinquecento. Tre anni fa la volle proprio con le caratteristiche che ora sono oggetto di contestazione: ben rappresentativa del nuovo volto socialista — managers, quadri di partito, stilisti, attori, sportivi, registi e pochi di quei •professori, che tante grane avevano creato negli anni precedenti — e folta al punto da poter essere assai difficilmente sede di congiure o, comunque, qualcosa di diverso da una claque per i suol discorsi. Il primo ad accorgersene fu l'Industriale Oiannl Varasi che diede le dimissioni appena dodici ore dopo esser stato chiamato a far parte di quell'organismo: -Non sarebbe ammissibile che nell'esercizio delle proprie funzioni il rappresentante di una categoria imprenditoriale potesse offrire pretesti di dubbio circa la sua indipendenza dai partiti-, fu la giustificazione che diede al suo gesto. Il regista Franco Rosi, Invece, entrando nell'assemblea la saluto come -una seria occasione per un contributo di esperienze e un dibattito di idee; un modo per restituire ai partiti la loro primaria funzione di collegamento tra le istituzioni e il cittadino, invece di quelle di centri di potere-. Anche la sua collega Lina Wertmuller aderì spiegando che quello sarebbe stato un formidabile gancio -con la realtà del paese-. Al giornali che ironizzavano sulla composizione del nuovo organismo, 1 socialisti risposero stizziti che avrebbero presto dimostralo quanto impropri fossero quei dileggi Ma non fu cosi. Dal maggio del 1984 ad oggi l'assemblea s'è riunita solo quattro volte. In più occasioni negli ultimi mesi la convocazione è stata disdetta all'ultimo minuto senza spiegazioni, discussioni e collegamenti con la società civile non ce ne sono stati. -E' sfata concepita piuttosto come una platea, un luogo convocato per essere il coro del gesto e della parola del leader, che non come un corpo decisorio-, riconobbe presto Oianni Baget Bozzo, forse il più importante «acquisto» del congresso di Verona, -/indiamo lì a sentire discorsi barbosi finché arriva il Ras, anzi il Negus-, scherzò Gianni Brera. E giunse qualche nuova lettera di dimissioni. Una delle prime fu quella dello storico Gaetano Arfè: -Le riunioni erano bre¬ vissime — ricorda —, la discussione nulla. Tutti quel personaggi, in sé rispettabili, rivelarono di non aver alcun contributo da dare. L'unico risultato fu perciò che non si discusse più di niente. La conseguenza che ne ho tratto, e non sono il solo, è stata quella di uscirne, non rinnovare neanche la tessera del partito e adesso non andrò neppure al congresso di Rimini-, Il direttore di Mondoperaio, Luciano Pellicani, da sempre gran consigliere di Craxl, ammette che in buona parte queste crìtiche colgono nel segno. •/ partiti — afferma — devono avere organi di decisione e organi di controllo. Quelli di decisione devono essere agili e snelli; quelli di controllo possono essere più ampi, ma non cosi com'è oggi l'assemblea; diciamo intorno alle cento persone. Talché possano essere convocate almeno quattro volte l'anno e alla vigilia di ogni importante decisione politica-. Anche Agostino Marlanetti, che ha guidato la commissione precongressuale incaricata di verificare l'efficacia dell'apparato politico che il psl s'è dato al congresso di Verona, concorda che bisogna -ridimensionare- l'as¬ semblea a 350 membri e suggerisce che sia articolata in commissioni alle strette dipendenze del dipartimenti di lavoro del partito. Ma mostra di credere ancora in questo genere di simposio, al punto che ha fatto acquistare un cinema romano in disuso, il Belslto, per dargli una sede stabile. Oiusl La Oanga aggiunge che in quel cinema dovrebbe tenersi la seduta plenaria, seduta che dovrebbe essere «un quasi congresso convocato a settembre di ogni anno-. Ma saranno sufficienti queste correzioni a rianimare l'assemblea e con essa un minimo di dibattito interno? Felice Borgogllo, coordinatore della sinistra socialista, è convinto di no. -Alleggerendola solo di un centinaio di persone — afferma — l'assemblea resteri quel che è: un organismo ornamentale. L'unica soluzione seria sarebbe quella di ampliare a cento il numero dei membri della direzione (che gii oggi son più di SO) e fare di questa la sede del dibattito e della decisione politica-. Ma Craxl vuole veramente restituire al partito -una sede di dibattito e di decisione politica-I Sono in pochi a crederlo. Il filosofo Lucio Colletti, che già nel 19S4 declinò l'Invito di entrare a far parte dell'assemblea socialista, annuncia che non vede novità tali da indurlo a tornare su quella scelta: «Se li ci fosse da ragionare potrei anche entrare, ma non vado dove Ci stlo da applaudire-. E l'ex transfuga dal pel Salvatore Sechi, che tre anni fa vi entrò con un certo entusiasmo, adesso annuncia l'intenzione di non rimettervi piede: «Li ci può stare solo gente osannante che ha bisogno di indossare una Uvrea. Non ho certo rimpianti per il modo in cui avveniva il dibattito nel partito comunista ma una cosa è certa: nell'assemblea socialista di discussione non se n'è fatta per niente. Le riunioni venivano convocate e disdette senza che potessimo capire perché. Non eravamo affatto incoraggiati a intervenire tanfi che non ci venivano neppure rimborsate le epese di viaggio. La federazione locale del psi, poi, guardava a noi esterni con sospetto a meno che non ci mettessimo a disposizione di una banda scatenata contro l'altra. Capisco che un partito possa vivere una stagione monarchica, ma le fast, chiamiamole, di forte centralizzazione devono avere un termine e mi sembra che per il psl sia giunta l'ora-. Lei se ne va allora senza rimpianti? -L'unico ricordo positivo che mi resta — risponde Sechi — i d'aver una volta fatto amicizia con Mario Soldati che era seduto vicino a me. L'unico rimpianto di non aver conosciuto Sandra Milo e ancor più Ottavia Piccolo, mie compagne in quest'avventura, che mi sono molto simpaticlie-. Paolo Mieli

Luoghi citati: Rimini, Roma, Verona